Intervista a Paolo Germanetto, coordinatore FIDAL Mountain & Trail
Nel 2015 la IAAF annuncia che il trail running è a tutti gli effetti una disciplina dell’atletica leggera. La IAAF fortunatamente dialoga e condivide le linee guida di ITRA, nata da personaggi di spicco del mondo del trail internazionale.
A livello nazionale, nel 2016 la Fidal si adegua e stila un regolamento trail che fa capo alle direttive di IAAF e ITRA, promuovendo inoltre una Runcard dedicata alle corse Outdoor.
Sigle, tessere, convenzioni: una situazione in continuo fermento e di difficile comprensione per organizzatori e atleti.
Ma cosa cambia con l’ingresso della Fidal nel trail? Cerchiamo di capirlo insieme a Paolo Germanetto, ex nazionale di corsa in montagna e attuale coordinatore del settore Mountain & Trail della Fidal.
Il trail può oggettivamente essere considerato ”atletica leggera”?
Sotto il profilo dell’inquadramento sportivo, è oggettivo che dall’agosto scorso il trail sia diventato a tutti gli effetti una disciplina dell’atletica leggera: in ambito IAAF, a favore di questa decisione hanno votato oltre 170 nazioni. Al di là di ogni sensibilità soggettiva in merito, è un dato di fatto, così come lo sci alpinismo è una specialità degli sport invernali o le varie declinazioni del “downhill” nella mountain bike siano una specialità del ciclismo. La IAAF, e con lei la Fidal, ha aggiunto il “trail” alla sua stessa definizione costituiva, così come era successo una quindicina di anni fa per il mountain running.
Ciò detto, rimango convinto che, per la sua essenza e per la sua storia, il trail non possa essere gestito con gli stessi strumenti che l’atletica leggera applica alle sue discipline più tradizionali.
Cosa cambierà per organizzatori e atleti con l’avvento della Fidal? Quali saranno gli eventuali costi aggiuntivi da sostenere e quali i vantaggi?
Da un certo punto di vista, spero il meno possibile. E, in tal senso, ci si è mossi nel recepire i nuovi regolamenti della IAAF e nello strutturare una proposta di gestione organizzativa che è sicuramente semplificata rispetto agli abituali standard federali. Mi riferisco alle procedure di richiesta per l’organizzazione di una manifestazione -attraverso la creazione di una sorta di sportello unico di riferimento (mountain.trail@fidal.it) - o alla possibilità per la società organizzatrice di gestire la gara in modo ausiliario. Oppure agli stessi costi, che sono in linea o in determinati casi anche più bassi di quelli proposti dai vari EPS.
Se l’approccio non è preconcetto a prescindere, il presupposto di partenza rimane però l’evidenza che, per motivi fiscali e assicurativi, riconducibili anche alla necessità di iscrizione al registro CONI per godere di fiscalità agevolata, praticamente tutti i trail italiani già oggi risultino comunque affiliati almeno a un Ente di Promozione Sportiva.
I vantaggi che può portare Fidal? Intanto un contributo in termini di chiarezza rispetto all’identificazione della Federazione di riferimento: non è certo un tema caro alla maggior parte di chi corre i trail, ma era un’esigenza manifestata anche da importanti Comitati Organizzatori nel momento di rapportarsi, ad esempio, con le varie istituzioni locali.
In termini tecnici, oltre agli aspetti legati alle squadre nazionali, la creazione e lo sviluppo di Campionati Federali ufficiali dedicati al trail, inseriti a loro volta in un circuito di gare che, in questa fase, ricomprende anche la corsa in montagna e che partendo da un numero ridotto di prove cerca di fare sistema attorno a temi importanti, quali sponsor comuni e comunicazione. In tal senso, il lavoro fatto ad esempio con Sky Sport nel 2015 ha sicuramente dato buoni esiti.
Cos’è la Runcard Trail, quanto costa e a cosa serve?
Runcard Mountain and Trail è un modo trasparente di garantire copertura assicurativa agli italiani e agli stranieri che, a patto di non essere già tesserati presso una Società sportiva, presentando un certificato d’idoneità all’attività agonistica, partecipano a una competizione di corsa in montagna e di trail in Italia e ha una validità annuale che scatta dal momento della stipula e costa 10 euro. Sul sito www.runcard.com sono visionabili tutti i dettagli, compresi i riferimenti assicurativi e gli accordi commerciali con partner quali TDS e Trenitalia che, in termini prettamente economici, portano a vantaggi che superano il costo di attivazione.
