STUBAI ULTRATRAIL DI PIOGGIA E DI LACRIME

Testo di Dario Pedrotti

Foto Organizzazione @AndiFrank

 

Succede che ti presenti al via di una 68 km per le fotografie che hai visto di albe commoventi sul mare di nuvole e di panorami grandiosi che incorniciano ghiacciai e cime sopra i 3.500 metri, e poi per metà gara piove e per l’altra metà corri in mezzo a foschie che non ti fanno vedere molto lontano dai tuoi piedi.

Succede anche che parti dall’Olanda per goderti una 32 km, corri per ore in boschi bellissimi dove ad ogni metro potresti sederti a fianco del sentiero a goderti gli alberi o una delle tante bellissime cascate che il percorso incrocia, e poi hai un malore dove invece a due passi dal sentiero c’è il vuoto, e quel vuoto ti inghiotte, senza possibilità di salvezza.

Però non sarebbe giusto che l’edizione 2023 dello Stubai Ultratrail fosse ricordata solo per la tragedia che l’ha segnata: pensiamo che rispettare il dolore dei famigliari e di tutte le persone che conoscevano l’atleta scomparso, non voglia dire cancellare le emozioni vissute da tutti gli altri e tutte le altre partecipanti, e il lavoro enorme di quanti hanno reso possibile l’evento (e che non avrebbero potuto fare davvero nulla per evitare che accadesse quello che è accaduto).

 

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Lo Stubai Ultratrail è una gara impegnativa e gratificante, qualsiasi sia la distanza che si scelga di correre. Il motivo principale è che, ad eccezione del vertical, tutti i percorsi arrivano a sfiorare i 3.000 metri di altitudine proprio sulla linea del traguardo, posto ai piedi dello Stubaier Gletcher, il ghiacciaio più esteso dell’Austria. Per farlo, ad ognuno ed ognuna è richiesto di percorrere i 1.200 m D+ che, dalla partenza degli impianti in fondo alla valle, risalgono la splendida conca che porta al ghiacciaio. La pendenza non è mai eccessivamente severa e le rocce e la vegetazione da alta montagna fanno buona compagnia anche quando, come quest’anno, non ci sono i panorami sulla valle e le montagne circostanti ad aiutare nella salita, ma l’altitudine si fa sentire, e 7 km aggrappati ai bastoncini sono lunghi.

 

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Lo sono stati soprattutto per quelli e quelle che a quei 7 km ci sono arrivati dopo gli altri 61 che li separano dal teatro nazionale di Innsbruck, dove la gara più lunga è partita all’una di mattina del sabato, sotto una pioggia che, variando spesso di intensità, ha accompagnato atleti e atlete per buona parte della notte. E l’acqua, dal cielo, nei fragorosi torrenti, nelle numerose cascate, nella sua forma “solida” all’arrivo, è stato uno degli elementi caratterizzanti dell’intera gara. L’altro sono state le nuvole basse, che togliendo la possibilità di guardare lontano hanno probabilmente permesso di godere ancora di più la meraviglia delle foreste attraversate, verdi e rigogliose come non mai.

 

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4.800 i metri di dislivello positivo, “solo” 2.400 quelli in giù, lungo un tracciato dai molti tratti di bellissimo sottobosco in piano, dove le gambe volevano spingere e alla mente spettava il compito di preservarle per il tratto finale. Di cui attorno al ventesimo chilometro c’è stato un sostanzioso anticipo con i 1.000 metri D+ che avrebbero dovuto portare ad “un'alba indimenticabile e un panorama montano unico che si estende dalle montagne del Karwendel sulle Alpi della Zillertal e della valle Gschnitz fino ai ghiacciai intorno allo Zuckerhütl, la montagna più alta dello Stubai”, ma hanno dovuto accontentarsi di portare alle nuvole basse sopra il rifugio Starkenburger, da dove il tracciato è poi tornato 1.000 metri più giù, per proseguire, quasi in fondovalle, nel bosco che lo ha accompagnato fino alle rocce dell’ultima salita.

 

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Siamo certi che molti e molte torneranno il prossimo anno a cercare quell’alba e quei panorami che non hanno potuto ammirare quest’anno, e che porteranno con loro anche il ricordo di chi non potrà più farlo. Speriamo che per lui ci siano altre albe e altri panorami e ci uniamo al cordoglio degli organizzatori per tutti coloro che gli volevano bene.