Avete mai sentito di un Trail Autogestito a tappe, nello stesso giorno con salite fatte a massima velocità contro il tempo? Beh, per quanto possa sembrare strano, ormai dovreste perché questa è la seconda edizione di “Tutti i segmenti delle Piccole Dolomiti sotto l’ora”. Stavolta in summer version!
Ricapitolo brevemente che cos’è:
Qua nelle Piccole Dolomiti a nord di Vicenza si respira Trail running e Corsa in montagna in mezzo a ogni monte. Tra le varie cime e salite noi abbiamo identificato 4 sentieri che per storia e percorso hanno un fascino particolare. L’ascesa a Cima Cornetto, la salita della Val Canale, Le 52 gallerie e la Maistrack. Ogni segmento ha quasi 1.000 m d+ e tratti tecnici o “insoliti”. Riuscire a farne uno sotto l’ora è notevole. Farli tutti in meno di 60’ è fuori dal comune (e si entra di diritto nella hall of fame). Correrle tutte in un’ora, lo stesso giorno è decisamente da folli. Lasciamo stare l’idea di metterci anche meno. Si può fare. Basta organizzarsi bene.
Bisogna trovare temperature miti che ti permettano di fermarti a riposare e giornate lunghe per diluire il più possibile la fatica. La prima volta l’abbiamo fatta il 2 gennaio con -5°C alla partenza, e abbiamo sbagliato qualcosina.
Questa volta l’idea di trovarsi alle 8.00 di un bellissimo e tiepido 14 agosto (classico meteo fantastico da evento Summano Cobras) sembrava molto più promettente. Siamo 7 temerari. Io, papà che ci riprova più agguerrito, lo zio Giancarlo anche lui portato dentro a questa strana malattia di famiglia, i salutisti Filippo e Andrea e i due giovani “macinachilometri” Roberto e Enrico. Solo non si vedono i due leocorni, che in questo caso sono Alberto e Marco, organizzatori della skylakes, che millantando scuse improvvise (uno l’influenza, l’altro la sbornia) sono colpevolmente assenti. Ma non me la sono presa. Semplicemente la notte del 7 luglio sarà a sbalisare i sentieri attorno a Laghi.
Cima Cornetto. 5.9 km, 950 m d+
Tra le 4 salite di giornata il Cornetto è sicuramente la salita più dura e meno conosciuta. Si parte dal Rifugio Balasso con tanti saliscendi alternati a strappetti, si arriva all’Ossario e si prosegue lungo la strada asfaltata. Dopo circa 25’ si prende il sentiero vero e proprio per la cima: ripido, costante e pietroso. Solo alcuni osano correre. Negli ultimi 70 m d+ si abbandona la concezione di sentiero e si va su prima con l’aiuto di una catena fissa e poi per tanti passaggi in cui bisogna mettere giù le mani per tirarsi su. L’arrivo è in croce. Non c’è un record vero. Io ci ho messo un giorno 47’, ma attendiamo che si cimentino anche quelli forti!
Piccola discesa di riscaldamento e siamo pronti per il primo segmento. Un po’ in anticipo è partito Fabio de Marchi che sta cercando di portare avanti l’evento “tutti i segmenti nel tempo che ci vuole” e farà grande tifo. Altrettanto in anticipo è partito Roby perché aveva sbagliato parcheggio e si è fatto prendere dalle frenesia del segmento mattutino.
Non ci diciamo neanche più le bugie. Sappiamo che questo è il segmento più duro e va affrontato con conseguente cattiveria. E quindi al “scatenate l’inferno” si parte sparati e non ci si volta più indietro.
L’ho presa forte e il fiatone di Enrico sul collo mi mette quel giusto pepe al culo per andare più veloce del solito. Sono avvantaggiato, conosco bene sentiero e riferimenti cronometrici. Prima di prendere il sentiero dell’Emmele abbiamo 90 secondi di vantaggio sui 50’. Quando mancano 200 metri di dislivello alla vetta ne abbiamo 150. Possiamo gestire! Alè! Che se continuavo così ero costretto al ritiro dopo la prima salita!
