Testo di Matteo Grassi
Ci sono corse che fai per il cronometro, dove sono i minuti o addirittura i secondi a fare la differenza.
Ci sono corse in cui sei talmente assorbito dal ritmo di chi sta davanti e di chi ti segue che fai fatica a spostare l'attenzione.
Ci sono gare in cui invece parti, e l'unica cosa che conta per te è assaporare ogni passo del tuo cammino, ogni pietra, ogni tratto di sentiero, ogni cima, ogni cresta, ogni valle. Il tuo scopo è percorrerlo tutto quel cammino, svolgere quel filo, dipanarlo e leggerlo, come un racconto, capirlo, ascoltarlo, come una sinfonia, viverlo, come un pezzo di vita.
© Damiano Benedetto
CMUR, Cervino Matterhorn Ultra Race: 173 km con 12.000 m+ da Breuil-Cervinia a Breuil-Cervinia, passando per Arolla, Zinal, St. Niklaus, Zermatt. Attraverso due ghiacciai, l'Haut Glacier di Arolla e il Furgggletscher. Attraverso il ponte pedonale sospeso più lungo al mondo, il Charles Kuonen presso Randa nel Vallese. Attraverso numerosi colli da svalicare, passaggi attrezzati, lunghi traversi sassosi e rocciosi, gallerie. E tanto altro.
© Damiano Benedetto
Una gara che è più che una gara. È un'esperienza totale. Fisica, mentale, estetica, spirituale.
Alle volte, troppe volte, si abusa del termine "viaggio" associato a qualsivoglia percorso. Certo il trail può essere sempre un viaggio, in senso proprio e interiore, ma ci sono casi, come questo, in cui si va ben oltre la dimensione, la misura e la comprensione dell'esperienza finita, e non c'è proprio altro modo per definire queste corse, che sono e rimangono gare, ma al tempo stesso sono anche, appunto, un viaggio: nello spazio, nel tempo e nella coscienza.
Mi rendo conto di essere ancora sotto l'effetto dell'ebbrezza di emozioni, endorfine, adrenaline e tossine.
È una alterazione che conosco bene, avendo partecipato per tre volte al Tor, e che ho qui ritrovato, dopo anni di astinenza.
© Damiano Benedetto
Fatti i cinquanta, abbandonate le gare di ultramaratona che mi hanno assorbito corpo e spirito, mi sono trovato libero di non gareggiare. Di correre per il solo piacere e senza dover dire o dare nulla a nessuno.
Ed è accaduta così, come una meteora, la scelta di un nuovo obiettivo, che mi ha portato fuori dalla calma piatta letargica dell'inverno e della primavera nevosa. Che mi ha spinto a fare un qualcosa in più, un po' alla volta, che mi ha portato ad ascoltarmi bene e a scoprire cose del mio organismo che avevo ignorato finora.
Ero intimorito, ma sereno, determinato, e rilassato al tempo stesso. Me lo sono goduto, un passo alla volta, in un crescendo di felicità che è sbocciata come un fiore risplendendo gioia sulla linea del traguardo.
■
Collé e Negra trionfano a tempo di record nella seconda edizione di Cervino Matterhorn Ultra Race
[Redazionale]
© Damiano Benedetto
Sfida stellare nella 173 chilometri, la gara regina partita all’alba di venerdì da Breuil-Cervinia. Ha chiuso con un tempo strepitoso il valdostano Franco Collé (Team Kailas), stravolgendo qualsiasi tabella di percorrenza, il campione di Gressoney ha fatto ritorno a Breuil-Cervinia dopo 26 ore 29’15” di avventura su sentieri, tratti rocciosi e di ghiacciaio. Ha corso gran parte della gara con Andrea Macchi (Dinamo Team), insieme hanno affrontato la notte, poi sulla salita verso Trockener Steg e il Teodulo, l’accelerata vincente del valdostano. Macchi ha concluso in 27 ore 15’15”, abbassando anche lui di molto il tempo dello scorso anno (33 ore 38’22”) quando vinse insieme a Galen Reynolds (Team Montane), quarto in questa edizione. A completare il podio il nepalese Sangé Sherpa (Team Kailas) in 28 ore 55’07”.
