LA FORZA DEL GRUPPO AZZURRO

Testo di Manuel Bonardi

 

Dalla volata sulla sabbia della Maremontana con Luca Arrigoni, all’arrivo sul traguardo del Mondiale di Innsbruck sempre insieme, guarda che caso, a Luca Arrigoni. In mezzo, però, ci sono state tante cose, tante conoscenze, tanti legami creati e tanta attesa.

 

Ma cos’è l’attesa? In realtà direi che è un tempo variabile, non dal punto di vista prettamente matematico, ma emozionale. E’ un momento, ed ogni momento temporale varia di significato a seconda delle emozioni che ognuno di noi dà a quel lasso di tempo. L’attesa è un tempo quindi, che può essere annoiato, emozionato, festante o trepidante, ma rimane sempre un lasso di tempo che anticipa qualcosa.

Quindi relegare ad un semplice istante temporale l’attesa sarebbe un voler minimizzare quanto l’attesa sia invece parte integrante di quel che deve ancora accadere, con il suo mix di emozioni e sentimenti.

 

manuel bonardi credits mattia raimondi

© Mattia Raimondi

 

Le nostre personali attese si sono mescolate nei giorni prima delle gare, c’era chi avrebbe appuntato le spille sulla maglietta già il mercoledì con il Vertical, e chi avrebbe dovuto prolungare questa attesa fino al sabato nell’ UP&Down. Ma ognuno di noi, in quei giorni, faceva parte di uno stesso gruppo che respirava all’unisono e che vibrava per le emozioni degli altri: era il gruppo azzurro.

Ho conosciuto la forza del gruppo azzurro, ho percepito l’unione e lo spirito di squadra, sono stato battezzato come da tradizione col taglio di capelli, sono andato sui sentieri a tifare i miei compagni, ho vissuto il Mondiale all’interno di un gruppo affiatato e legato da amicizie vere, che hanno creato un ambiente nel quale l’attesa è diventata collettiva ed affiatata.

Il mio Mondiale non è quindi relegato solo al giorno della gara, ma è durato per tutto il tempo della mia trasferta. Dalla prova percorsi coi miei compagni di squadra, agli scambi di opinioni sui materiali e sulla tattica di gara, passando per il semplice buffet a colazione, fino ad arrivare agli sguardi complici sulla linea di partenza; tutto per me è stato il mio Mondiale. Ogni singolo momento vissuto ha costruito la totalità che è stata. Ed è per questo che, nonostante la gara per me non sia andata come speravo, anzi tutt’altro, non posso non ritenermi soddisfatto di un’esperienza incredibile, dove ho imparato tanto e dove sento di aver fatto parte di questo gruppo, che è stato tra i più forti del Mondiale arrivando 2° nella classifica assoluta tra nazionali.

Ho contribuito dal punto di vista umano e dal punto di vista sportivo alla costruzione di questo gruppo e di questo risultato, come ho potuto e come sono riuscito, e come me tutti gli altri hanno fatto lo stesso mettendoci la loro parte, grande o piccola che sia.

In gara, come detto, ho avuto difficoltà fin da subito, è stata una giornata infinita ma ho dato tutto me stesso. Il caso poi ha voluto che nel mio percorso verso il traguardo io abbia incontrato Luca, col quale ho condiviso le ultime ore di gara. Un caso bizzarro, perché proprio con Luca ero arrivato appaiato al traguardo della Maremontana, gara di selezione proprio per questi Mondiali, e mai avrei immaginato di tagliare anche il traguardo di Innsbruck insieme a lui.

 

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© Mattia Raimondi

 

Sul percorso mi arrivavano notizie di una possibile medaglia a squadre per noi sia maschile che femminile, notizie incoraggianti sulla gara di testa di Andreas, sulla solidità di Davide, sulla rimonta di Philipp e sul ruolo che Riccardo si stava assumendo per aiutare Martina, in lotta per il podio. E poi Marina e Giuditta che stavano compiendo una grande gara, e Camilla e Francesca poco dietro loro. Tutte notizie importanti, che mi hanno dato morale e che mi hanno aiutato in mezzo alla mia giornata difficile. Ed alla fine, proprio perché siamo stati una squadra per molti giorni ed abbiamo condiviso tutto, i miei compagni del Long Trail sono stati così bravi da farmi un regalo, mettendomi al collo una medaglia di bronzo a squadre, una medaglia costruita insieme nell’arco di vari giorni, ma che è culminata con le loro grandi prestazioni.

Esco da questo Mondiale più grande di prima, con la valigia delle esperienze personali assai più pesante, conscio di aver avuto un’opportunità, una parola usata dal nostro capitano Xavier nella serata dei battesimi, e di averla sfruttata, vissuta e condivisa.

A chi sta leggendo non posso non consigliare di credere nel sogno della maglia azzurra, di inseguirlo e di impegnarsi affinché, come è successo a me, possa diventare realtà. Ne vale la pena. Non è solo una gara, e non è solo una maglia.