Gestiamo il vantaggio (che bella parola). Passiamo in pochi metri da essere ansimanti a sembrare fresh and cool. Giusto per sembrare più fighi nel caso sia presente una bella ragazza a questa altezza a quest’ora del mattino (purtroppo non si trova mai!). Dopo una piccola sosta su un tratto esposto per un tutorial di “la catena del Cornetto. Come usarla?” arriviamo in croce in 49’ dove c’è Roby che ci aspetta già da un bel po’.
Poco dopo arrivano alla spicciolata anche gli altri aspiranti #underdeauar. Prima Filippo, poi papà, Andrea e anche lo zio. Tutti sotto l’ora. 7 su 7. Che squadrone! Ma non ce ne andiamo così, prima aspettiamo Fabio, che ci mette un pochino più di un’ora, ma noi gli facciamo comunque un tifo da stadio.
Selfie di rito, e si scende. Molto tranquilli e chiacchieroni. Mi sistemo dietro Filippo e Andrea. Gli voglio tanto bene ma hanno parlato per tutto il tempo della dieta chetogenica e altre amenità nutrizionistiche. Non ero molto presente, stavo ancora pensando alla ragazza che non ho incontrato in croce…
Val Canale. 4.9 km, 750 m+
Salita storica per la storia podistica vicentina. Da Pian delle Fugazze 1120m ai 1920m del Rifugio Papa. Corribile la prima metà, tosta e tecnica la seconda con pendenze che diventano improvvisamente da vertical. Percorsa da tantissimi Trailers locali per fare l’anello che scende poi per la Val di Fieno. Il record è un incredibile 36 e 40 di Antonio Pasqualotto.
Piccola sosta, lungo ristoro, ritrovo della motivazione. I salutisti tirano fuori Tofu con zucchine e Ricotta al cacao amaro. Io rispondo con Coca-Cola e pacco di Kinder Brios. La guerra dei mondi. Ci saluta Fabio che la val Canale l’ha già fatta oggi (alle 6!?!) e lo zio Giancarlo, che gliene bastava farne una e adesso da qui in poi si aggregherà solo per bigoli e birre (mica scemo!) Questa salita è la più facile tra le quattro, il passaggio sotto l’ora non è proibitivo e neanche quello sotto i 50’. Si, sotto i cinquanta minuti, perché dopo la prima prova inizia a prendere piede anche l’idea di farle tutte sotto questo muro. Non si dice ma si pensa.
Tuttavia mi dimenticavo che all’interno di Vicenza Marathon partire piano è punito col sangue. Come superiamo lo start Roby ed Enrico accelerano e non li vedo più. Da dietro echeggiano dei “vi odio” che partono direttamente dai miei quadricipiti.
Con abbastanza affanno li riprendo a metà salita mi ci piazzo davanti e dico “questo è il passo per fare 44 minuti, non rompete!”. Perfetto, avanziamo in fila indiana tutti insieme al Rifugio Papa. Solo che ora è quasi mezzogiorno e c’è più gente che al lido di Sottomarina. Ci facciamo largo in cerca di un ombrellone in attesa degli altri compagni ma non dobbiamo attendere molto. Filippo sta anche lui sotto i 50 minuti e Andrea e papà arrivano appena dopo, abili a gestire meglio di noi l’ampio vantaggio sul cancello dei 60 minuti.
Ora la compagnia del segmento è costretta a sciogliersi. Andrea e Filippo scenderanno dall’altro versante per tentare subito l’attacco al terzo segmento. Noi 4 ce la prendiamo più comoda e facile facendo una piccola sosta cibo prima di affrontare un altro scoglio verso il brevetto #underdeauar.
Scendiamo verso il Rifugio Balasso e ritroviamo lo zio, bello abbronzato, ad aspettarci per mangiare (rimango convinto abbia capito tutto). Serve energia quindi giù di bigoli e Radler. Enrico ci pensa bene, teme che mangiare troppo pesante possa affaticarlo in salita. Poi ci ripensa e prende il tris di primi, che se qualcosa deve rimanere sullo stomaco almeno lo fai bene!
