È difficile trovare uno scrittore che sappia raccontare le corse sul filo di cresta delle montagne. Ancor più raro imbattersi in un poeta, che con poche parole, illuminanti, sappia tradurre le emozioni che correre a un passo dal cielo ci regala.
Marco Botti è un poeta skyrunner, che ama inerpicarsi sui chilometri verticali e, una volta arrivato in cima, capace di fermare sulla carta le emozioni vissute.
“Dove il cielo è l’aria che respiri” è il suo libro che racchiude i componimenti scritti negli ultimi quindici anni ispirati dalle sue esperienze di corsa sulle montagne. Sono le stesse emozioni che vivete tutti voi che amate correre sui sentieri e che a volte sono “impossibili” da tradurre in parole per chi non ha provato il trail.
Hombre vertical
È un attimo
e quell’attimo
è una rivelazione.
E la rivelazione è tutto:
quando ti rendi conto
di essere l’inverso
di ogni regola fisica,
la mela di Newton
che cade dalla pianta
ma al contrario:
sei il frutto
delle tue fatiche
delle emozioni
dei tuoi sogni.
Un frutto che cade
dalla terra verso il cielo.
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