Ho la piena consapevolezza che nel mondo trail ci sia spesso un rifiuto a priori di tutto ciò che possa essere ricondotto a una Federazione. Dirlo può attirare poca simpatia, ma rimane il fatto che in Italia l’attività agonistica di qualsiasi disciplina sportiva riconosciuta dal CONI possa essere svolta esclusivamente attraverso la Federazione competente per la specialità o, con prevalenza degli aspetti promozionali, da uno degli Enti di Promozione Sportiva riconosciuti dallo stesso CONI. Gli stessi organizzatori di trail spesso nei costi dell’iscrizione, al fine di garantire una copertura assicurativa che rispetti le norme italiane sull’attività agonistica, prevedono anche un tesseramento a una Società affiliata ad un EPS oppure un tesseramento giornaliero allo stesso Ente. Di fatto, spesso molti atleti ignorano che partecipando a un determinato trail, per quel giorno almeno, risultano tesserati per qualcuno.
Se un atleta ha già la Runcard, è coperto anche per il trail o è necessario acquistare anche la Runcard Trail?
La Runcard, quella blu per intenderci, ha validità per tutte le manifestazioni “non stadia”, ovvero corsa su strada, cross, corsa in montagna e trail. Runcard Mountain and Trail, di colore verde, ha invece validità limitata alle manifestazioni di corsa in montagna e trail.
I campionati Italiani Trail saranno gestiti direttamente da Fidal? Con quali modalità?
Sì, e riorganizzando al proprio interno il settore, Fidal dal 2016 ha deciso di istituire due Campionati Federali, con le stesse caratteristiche di quelli francesi: un Campionato Italiano di Trail Corto, che per il 2016 si terrà a Borno (Bs) il 21 agosto in occasione del San Fermo Trail, e un Campionato Italiano di Trail Lungo, in programma a Badia Prataglia (Ar) il 17 settembre, con il Trail delle Sacre Foreste.
Che ruolo avrà da ora in poi la IUTA, che finora ha lavorato nel campo trail per conto di Fidal?
A seguito delle novità internazionali, Fidal ha deciso di gestire direttamente il settore, avvalendosi di un unico coordinamento per corsa in montagna e trail, nell’intento di avere un approccio unico su tutta la corsa in ambiente naturale. La scelta nasce anche dalla necessità di poter coordinare nel miglior modo possibile un ambito che in prospettiva futura, a livello internazionale, andrà inevitabilmente incontro a ulteriori aggiustamenti. IUTA continuerà invece a seguire per conto della Fidal l’ambito dell’ultramaratona.
La convenzione con gli EPS (Enti di Promozione Sportiva) sarà rinnovata o no?
Gli incontri tra la Fidal e gli EPS sono in corso proprio in questi giorni e dunque il quadro non è ancora completo. Il CONI, nel luglio scorso, ha emanato una bozza di convenzione valida per tutte le Federazioni, in cui si fa specifico riferimento al doppio tesseramento tra la Federazione di competenza e il singolo EPS. Su questa base, Fidal e le altre Federazioni hanno proposto ai vari EPS il rinnovo della convenzione: con molti di questi (cito Csen e Uisp, ad esempio) è già stata firmata una prima intesa, a cui dovrà seguire la firma definitiva delle nuove convenzioni entro le prossime settimane, anche se non è comunque del tutto scontato che con tutti gli EPS venga raggiunto un accordo.
Si potrà continuare a organizzare gare trail affiliandole a EPS e non a Fidal?
Si, senza dubbio, e nelle convenzioni con gli Eps saranno indicate le eventuali prerogative riservate alla Federazione.
Quanto è distante il mondo della corsa in montagna da quello del trail e dello skyrunning?
C’è un territorio comune di partenza -correre in ambiente naturale- e poi storie e movimenti che si sono sviluppati in tempi e modi differenti. Se lo skyrunning è Trofeo Kima, se il trail è UTMB e se la corsa in montagna è il Mondiale su distanze classiche, allora le differenze sono evidenti a tutti anche sul piano tecnico. Poi c’è tutto un terreno di mezzo, in cui le distanze dal punto di vista tecnico si fanno decisamente più sottili e le differenze sono esasperate di volta in volta da aspetti più legati allo sviluppo del singolo movimento che non da evidenze reali.
Anche lo skyrunning sarà disciplina Fidal?
Quando si parla di politica sportiva, ho smesso di provare a interpretare il futuro… Di certo, lo skyrunning italiano sta cercando una via differente, attraverso la richiesta al CONI di riconoscimento quale disciplina associata allo stesso CONI o ad altra Federazione. In attesa di sviluppi, la Fisky oggi appoggia la sua attività agonistica a Enti di Promozione Sportiva e su Csen Outdoor in particolare. Anche a livello internazionale ci sono situazioni differenti: in Spagna, ad esempio, lo skyrunning è legato alla FEDME, mentre in Francia tutte le manifestazioni che fanno capo all’Associazione Nazionale che gestisce lo skyrunning sono comunque affiliate alla Federazione Francese di Atletica Leggera e lo era anche il Mondiale di skyrunning 2014 a Chamonix.
