Di Thomas Lorenzi, a cura di Andrea Vagliengo
Quando esco per un’uscita di corsa in inverno, al freddo, il pensiero vola ai pionieri di fine 800 e dei primi del 900, quegli alpinisti che salivano le cime più impervie con trench in lana cotta, pantaloni alla zuava e guanti improvvisati e realizzo l’enormità dei passi avanti che ha fatto la tecnologia dell’abbigliamento sportivo. Oggi la tecnologia mette a disposizione una serie di attrezzature che ci permettono di affrontare le nostre sfide trail in tutta comodità, tenendo a bada gli elementi. Non occorre granché per effettuare una seduta d’allenamento con clima mite. Tutt’altra storia invece è riservata alla corsa sulla neve o con clima rigido.
Caldo
Caldo. Cielo terso. Giornate generose regalano luce naturale fino a tarda sera. Indosso una canotta, un paio di pantaloncini, scarpette da running. Il corpo in movimento lentamente afferra il proprio spazio. L’anima si sintonizza sulle frequenze dello sfondo che scorre. Il passo detta il ritmo. Lo sguardo volge all’orizzonte. Il cuore accelera, pulsa. La mente si libera. Corro.
Freddo
Movimenti rallentati. Tutto risulta statico intorno a me, immobile. Il corpo necessita di qualche minuto per abituarsi alla temperatura. Lo scricchiolio della neve sotto i nostri piedi mi culla. Una nenia antica, dal sapore ancestrale. La pelle del viso è sferzata dal freddo. A poco a poco, diventa una sensazione amica, addirittura piacevole. Troviamo rifugio nei nostri capi caldi e nei nostri pensieri. Libertà.
L’ABC dell’abbigliamento invernale
La cipolla viene citata spesso nell’ambito delle attività sportive, soprattutto quelle di montagna, a causa della sua conformazione a strati. Infatti vestirsi a strati, “a cipolla”, durante un’attività aerobica è un sistema efficace per ottimizzare l’evacuazione dell’umidità corporea, garantendoci la miglior termoregolazione possibile. Lo sapevano i nostri nonni, che andavano in montagna con un’attrezzatura nemmeno lontanamente paragonabile alla nostra, applicando però una strategia di layering del tutto analoga a quella che utilizziamo oggi.
La scelta di un abbigliamento termico adatto alle proprie esigenze è uno degli aspetti più importanti per correre senza rischiare di raffreddarsi. I capi d’abbigliamento in materiale sintetico (poliestere, polipropilene, poliammide), uniscono un buon livello di comodità a proprietà di elevata idrorepellenza, permettendo di allontanare il sudore dalla pelle. Un fattore importante da tenere in considerazione è, infatti, quello di scegliere un capo che rimanga piuttosto aderente al nostro corpo, in modo da ridurre al minimo la quantità di aria tra la pelle e il tessuto.
Il primo strato (layer 1), a contatto con la pelle, deve essere termico e particolarmente traspirante. Scegliamo un capo comodo, con cuciture piatte, che riesca ad evacuare adeguatamente l’umidità corporea. Può essere con manica corta oppure lunga, questo dipenderà dalle nostre esigenze e dalle abitudini personali. Alcuni preferiscono le fibre sintetiche, altri invece si trovano meglio con tessuti naturali come la lana merino che conserva le sue caratteristiche di isolamento anche da bagnata, oppure una combinazione dei due.
Il secondo strato (layer 2) è tendenzialmente costituito da un capo più strutturato, una maglia a manica lunga, con collo alto. Pile, fleece, combinazioni di tessuti termici isolanti ad altri più traspiranti: il mondo dei cosiddetti “mid-layer”, gli strati intermedi appunto, è ricco di alternative. Il mio consiglio personale, dettato dall’esperienza, è quello d’indossare un capo fornito di zip a mezza lunghezza che permetta la regolazione dell’aerazione in caso di caldo eccessivo. A tal proposito, sconsiglio d’indossare un primo strato a collo alto: un semplice girocollo permette una maggior ventilazione e controllo dell’umidità. Inoltre, in caso di necessità, è sempre possibile aggiungere uno scaldacollo come ulteriore protezione.
