IL VENETO COME NON L’AVETE MAI VISTO

Il Veneto Gravel non è una gara, non ci sono classifiche né premi, neppure una maglietta “finisher”: eppure, arrivata ormai all’ottava edizione, è riuscita a radunare 1.800 avventurosi provenienti da 30 nazioni diverse. Quale il motivo di un tale successo? Ci siamo stati con l’obiettivo di scoprirlo.

QUANDO SI DICE FARSI IN QUATTRO

L’edizione 2024 del Veneto Gravel presentava quattro percorsi, così da permettere, da un lato di scoprire angoli diversi della regione, dall’altro di partecipare anche chi non ha la “gamba” per le distanze più lunghe.

⬛ VG-Classic 720Km +4300D

🟫 VG-Short Beach 400Km +2800D

🟨 VG-Short Lake 400Km +1800D

🟩 VG-Newbie 200Km +2800D
Una gara quattro distanze

Tutte e quattro le “tracce” partono e arrivano a Bassano del Grappa, con la Classic di 720 km che fa il giro completo della Regione da Est ad Ovest e ritorno. La “Beach”, nata nel 2021, dopo una prima parte che sale verso Belluno, si sviluppa verso il mare Adriatico andando ad esplorare le località balneari di Caorle e Jesolo, prima di ritornare verso Bassano, passando per Treviso. La “Lake”, nata nel 2023, viaggia verso Ovest, fino al Lago di Garda, per poi ritornare alla base, passando per Verona. Infine la “Newbie”, novità del 2024, dedicata a chi non si è mai iscritto perché immaginava il Veneto Gravel troppo per la sua portata.

BIKEPACKING UNSUPPORTED

In tutto il mondo negli ultimi anni hanno preso piede gli eventi di “bikepacking unsupported”, completamente diversi dalle classiche granfondo che si svolgono su strade presidiate, interdette alle auto, con assistenza medica e ristori lungo il percorso. Negli eventi bikepacking unsupported, in cambio del costo di iscrizione, viene fornita solamente una traccia gps da seguire, una data e un luogo di partenza. Tutto il resto devi organizzartelo da solo: puoi decidere quando fermarti a mangiare, dove e se dormire, quanti giorni “restare sulla strada” (il tempo massimo era di 6 giorni!). A prima vista il successo di queste gare sembra insensato, ma quando partecipi ne capisci presto le ragioni: non c’è competizione come nelle granfondo, ma allo stesso tempo c’è la socializzazione dell’esperienza che manca completamente nei cicloviaggi in solitaria. Inoltre chi organizza questo tipo di eventi, conosce benissimo il territorio, sia dal punto di vista morfologico che storico e culturale. Quella traccia non è solo un insieme di punti per spostarsi da un luogo all’altro, ma racchiude in sé il meglio che un territorio ha da offrire e le migliori strade e sentieri per raggiungerli.
Foto di Luca Maria Cerqui numero 2

Foto di Luca Maria Cerqui

 

 

VERSO IL LAGO

Noi di Spirito Trail abbiamo scelto la versione “Lake” da 400 km affrontandola in modalità “ultra-trail”, ovvero in tappa unica, pedalando per tutta la notte… un errore madornale! Errore perché è un peccato imperdonabile attraversare durante le ore notturne gioielli come Arquà Petrarca, Este, Montagnana, Isola della Scala, Valeggio. È un peccato madornale ridurre il Veneto Gravel a una prova sportiva di resistenza, invece di lasciarsi ammaliare dalla bellezza, immergendosi completamente nel paesaggio.

Il percorso è tecnicamente molto semplice, tutto lungo piste ciclabili, strade secondarie, qualche sentiero e non richiede abilità di guida particolari: è il regno delle gravel che riescono a coprire distanze considerevoli con velocità ben superiori alle mountain-bike.