Quali sono i rapporti con la Fisky e con la International Skyrunning Federation?
Se fosse possibile confrontarci solo sotto l’aspetto tecnico, sono convinto che sarebbe più semplice trovare un ambito d’intesa…
La IAAF ha riconosciuto il trail come disciplina dell'atletica e ha dato una sorta di mandato alla ITRA per redigere regolamenti. Qual è il rapporto tra Fidal e Itra e i rappresentanti italiani in Itra?
Alla formulazione definitiva dei regolamenti, con ITRA, hanno lavorato anche membri di IAU ed esponenti più legati al mondo della corsa in montagna.
Contrariamente a quanto accade in altri Paesi, in Italia non esiste un equivalente nazionale dell’ITRA, con cui relazionarsi in modo diretto e ufficiale. In questi mesi di lavoro sui nuovi regolamenti e sulla riorganizzazione del settore, c’è stato però ugualmente un confronto reale e positivo con alcuni dei principali organizzatori italiani e con i rappresentanti italiani di ITRA.
Eventuali premi in denaro saranno accettati o rimarrà la “regola non scritta” del divieto di premi in denaro?
In linea generale dico di sì, perché mi pare sia un’esigenza avvertita da parte del mondo trail, che rispetto a corsa in montagna e skyrunning ha spostato dagli organizzatori agli sponsor e brand commerciali le dinamiche di riconoscimento economico agli atleti top. Non è però una regola scritta e come tale imponibile al singolo organizzatore, cui alla fine rimane la scelta ultima.
Se un atleta non è iscritto con alcuna Società, potrà comunque correre?
Già oggi accade, e non solo nel trail, sia per le gare gestite dagli EPS sia per quelle organizzate con la FIDAL, attraverso le coperture assicurative giornaliere o annuali. Dal mio punto di vista, in ogni caso, le Società rimangono una straordinaria occasione per condividere in modo più profondo tutto ciò che ruota attorno alla stessa passione.
Per la definizione di trail running la Fidal si è rifatta ai regolamenti IAAF, a loro volta ripresi da quelli ITRA?
Sì, la FIDAL ha ripreso quasi testualmente il nuovo regolamento IAAF. La scelta è stata quella di presentare un regolamento molto snello, senza affrontare nel dettaglio aspetti che devono inevitabilmente essere invece demandati al regolamento della singola manifestazione, anche e soprattutto in tema di sicurezza per gli atleti in gara. Rispetto ai regolamenti IAAF, abbiamo però voluto aggiungere un passaggio breve, ma a mio avviso fondamentale, legato alla presa di coscienza richiesta all’atleta in gara, che “deve in ogni caso essere pienamente consapevole del contesto ambientale in cui la stessa si svolge e delle difficoltà tecniche del tracciato di gara”. L’atleta deve avere ben presente “che la competizione si svolge in ambiente non protetto e che le procedure di sicurezza possono diminuire il rischio, ma non eliminarlo in assoluto”.
La IUTA definiva “Ultra trail” ogni corsa superiore ai 42 km, mentre la ITRA sopra gli 80 km. Come si comporterà la Fidal riguardo a questa definizione?
Nel regolamento IAAF, e così in quello FIDAL, la parola “Ultra” non compare più, perché il trail viene definito come “corsa in ambiente naturale senza limiti di distanza e dislivello”. Anche se su distanza superiore agli 80 km, lo stesso Campionato Mondiale recita la dicitura di Trail e non di “Ultra Trail”.
La scelta della IUTA era legata al fatto che i precedenti regolamenti basavano proprio sul limite della distanza di maratona la principale differenza tra corsa in montagna e trail. In futuro penso che una discriminante legata alla distanza tornerà ad essere indicata dalla stessa IAAF e, probabilmente, anche una definizione di “Ultra Trail” in linea con la definizione di ITRA. A oggi, Fidal ha scelto di dare indicazioni più precise solo in tema di Campionati Federali: tra 20 e 42 km il Trail Corto, tra 42 e 70 km il Trail Lungo, esattamente come in Francia.
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La giungla delle sigle
IAAF International Association of Athletics Federations
FIDAL Federazione Italiana di Atletica Leggera
CONI Comitato Olimpico Nazionale Italiano
ITRA International Trail Running Association
EPS Ente di Promozione Sportiva
UISP Unione Italiana Sport per tutti
CSEN Centro Sportivo Educativo Nazionale
IUTA Italian Ultramarathon and Trail Association
FISKY Federazione Italiana Skyrunning
ISF International Skyrunning Federation