Il terzo strato (layer 3), a seconda della temperatura esterna, può essere costituito da capi anche molto diversi fra loro. In genere, si tratta di una giacca: un antivento a manica lunga o a gilet, un “guscio” impermeabile con cuciture termosaldate, o addirittura una giacca calda in piuma, in Primaloft o con altri tipi d’imbottitura sintetica. Sovente, quando fa molto freddo, è buona pratica portare con se una combinazione di questi modelli, da utilizzare in maniera combinata in caso di necessità: un guscio in montagna non deve mai mancare e ad esso può avere senso aggiungere uno strato caldo in caso di bruschi cali della temperatura o di peggioramento meteo improvviso.
Il segreto è sperimentare
Ricordando che la percezione corporea di chi corre è circa di 10 gradi superiore rispetto a quella riportata dal termometro, non dobbiamo coprirci troppo durante la nostra attività. Per lo meno, dobbiamo avere modo di poter togliere il terzo strato in caso di necessità e riporlo agevolmente nello zaino, legandocelo in vita o in alternativa tenendolo in mano. La percezione del freddo è personale, ma ci sono fattori esterni come il tasso di umidità, il vento e la quota che possono alterarla in modo significativo, per cui è sempre meglio essere pronti a gestire l’evenienza: col freddo non si scherza!
Un altro aspetto da tenere in considerazione è l’orario in cui s’intende correre. Al mattino presto come alla sera, le temperature saranno più rigide rispetto alle ore centrali del giorno. Come già precisato nell’articolo precedente, il consiglio è quello d’iniziare l’attività avvertendo un po’ di freddo, sentendo la necessità di muoversi per riscaldarsi. Se appena usciti di casa vi sentite a vostro agio da un punto di vista termico, è praticamente certo che vi siete vestiti troppo e che avrete caldo durante l’allenamento, per lo meno a parità di quota e di condizioni meteo. Inoltre, un fattore determinante nella scelta dell’equipaggiamento sono la distanza e la durata dell’allenamento o della gara che intendiamo affrontare. In base a ciò dobbiamo predisporre le attrezzature e i cambi d’abito, che ci permetteranno di affrontare in tutta sicurezza le avversità davanti alle quali il clima rigido e la neve ci porranno.
L’importanza degli accessori: dalle scarpe alle ghette, dai guanti al copricapo
Partendo dai piedi, è bene puntare su una calzatura con una membrana idrorepellente o, meglio, impermeabile. La protezione aggiuntiva, oltre a tenere acqua, fango e neve al di fuori delle vostre scarpe, terrà anche il piede asciutto e caldo durante le vostre attività. In combinazione alle suddette calzature, è bene munirsi di una calza termica che assicurerà maggior protezione dal freddo.
Quando ho affrontato la mia avventura in Lapponia, mi sono affidato a scarpe da trail Saucony Xodus con membrana in Gore-Tex e calzini Cep Compression in lana merino. In aggiunta, ho utilizzato anche una ghetta alta impermeabile che impediva alla neve di infilarsi nelle scarpe. Avevo sperimentato questa combinazione sulle Dolomiti di casa e ha funzionato bene in entrambe le occasioni. Altri atleti, il giorno della gara, indossavano scarponi leggeri oppure scarpe da trail con ghetta incorporata. Qualcuno addirittura degli scarponi da alpinismo. Nonostante la Lapponia mi abbia proposto una gradevole temperatura di -29° (!!!), con il vento ululante a far percepire un’ulteriore decina di gradi in meno, questa configurazione si è rivelata ottimale, permettendomi di non accusare particolarmente il freddo.
La testa va protetta in modo efficace: tenendo a mente che il capo dissipa il 30% del calore corporeo, va curata con particolare attenzione. Allo stesso tempo, però, non dobbiamo sudare troppo per cui è importante privilegiare berretti, Buff e bandane varie con una buona combinazione di protezione e traspirabilità. Il capo funge da radiatore e dissipa il calore corporeo per una termoregolazione ideale. Anche in questo caso vale la regola dello sperimentare. In non soffro particolarmente il freddo a testa o orecchie, infatti una fascetta mi è stata sufficiente per fronteggiare la gara. Solo nelle ore notturne più fredde, ho alzato il cappuccio del piumino per una protezione ulteriore.