Foto di Luca Maria Cerqui numero 3

Foto di Luca Maria Cerqui

La base dell’organizzazione e punto di partenza e arrivo è Villa Angaran a Bassano del Grappa, dove i volontari aspetteranno gli iscritti per i sei giorni successivi. Dopo i primi km per scaldare le gambe immersi nelle verdi colline di Sopracastello a San Zenone degli Ezzelini, la traccia prende il Sentiero degli Ezzelini percorso ciclabile che segue i torrenti che scendono dall’asolano verso Castelfranco Veneto e poi Padova. Siamo in tanti, ma non c’è mai la sensazione di sovraffollamento, ed entrati a Padova, c’ è chi si ferma a cenare, chi cerca un b&b in cui dormire.

Si entra nella notte sui saliscendi del Parco dei Colli Euganei, con il passaggio nel borgo medievale di Arquà Petrarca che tenta i ciclisti con le sue osterie in cui si intravedono le luci e i calici alzati degli avventori.

Ma la notte è ancora giovane e più avanti ci aspettano le città fortificate dei Colli Euganei: Este e poi Montagnana che hanno conservato per buona parte le loro mura medievali e rinascimentali che oggi rappresentano un importante elemento di attrazione turistica. Il passaggio per l’antica Porta Vicenza, a Montagnana, ci catapulta nel Medioevo, grazie ai suoi portici, alle casette colorate e ai vicoletti di acciottolato che si snodano tra piazze e antichi monumenti.

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Pedaliamo lungo campi e strade di campagna, ipnotizzati dal sonno e dalla luce della frontale, attraversando Isola della Scala, Castel D’Azzano, Villafranca Veronese e Custoza: peccato esserci arrivati troppo presto, altrimenti avremmo potuto godere dell’alba sul lago di Garda. Ma è questione di poco, perché i primi raggi di sole illuminano le torri merlate del castello Scaligero di Valeggio. Da lì imbocchiamo la ciclabile del Mincio, scorrevole e velocissima, che in un attimo ci conduce alle imponenti mura veneziane di Peschiera del Garda che sono diventate Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco.

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Dopo un bel tratto panoramico lungo il lago, inizia la ciclovia dell’Adige e del Sole che ci porta fin sotto l’Arena di Verona. Sotto le nostre ruote ci sono già 270 km ma il difficile deve ancora arrivare: si alza un vento fortissimo che ovviamente soffia in direzione contraria (è il corrispondente ciclistico della legge di Murphy “se soffia il vento, sarà contrario”). Costeggiamo i colli Berici e nonostante Eolo, il dio dei venti, ci sia contrario, non possiamo non rimanere ammirati dal paesaggio stupendo. Ultimo tratto lungo la ciclabile Riviera Berica e poi il drittone infinito della Treviso-Ostiglia. Ormai siamo arrivati, il Brenta alla nostra destra ci segna il cammino, ma ogni piccola salita diventa lo Zoncolan e il fondoschiena reclama una sedia con cuscino incorporato invece di un sellino rigido.

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Ultimo passaggio sul Ponte del Brenta stracolmo di Alpini che festeggiano chissà quale ricorrenza tra cori e bicchieri levati in alto ed eccoci tornare a Villa Angaran. 402 km in una notte e un giorno, immersi nel Veneto che credevamo di conoscere ma che è riuscito a sorprenderci con angoli mai visti.

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Attrezzature utilizzate

In questa Veneto Gravel abbiamo utilizzo il set completo da cicloturismo realizzato da Thule: Thule Tour Rack, abbinato al Thule Pack ‘n Pedal e a due borse Thule Shield da 13 litri ciascuna. Sperimentato ormai in tutti i nostri cicloviaggi è una sicurezza che non ci delude mai, anche se nel caso del Veneto Gravel fatto tutto "in una tirata" sarebbe bastata una borsa sottosella da bikepacking.

Il Thule Tour Rack permette di trasportare anche i carichi più pesanti proteggendo al contempo il telaio della bici. Si adatta a ogni tipo di bicicletta (sia gravel che mountain bike) e a ogni dimensione delle ruote (abbiamo utilizzato due mountain bike con ruote da 29’’) e può essere montato sia anteriormente che posteriormente.

I telai laterali Pack'n Pedal  sono compatibili con quasi tutte le borse da viaggio.

Le borseThule Shield non necessitano presentazioni, poiché hanno fissato uno standard di qualità nel settore delle borse da cicloturismo: impermeabili, resistenti, facilissime da agganciare e sganciare dal telaio in pochi secondi.
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