Inverno senza fine

di Andrea Vagliengo

Il calendario dice che siamo arrivati a metà marzo, tra poco più di una settimana comincerà ufficialmente la primavera, però il meteo non ne vuole sapere di mandare in letargo questo inverno così nevoso e ricco di precipitazioni. Le condizioni dei sentieri di montagna, soprattutto sulle Alpi dai 1500 metri di quota in su, sono assolutamente invernali, sovente con accumuli di neve superiori al metro: la luce è quella della bella stagione, del risveglio, le giornate si sono allungate e le temperature non sono rigide come durante i mesi di dicembre e gennaio, tuttavia se si vuole mettere insieme un po’ di chilometri e dislivello in montagna bisogna equipaggiarsi in modo appropriato. Nel seguito vi illustro il materiale che sto utilizzando per le mie uscite lunghe (dalle 2 ore in su, a seconda delle occasioni), su percorsi che spaziano dai 1500 ai 2600 metri di quota.

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Partiamo dalla cosa più importante: le scarpe. Per correre tante ore nella neve, è fondamentale indossare scarpe confortevoli, asciutte e calde quando basta da non patire il freddo. Ve ne ho parlato proprio su questo blog, le Atom S EVO OD di Scarpa sono state una delle soprese di questa stagione: comodissime, ottimo grip su tutti i terreni, piedi asciutti grazie alla membrana Outdry e alla ghetta impermeabile integrata che sale fin sopra la caviglia. Semplicemente perfette, soprattutto quando non sappiamo se incontreremo anche tratti di neve fresca o smossa lungo il tragitto.

Altrettanto importante è l’utilizzo di un intimo confortevole, che ci tenga caldi e asciutti minimizzando gli sfregamenti e irritazioni. Io mi trovo bene con boxer in tessuto sintetico, elasticizzati e traspiranti; stessa scelta, in termini di materiali, anche per l’intimo a manica lunga di peso medio e con girocollo pronunciato. Il tessuto sintetico mi tiene caldo dandomi sempre la sensazione di essere asciutto e questo mi permette di non dovermi portare abiti di ricambio nello zaino. Come calze, io preferisco utilizzarle di peso intermedio, di modo non siano troppo calde e spesse ma che mi garantiscano quel pizzico di protezione in più rispetto ad un modello estivo.

Come strato intermedio, per queste uscite primaverili prediligo un secondo strato che mi protegga dall’aria favorendo al contempo una buona traspirazione quando le temperature non sono particolarmente rigide. Durante l’ultima ondata di Burian, ho dovuto prediligere capi più protettivi, con imbottiture pesanti per far fronte al freddo intenso, ma in linea di massima per le uscite marzoline mi trovo bene con un semplice collant da corsa (meglio se dotato di tasche capienti in vita) e una softshell manica lunga. Il bello della softshell è che, con meteo freddo ma asciutto, garantisce una protezione eccellente dall’aria offrendo, per contro, una traspirabilità che nessun guscio impermeabile potrebbe mai raggiungere. Io ne ho due, una invernale con pannelli di tessuto termico e una invece più primaverile e adatta alle mezze stagioni, che alterno in base alle condizioni meteorologiche.

Siccome parliamo di uscite in montagna e non a quote collinari, per me è sempre importante avere un completo impermeabile nello zaino. Per la giacca, quando c’è da salire in alto mi trovo bene con il Gore-Tex o comunque con un guscio a tre strati che mi garantisca la massima protezione in caso di maltempo improvviso. Stessa cosa per i pantaloni impermeabili, uno strumento molto sottovalutato che invece, combinato anche solo con un semplice collant da corsa, può migliorare drasticamente la gestione del nostro calore corporeo, anche nelle belle giornate di sole quando si alza un vento gelido e la temperatura percepita crolla anche di dieci gradi nel giro di pochi minuti. Per stare tranquillo, infine, nella stagione fredda porto sempre con me uno strato caldo aggiuntivo, un piumino leggero o un capo equivalente con imbottitura sintetica (che preferisco, per via del maggior potere riscaldante in condizioni di forte umidità). Occupa pochissimo spazio e il peso è minimo, ma il beneficio che può portare è inestimabile, soprattutto se per qualche motivo ci troviamo a dover rallentare il passo. Non a caso, nelle gare di endurance come il Tor è prassi averne sempre uno con sé per ogni evenienza, fosse anche solo per gestire meglio una crisi o un momento di stanchezza particolarmente intensa.

Per concludere, uno sguardo agli accessori. Molto utili i ramponcini, direi addirittura indispensabili sui tratti di sentiero soggetti a scioglimento del manto nevoso con successivo rigelo notturno: affrontare comodamente e in tutta sicurezza i tratti di ghiaccio vivo non ha prezzo! Se c’è da fare tanto dislivello sulla neve, non rinuncio al supporto di un buon paio di bastoncini rigidi (meglio evitare i modelli da trail “a sonda”) per scaricare un po’ la schiena durante la salita. Infine, mai dimenticare di coprire adeguatamente la testa e le mani: io prediligo l’utilizzo di un Buff a mo’ di fascia, portandone uno di riserva nello zaino da usare come cambio o come scaldacollo; per quanto riguarda i guanti, siccome patisco molto il freddo alle mani, mi capita spesso di portarne un paio leggero e uno più pesante, scegliendo l’uno o l’altro in base alle condizioni del momento. Per trasportare tutto questo materiale, uno zaino da dieci litri è un compromesso ideale per avere tutto a portata di mano occupando i volumi in maniera ottimale, ottenendo una buona stabilità senza compromettere l’accessibilità degli accessori.

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