Nella gara femminile trionfo e grande emozione per Elisabetta Negra che fino alla base vita di Sankt Niklaus ha lottato a stretto contatto con Lisa Borzani. Al Col Collon si era portata al comando, poi la padovana - ormai trasferitasi tra le montagne della Valle d’Aosta - è tornata leader approfittando dei tratti in piano. Un tira e molla durato fino alla seconda base vita, quando Elisabetta Negra ha proseguito in solitaria arrivando sul traguardo in 31 ore 24’39”. A completare il podio Lisa Borzani (34 ore 04'27") e la basca Silvia Trigueros Garrote, vincitrice un anno fa e questa volta costretta a inseguire. Per lei un tempo di 36 ore 55’02”.
■
© Pressoffice
Interviste
a cura di Matteo Grassi
Franco Collé
Franco, hai fatto ancora una volta una splendida gara. Il livello dei top runner era alto e poteva mandarti su di giri. Raccontaci come l'hai scelta come l'hai gestita e che prospettive hai per la stagione.
Ci tenevo molto a questa gara. Sia perché non conoscevo il percorso (a parte alcuni tratti comuni con la Swisspeaks), ma anche perché la immaginavo giustamente in linea con le mie caratteristiche preferite in termini di paesaggi, di dislivello e tecnicità del tracciato.
Questa gara si inserisce nella mia stagione come avvicinamento al TOR e voleva essere un test generale per valutare la mia condizione. Al Gran Trail Courmayeur ho provato a testare le sensazioni sui primi 100 km e sono state ottime. Così mi sono presentato al CMUR con l'intenzione di provare un ritmo costante ma un pochino più alto e devo dire che anche grazie alla compagnia di Andrea Macchi siamo riusciti a fare una buona andatura.
Nell'ultima parte, da Zermatt al Teodulo e poi giù a Breuil-Cervinia sono riuscito a cambiare ulteriormente il passo. Ottima conferma del buon stato di forma, ma soprattutto del fatto che gli acciacchi dello scorso anno sono ormai alle spalle.
© Pressoffice
Elisabetta Negra
Elisabetta non sei nuova nel monde del trail, ma quest'anno è cambiato qualcosa. Ricordiamo la vittora (in copia con Giulia Zanovello) alla Monte Rosa Skymarahon, meglio nota come AMA, Alagna Monte Rosa Alagna. E poi questo straordinario successo spuntato tra le due contendenti annunciate Borzani e Trigueros.
Ti ho vista correre da dentro la gara, avendo condiviso alcuni chilometri, dalle battute iniziali al finale, dal primo all'ultimo ghiacciaio... Sei sembrata, concentrata e determinata, sicura. È così?
Raccontaci come l'hai vissuta: perché hai scelto questa gara, come l'hai preparata, cosa ti aspettavi e com'è andata.
Quest'anno sono stata spostata a insegnare a Cervinia. Il trasferimento di valle (da quella del Lys) mi ha un po' destabilizzata, ma poter ammirare ogni giorno la Gran Becca, mi ha dato tante emozioni. È stata l'occasione per scoprire nuovi sentieri e, dopo due anni difficili, per sentirmi di nuovo viva e con tanta voglia di sorridere e sognare.
Siccome lo scorso anno, proprio il giorno della gara ero in cima al Cervino, ho pensato che quest'anno avrei potuto girarci intorno! Ho scelto di fare questa gara in vista del TOR, la grande avventura da cui tutto ha avuto inizio (nel 2014, prima giocavo a calcio) e alla quale tonerò il prossimo settembre.
