Testo di Francesco Rigodanza
Il Trail Monte Casto, ormai alla vetusta 16a edizione, è una strana combinazione di storia del trail, festa da off-season, calore del territorio e affetto di giovani leve troppo veloci. Che si riassume così.
© Max Tarello
Location
La gara parte e arriva ad Andorno Micca, ma tutti dicono Andorno, in Valle Cervo, tra le Prealpi Biellesi, un posto che se non fosse per la gara rimarrebbe sconosciuta al 99% dei non biellesi. Come dice il nome la prima vetta è il Monte Casto, 1138 m, riconoscibile per la caratteristica forma a montagna di 1100 metri, dalla cui cima, durante la gara, si scorgono principalmente i propri piedi, visto che è fine ottobre e il sentiero è pieno di foglie e caviglie di quelli che non guardavano per terra (loro hanno scelto il Monte Rosa). Dei 44 km e 2000 D+ che contraddistinguono il percorso lungo. La maggior parte si corre su divertenti single track di sottobosco che quando l’ho chiesto a qualche atleta lo ha definito “muscolare ma divertente”. Importante onorare il ristoro abusivo a base no-gel di metà percorso e ricordare che l’ultima salita è a 5 km dal traguardo, quella maledetta.
© Francesco Ferraro Titin
Agonismo
Nonostante la sua apparente provincialità, Il Trail Monte Casto ha sempre accolto fior fiore di trail runner, e tanti di questi negli stessi giorni erano in Thailandia a rappresentare la nazionale. Si pensava che quel record di 3h35’ di Cristian Minoggio fosse inavvicinabile. E invece, come l’ha definita Francesco Nicola, per i biellesi il Casto è la Sierre-Zinal del Piemonte e allora bisogna stare attenti anche ai nomi meno popolari ma non per questo con meno motore. Al maschile la gara vede la sfida dei due atleti di casa, Francesco Nicola e Alessandro Ferrarotti, sfinirsi a vicenda nel modo più veloce possibile per arrivare ad Andorno in 3h36’ il primo, in 3h41’ il secondo. Temponi. Al femminile Giulia Sapia, Paola Gelpi e Laura Barale fanno tutta la gara a non più di due minuti l’una dall’altra tanto da arrivare a giocarsi il podio al fotofinish con tanto di ripresa da mountain bike. 4h22’ Giulia Sapia, 4h23’ Paola Gelpi. 4h24’ Laura Barale. Tanta roba. Entrambe le gare incerte, combattute, belle da raccontare e seguire.
© Francesco Ferraro Titin
Atmosfera
Per chi viene da fuori è difficile capire subito tutto l’affetto delle 800 persone presenti per questa manifestazione. Si capisce che è sentita. Sarà che dopo sedici edizioni ci si conosce tutti, sarà l’organizzatore Mau a cui è impossibile dire di no. Sarà l’impegno, che si vede. E la bravura di mischiare bene la storia di una gara che per tanti anni è rimasta fedele nella data, il tracciato, il programma, ma ha saputo adattarsi nel tempo ad un calendario sempre più fitto di gare nuove, proponendo novità, cambiare main sponsor, entrare negli aggiornamenti e nel live social, fino ad arrivare quest’anno alla diretta integrale su fb con una qualità che in Italia era ancora poco conosciuta. Ecco, questa potrebbe essere la definizione del Casto: l’entusiasmo genuino per il trail misto all’impegno di mantenere quello stesso entusiasmo per anni. Per il resto si può contare su 600 litri di birra alla spina Menabrea (aspettarsi coda), si può passare il pomeriggio a pensare già alle cavolate in compagnia per l’anno futuro. E le scope, quanto sono belle le scope del Casto (quest’anno erano fenicotteri fuori, formaggio puzzone dentro)!!!
W il Casto
© Francesco Berlucchi