Dr. Daniel Di Segni - Dottore in fisioterapia
Terapia Manuale - Rieducazione posturale
Quante volte si è sentito dire che “correre fa ammalare le ginocchia” oppure “più lunga è la corsa, più veloce sarà l'artrosi”? Purtroppo di dicerie sulla salute delle ginocchia se ne sentono tante, forse troppe. Eppure c'è il fatto che quasi ogni attività fisica, a parte forse la canoa, sollecita parecchio il ginocchio, con un intrinseco rischio di danneggiarsi.
Ma perché il ginocchio nello sportivo, specialmente nel runner, si usura e può creare problemi?
Una risposta univoca non c'è, in quanto ogni individuo è un soggetto a sé che si muove in maniera assoluta e diversa dalle altre persone; la forza di gravità è democratica, affligge tutti in egual misura, ma in realtà poi ogni persona la contrasta e ci si adatta in maniera differente, determinando quindi accomodamenti e posizioni diverse per lo stesso sport o movimento.
Questo lo riscontro nella pratica professionale, dove spesso mi trovo a trattare atleti, professionisti o amatori, che hanno problemi alle ginocchia e lamentano un dolore che inizialmente si manifesta in maniera sorda (ha cioè un livello che gli permette comunque di correre, seppur con dolore e fastidio) e poi magari cresce fino ad arrivare ad una grave sintomatologia che li blocca dall'attività fisica, portandoli a volte anche in depressione.
Diciamo che è possibile suddividere in ambito riabilitativo tre grandi cause che possono portare un dolore al ginocchio nel trail runner:
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Muscolare
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Articolare
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Posturale
Logicamente queste macro-aree sono parzialmente sovrapposte tra loro e quando si attua un trattamento si devono prendere in esame tutti gli ambiti e valutare di caso in caso.
Ma veniamo quindi a come si affrontano o gestiscono queste problematiche.
Se si valuta che il problema nasca da un disturbo di carattere muscolare la prima cosa che si deve capire è: per quale motivo quel muscolo è andato in disfunzione?
Generalmente a questa domanda si risponde con l'osservazione della modalità di corsa che l'atleta adotta e per quale motivo quel determinato gruppo muscolare è andato in sofferenza. Statisticamente trovo molto spesso implicato, nei disturbi pienamente muscolari, o il muscolo quadricipite (soprattutto per quanto riguarda il vasto mediale) oppure il tricipite surale (cioè il gruppo dei tre muscoli del polpaccio). Questo avviene in quanto questi due distretti sono, nei vari momenti dell'appoggio e dello slancio durante la corsa, antagonisti e, nel caso in cui ci sia la prevalenza di uno sull'altro, si modifica lo stile di corsa generando disfunzioni e un errato assetto durante il carico corporeo.
A meno che non ci siano delle lesioni chiare evidenziate con l'ecografia, il tipo di approccio migliore per questo genere di alterazione è sicuramente quello della terapia manuale in fisioterapia, che permette un rilascio della muscolatura (musclerelease), andando quindi a ri-armonizzare il binomio agonista-antagonista e facendo percepire sin dalla prima seduta un grande beneficio e la netta diminuzione del dolore.
Una tecnica molto incisiva e che produce un grande effetto è quella della fibrolisi meccanica con la quale, attraverso l'utilizzo di alcuni specifici ganci, è possibile trattare le varie logge fasciali del muscolo e favorire il detensionamento delle fibre muscolari e della fascia che le avvolge.
Per quanto riguarda le motivazioni di carattere articolare l'osservazione e alcuni test specifici approvati scientificamente aiutano molto spesso a riscontrare un alterazione di contatto tra le superfici articolari.
È bene ricordare come non sono solamente i muscoli o le strutture intorno all'osso ad avere fibre sensoriali; in realtà svolgono un importantissimo ruolo di feedback sensoriale anche le strutture legamentose e capsulari. Infatti all'interno dell'organizzazione cellulare dei legamenti e dei vari tessuti molli sono presenti molti recettori che, nel momento in cui sono sottoposti a tensione o posizione non fisiologica, inviano un segnale specifico al cervello, con conseguente attivazione del sistema muscolare e la comparsa di compensi. Sono proprio i compensi molto spesso i responsabili di alcuni atteggiamenti viziati delle articolazioni che, se protratti nel tempo, possono andare a danneggiare e a rovinare le strutture all'interno dell'articolazione.
Per quanto riguarda il ginocchio è spesso presente un errato posizionamento della tibia rispetto ai condili femorali: infatti se durante il movimento di flesso estensione il movimento di scivolamento dei condili femorali rispetto alla tibia è alterato, questo genererà durante il carico un accomodamento errato del sistema (che cercherà comunque di mantenere la funzione del cammino e della corsa) favorendo alcuni compensi che potrebbero però presentare i conti fra parecchio tempo.
Per questo motivo esistono alcune tecniche riabilitative che vengono eseguite con il carico corporeo eseguendo un riposizionamento articolare il quale garantisce un completo recupero dell'assetto corretto, eliminando il dolore ed evitando la comparsa di una infiammazione al ginocchio.
In ultima analisi può risultare rilevante la valutazione posturale: infatti solamente attraverso un'osservazione sui vari piani e attraverso la deambulazione è riscontrabile un eventuale alterazione posturale.
Non esiste in un'ottica riabilitativa un solo distretto che posturalmente è univocamente collegato al ginocchio, in quanto è necessario eseguire una visione d'insieme ed eseguire sia test funzionali che posturali per valutare come il sistema si è organizzato e come ha ideato il compenso che si manifesta con un dolore al ginocchio. La valutazione dell'appoggio plantare e del rachide [le strutture articolari della schiena, NdR] forniscono una serie importanti di dati che possono e che devono essere rielaborati al fine di organizzare meglio un percorso riabilitativo e più accurato possibile per riprendere l'attività fisica e rimuovere i passi verso questo meraviglioso sport.
Che lo Spirito Trail vi accompagni sempre!