Due giorni prima della gara ho incontrato la mamma di un bimbo che mi ha portato in dono una collana con delle montagne e la frase "adventures awaits: go find It". Con il pettorale in mano leggo questa frase, e mi dico: "si quello che voglio è proprio partire per un'avventura", qualche minuto dopo mi arriva un video messaggio di in bocca al lupo da parte dei bambini che porto a correre. Questi piccoli episodi mi hanno fatto sentire forte, non avevo più paura.
Avevo provato in solitaria in tre giorni il tratto da Arolla a Cervinia. E poi avevo pianificato i ristori con la mia famiglia, mamma e papà assistenti boomer, mia sorella e mio cognato assistenti top, mio fratello e l'amica Katrin pronti a darmi forza all'ultimo ristoro a Trockener. Avevo elaborato le tabelle dei passaggi (poi completamente sconvolte). Non ero sola, ero pronta e libera per partire per quest'avventura.
Sono partita felice e non vedevo l'ora di scollinare il Teodulo per regalarmi il traguardo a Cervinia dopo un anno qui ad insegnare voleva dire per me un emozione unica, coronare un sogno. Non mi aspettavo di vincere né di stare davanti alle big del TOR. Volevo solo divertirmi e fare quello che più mi piace cioè correre, camminare e stare tra le mie montagne.
© Damiano Benedetto
La gara è partita subito bene, stavo bene dietro a Lisa Borzani a chiacchierare, mentre Silvia Trigueros sembrava subito in difficoltà infatti ci ha fatto passare o forse non sopportava piú le nostre parole. Sentivo che in salita stavo bene, mi sono leggermente staccata da Lisa al Col Collon, ma sapevo che sarebbe rientrata subito giù ad Arolla e nella salita dopo verso il Col Torrent è stata lei a mettere il turbo e non riuscivo a starle dietro. Ho preso il mio passo ascoltando le mie sensazioni, sono riuscita sempre ad alimentarmi bene grazie anche all'assistenza della mia famiglia tra riso, pasta e panini mi rifornivano di continuo... non so quanto ho mangiato! Arrivo a Zinal e Lisa è già via: caspita speravo di salutarla in base invece aveva proprio cambiato marcia. Ma avevo buone sensazioni e sapevo che dovevo tenermi un po' per cercare di correre nel piano verso il Weisshorn dove infatti ho recuperato degli atleti maschi. Al ristoro le ragazze bevevano lo spritz e quasi mi fermavo con loro. Ma ovviamente no, ho continuato a correre fino a Gruben dove mio cognato e mia sorella mi hanno accolto alla perfezione, con calma e tranquillità ho mangiato e bevuto e ricaricato la frontale. Da lì ho raggiunto di nuovo Lisa, stavo bene. Abbiamo chiacchierato un attimo poi ho preso il mio passo e sono arrivata a Saint Niklaus per prima, dove ho mangiato chiacchierato un po' con i miei, fatto mettere un tape da Patacchini, poi è arrivata Lisa e siamo ripartite insieme convinta che nel piano avrei tribolato a starle dietro a correre. Invece sono partita a recuperare Gianluca Caimi e Mattia Negro con cui ho affrontato la ripida salita verso l'Europahutte. Ho preso fiducia quando ho visto che li staccavo. Da lì ho cercato di motivarmi per andare veloce a raggiungere mia sorella a Taschalp e da lì in picchiata verso Zermatt, pensavo caspita sono prima potrei vincere, ma poi mi dicevo: sicuro che tornano sotto le altre...
L'ultima salita l'ho un po' patita, ma il tifo di mio fratello e Katrin mi ha dato la grinta di non mollare. Fino all' arrivo non ci potevo credere... vincere la mia ultra qui a Cervinia che per nove mesi è stata la mia casa. È stata un'emozione unica.
All'arrivo c'erano i miei cari, gli amici, i bambini della scuola, e i ragazzini dei corsi di Trail. È stato unico, e poi c'erano i campioni Franco Collé (con Giuditta Turrini) e Andrea Macchi che invece di riposare mi hanno aspettato. È stato troppo emozionante non ci volevo credere e non ci credo ancora.