Testo di Manuel Bonardi
La speranza, per esistere, non pretende che si compiano azioni verso ciò che si desidera, è delicata, è un sentimento ed è quindi essa astratta, priva di forma ma non per questo invisibile. La speranza brilla negli occhi delle persone, un semplice sguardo può generare speranza o mostrare speranza, a seconda dei casi.
Ho visto molte speranze negli occhi delle persone attorno a me domenica mattina a Loano, alla partenza della Maremontana. Ognuno con la propria speranza, intima, che brillava nelle pupille e veniva accentuata dalla luce della pila che sembrava fosse una proiezione oltremodo esagerata di questo brillio. Le centinaia di persone partite allo start, con i fasci di luce che illuminavano il Monte Acuto ancora buio, sembravano un fiume di speranza diretti verso non si sa quale meta; forse ognuno la sua. Io ero tra questi, con il mio personale brillio negli occhi, ed il meno intimo e forse più pacchiano brillio sulla fronte, a far luce davanti a me. Il Campionato Italiano di Trail unitamente alla selezione per la nazionale, non può essere che un concentrato di grandi desideri ed aspettative, un evento che porta sempre a correre in modo diverso dal solito; qui, oggi, sono a raccontarvi come l’ho vissuto io.
Mi piace il concetto che in una gara ci si giochi tutto, mi piace il concetto che chi il primo che arriva è campione italiano e che i primi potranno essere selezionati per vestire la maglia azzurra. Mi piace la bagarre, non è tanto importante come va a finire, ma piuttosto che la bagarre sia stata divertente, serrata. Mi stimola. E’ stata la bagarre a tenermi “in vita” da metà gara in poi, e se al traguardo Borgialli mi ha urlato “Ma sei resuscitato?!” è stato solo grazie alla mia personalissima speranza, che mi spingeva nelle varie fasi negative di corsa che, solitamente, quasi ognuno ha.
La mia settimana pre-gara era iniziata perfettamente, con febbre e problemi di stomaco, ed è continuata poi molto bene, con un viaggio difficoltoso seguito da poco sonno: eppure alla partenza ero fresco come una rosa. È sempre affascinante la partenza della Maremontana, sarà che la partenza dalla spiaggia mi richiama inconsciamente il triathlon, compagno di una vita sportiva precedente, o sarà che correre con l’iniziale fragore delle onde, al buio, è decisamente affascinante... peccato che poi la salita al Monte Acuto si manifesti nelle sembianze di una badilata sui denti, presa rigorosamente al buio.
La mia gara è iniziata con una prima salita e discesa insieme a Cheraz e Reiterer, e chi lo avrebbe mai detto. Non era nelle mie intenzioni, certo, ma mi sono ritrovato lì. Poi la seconda salita in compagnia di Gilles Roux, parlando tra un fiatone e l’altro. Con Gilles avevo condiviso anche dei chilometri agli italiani del Garda 2022, ragazzo atleticamente interessante Gilles, vorrei avere io la sua età. Poi prima del Monte Subanco ecco l’incontro con quelli che, non lo sapevo ancora, sarebbero divenuti i miei perenni compagni di viaggio e di bagarre: Borgialli e Cucco al quale si è unito poi Arrigoni, salendo sul Carmo. Il passaggio sulla bella vetta del Carmo è stato benedetto dal tifo della mia Annadora, in cima al Carmo noi quattro eravamo tutti vicini, poi, nel tratto di una ventina di km che da li conduce a Verzi ecco che c’è stato il ballo dei sorpassi e degli accadimenti, con il terzo gradino del podio che virtualmente è passato da uno all’altro al ritmo di un tango, un tango dove la rosa passava, più e più volte, tra le labbra di noi ballerini.
Alla fine quella rosa è riuscito a tenerla per sé Riki Borgialli, mentre a me ed Arrigoni, per non farci mancare nulla, è toccata la violenza di una volata sulla sabbia dopo 60 km, bellissima, arrivando letteralmente appaiati, con sulle labbra un sorriso misto a gioia e fatica. È stata una gara bellissima. Ad ogni difficoltà ho sempre risposto con la speranza; la speranza di arrivare terzo, la speranza di raggiungerli, la speranza che i crampi passassero, la speranza di andare in azzurro, la speranza di rialzarmi dalla caduta, la speranza di arrivare sesto... in fin dei conti, ogni speranza è un buon motivo per non demordere, sempre, non solo alla Maremontana.