Strada delle 52 gallerie. 6.5 km, 800 m+
52 gallerie scavate nella roccia in poco meno di nove mesi. 100 anni fa, durante la prima guerra mondiale. Non è un sentiero, è un museo a cielo aperto. Non è solo un bel percorso, è anche un bel racconto. Sicuramente è il più frequentato dai turisti e percorrerlo a ad agosto comporta il rischio di fare sei chilometri in coda. Il record di questo percorso? Beh di qua ci passa la Transdhavet e sarebbe curioso sapere 3 anni fa quanto ci hanno messo Kilian e Hernando su di qua!!! O forse è bene non saperlo e rimanere dei poveri illusi.
Le gambe fanno male. Alzarsi dal tavolo non è stato facile, specie in un’ora del giorno in cui il fisico richiede un pisolino e non un segmento. Ma abbiamo un lavoro da fare e non ci fermiamo qua e ci dirigiamo a passo Xomo affrontando la prova più difficile della giornata: i 5 km in colonna verso il rifugio e la ricerca del parcheggio fantasioso (su questo abbiamo sforato l’ora!)
Abbiamo un po’ le gambe cotte e siamo in giro da circa 7 ore. Ma so dove attingere benzina, mi rivolgo anche io al piccolo motore ausiliario alimentato a odio. Che di solito le gallerie hanno su di me un potere particolare ma ultimamente si sono rivelate molto amare. Insomma raduno tutti i cazziemazzi vari e come supero il cancelletto mi si chiude la vena, non penso più a niente e tiro dritto facendo l’asociale. C’è un po’ di gente da evitare non è poi così male. Io corro, corro sempre. Solo la fatidica galleria diciassette mi distrae un secondo dal mood transagonistico e viene accolta da un sonoro e liberatorio “vaffanculo”. Cercando di evitare i soliti che si fanno il selfie sul ciglio del burrone, quelli che dicono di “non correre in montagna”, quelli che fanno le gallerie a tentoni senza frontale, arrivo in 45’. Pura cattiveria. Molta liberazione.
Ma sti cavolo di giovanotti che mi sono portato dietro non mollano un secondo e pur conoscendo poco il sentiero arrivano poco dietro in 49’. Il sogno #underfifty prosegue. E abbiamo già fatto 3000 d+!
Si ma il papà? Passano i minuti e si sente tutta la suspense. A gennaio questo tratto lo aveva fregato di brutto. Se hai le gambe cotte ti punisce perché è lungo e devi correre tanto. Se la cammini tutta non ne esci più. Passano i minuti. 50’-55’-56’-57’-58’.. ed ecco apparire all’improvviso sto ragazzino di 54 anni cappellino all’indietro, petto nudo e pantaloni larghi. Sti giovani. Arriva, felicissimo di aver superato anche questo scoglio. 4 su 4. Irriducibili.
Dopo venti minuti di pausa che servono al giovanotto per recuperare quel piccolo “fuorisoglia” ci incamminiamo di nuovo verso valle. Ancora panino con lo speck, ancora Radler da mezzo. Dateci solo questi 1000d+ finali e tanta gloria che ormai puzziamo un bel po’.
Maistrack 3.3 km 1000 m+
Leggende locali dicono che una volta in croce c’era Pino Maistrack, detto l”onto”, 190 kili per 1.50m di concentrato alcolico, che beveva grappa dei girolimini. Alla quinta bottiglia gli girò un attimo la testa, scivolò e rotolò fino a valle creando la lunga linea verticale da cui prende il nome. (ok, me la sono inventata adesso) Su questi 1000d+ si allenano tutto l’anno atleti da ogni dove visto che rappresenta il vertical più vicino per molti poveri “pianuristi”. Inoltre qua a fine agosto c’è una gara vera e propria, la Maistrack. Il miglior tempo? 39:59. Chi? Un certo Marco De Gasperi!