Particolare attenzione va dedicata alle mani, anche in questo caso è consigliato l’utilizzo di diversi strati. A contatto con la pelle, consiglio un guanto leggero, in materiale tecnico, protettivo ma molto traspirante. Questo ci permetterà, in caso di necessità, di svolgere le operazioni base (come ad esempio fare pipì o aprire qualche cerniera), senza dover togliere completamente i guanti, contando comunque su un minimo di protezione. Il secondo strato dovrà essere più strutturato, con una copertura antivento e possibilmente impermeabile. Questi due strati dovrebbero assicurare una buona protezione in caso di corsa in clima rigido e l’impermeabilità si rivelerà utile in quelle attività trail in cui è previsto qualche tratto d’arrampicata su roccia ricoperta da neve oppure in caso di cadute, durante le quali le mani possono affondare ripetutamente nella neve. In caso di temperature davvero polari, potremmo attrezzarci di moffola himalayana, che assomiglia ad un guantone da boxe: l’assenza di separazione delle dita, permette di creare una sorta di bolla d’aria calda all’interno di una camera, formata da più strati.
Batterie e lampade frontali
Quante volte in inverno, la nostra auto ci lascia a piedi con la batteria fuori uso? E’ risaputo che col freddo la batteria si scarica molto velocemente, per cui un aspetto da non sottovalutare è la resistenza al freddo dei nostri dispositivi elettronici durante le uscite invernali. Se si prevedono gite particolarmente lunghe in clima rigido, occorre usare alcuni accorgimenti che ti permettano di conservare le batterie il più a lungo possibile. Buona norma è stivare le batterie di ricambio, o la stessa lampada frontale, dentro la zaino, avvolta tra gli indumenti più caldi. Questo ne preserva di gran lunga la longevità. Un'altra via è trasportare la lampada frontale a contatto con il corpo, precisamente tra il primo e il secondo strato d’indumenti. Il calore generato permetterà un preservarsi maggiore della carica.
Durante la mia Rovaniemi 150, ho utilizzato una frontale Led Lenser H7 R2 che ho tenuto direttamente a contatto con la testa sotto la fascetta. Questa si è rivelata una mossa vincente, tanto che la batteria al litio non ha subito cali anomali. Ho gareggiato durante tutta la competizione con la stessa carica. La action cam che avevo con me, invece, ha avuto un crollo incredibile, tanto che dopo 4 ore dal via, nonostante lo scarso utilizzo, si è data per vinta quando la temperatura ha cominciato a scendere intorno ai -15°.
In ultima battuta è doveroso fare un appunto sugli occhi. Coprire gli occhi è fondamentale non solo nelle belle giornate soleggiate, ma anche quando si corre al freddo. Il riverbero della neve, infatti, è particolarmente deleterio per la vista. Per questo motivo è importante munirsi di appositi occhiali da sole con un’adeguata protezione, meglio se polarizzati e con trattamento anti-riflesso. La protezione non dovrebbe essere inferiore al 3° livello.
Anche di notte, però, possiamo imbatterci in clima freddo, nevoso o ventoso: l’utilizzo di una maschera da sci ben coibentata può fare la differenza tra l’avanzare o il doversi fermare. La maschera dovrà essere ampiamente collaudata e sufficientemente ventilata. Questo eviterà che si formi della condensa, che con la bassa temperatura potrebbe ghiacciare, rendendo inutilizzabile la protezione.
Sperimentare i materiali sulle brevi distanze è il primo passo da seguire. Il tempo e l’esperienza ci aiuteranno ad affrontare chilometraggi superiori e percorsi sempre più impervi, portando l’attrezzatura al limite. E’ estremamente importante testare il materiale e capire i nostri limiti così come le nostre esigenze, per non farci cogliere impreparati quando madre natura ci metterà alla prova.
Nel prossimo e ultimo articolo parleremo delle “mitiche” gare sulla neve, trattando aspetti come l’alimentazione e l’idratazione, la gestione dello sforzo e la preparazione del materiale. Prenderemo in esame anche l’aspetto psicologico e l’attitudine alla resilienza.
Alla prossima!
***
Thomas Lorenzi
Istruttore di nuoto, Allenatore federale, docente ed esaminatore regionale. Preparatore atletico, si dedica a trailer, ultratrailer e triatleti.
Responsabile atleti ed eventi Saucony per l’Italia, nonché tecnico del prodotto e biomeccanico, tiene interventi sulla corsa naturale. Da sempre amante della montagna, dopo la piscina coniuga l’amore per gli spazi aperti con la passione per il running.
Tra le molte gare suo palmares (UTMB, LUT, 100km del Sahara e Antico Troi degli Sciamani per citare le più importanti) annovera gare come può vantare la partecipazione alla Rovaniemi 150 Winter Arctic Race, una gara di 150 chilometri che si svolge a febbraio nella selvaggia tundra finlandese.