Ci siamo. Stanchi ma carichi. Qualsiasi cosa venga fuori da qui tra un ora quel che fatto è fatto. O da qui a 50 minuti. Poi solo birre. Prima della partenza veniamo a sapere che Andrea e Filippo hanno completato il segmento delle gallerie sotto l’ora (e senza neanche fare pausa) e il secondo ha anche proseguito per tentare una Maistrack in solitaria ma, tra gambe cotte e sentieri sbagliati, ha superato il cancello orario di pochissimo. Potenzialmente ce la può fare alla grande. Speriamo sia rimasto l’appetito per la prossima volta.
Enrico prova anche ad abbozzare un timido “adesso si cammina tutta e basta che sia 59’59” ma non siamo nati ieri e nessuno gli crede. Infatti come partiamo si mette davanti a correre senza mollare un passo fino all’attacco del terribile pratone al 60%.
Io ero stato sincero. Volevo solo andare avanti di arroganza sperando di non saltare per aria. ma dopo quasi 40 chilometri e 4000 metri di dislivello vorrai mica mollare qua!
Spingo con tutto quello che ho, le gambe sono andate, i polpacci finiti e gli addominali sono impegnati nella digestione dell’ultimo panino. Si va su di spalle e inerzia. Dietro di me ho sempre Enrico minaccioso che con quel suo tic-tac dei microbastoncini mi ricorda troppo una bomba. Ultimi metri, il bosco che si fa buio, l’aria che diventa frizzante e la croce che diventa sempre più grande. Io, Enrico e Roby arriviamo uno dopo l’altro 44’-45’-46’ minuti. È fatta. Ultima Kinder Brios del giorno. Scopro che a Santorso ci aspetta Elisabetta con le birre. La vita è bellissima. Io ed Enrico centriamo anche l’#underfifty, Roby no solo perché non ci ha aspettato sul Cornetto (o perché ha corso 200 km questa settimana, vedete voi).
Si ma l’ultimo sottolorista? Vado già per il sentiero. Mancano di nuovo pochi minuti ma sento già il caratteristico fiatone. Solo che il povero babbo è ormai fuori soglia dalle 8 di questa mattina e questo stantuffamento potrebbe benissimo provenire da 500 metri più in giù. E invece no. Arriva tranquillo in 56’. Neanche un po’ di suspense, neanche un po’ di pathos… che delusione. Solo un altro po’ di tempo per riprendere l’uso della parola. Ma siamo atleti semplici, o corriamo forte o pensiamo in modo chiaro, entrambe è difficile.
Dopo la foto finale fatta con calma, gioco di luci e posa plastica (che tanto abbiamo finito e domani mi ritiro per darmi alle bocce!) scendiamo giù. È fatta. Se arriviamo vivi giù è fatta. Lentamente ma è fatta.
Come promesso ad aspettarci, da sola, alla chiesa di Santorso troviamo Elisabetta che ci abbraccia incurante della puzza. Eroica. Ha portato birre, patatine onte e soppressa. What else? Tutto il tifo abusivo di cui avevamo bisogno!
Le facce sono stanche, sfatte ma decisamente felici. Il terzo tempo vagabondo dura più di due ore.
Tranquilli la rifacciamo. Marco ha promesso di noleggiare un camper e due massaggiatrici. È una promessa. Cioè l’ha promesso ancora a gennaio e in questa ultima edizione non ho visto niente di tutto ciò. Insomma la prossima la organizza lui. Io mi ritiro.
Intanto allenatevi sulle 4 salite. Siete abbastanza forti per entrare nel Club?
Intanto i numeri di questa summer version sono:
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7 aspiranti #sottoloristi
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1 aspirante #neltempocheserve
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4 #sottoloristi
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2 #underfifty
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6 #3segmentisu4
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4 kinder brios in croce
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4.5 litri di Radler
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13 ore e mezza di segmentomania
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0 propositi di un quinto segmento
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tanta stanchezza
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tanta felicità
Si ringraziano:
Enrico “cervo ignorante” Bonati
Roberto “sono in scarico” Mastrotto
Filippo “noi volevamo l’Irene” Dal Maso
Andrea “chetoigienico” Dugato
Giancarlo “la bella vita” Rigodanza
Lorenzo “fuori soglia” Rigodanza
Fabio “mi alzo tardi” De Marchi
Elisabetta “tutto il tifo di cui hai bisogno” Cappellari