È ora di "fare le presentazioni" e raccontarvi le scelte che abbiamo fatto per eleggere i candidati all'OSCAR del Trail 2017.
Andiamo con ordine e iniziamo dalla categoria "miglior trailer (internazionale) uomo".
Kilian Jornet
Il signor Trail. Nelle ultime stagioni era stato un po’ assente per inseguire il suo progetto Summits of my life. Quest’anno ha sistemato la pratica con la conquista dell’Everest ed è tornato ad arrivare davanti a tutti. Come ci aveva abituato. 1° alla Marathon du Mont Blanc, 1° alla Hardrock, correndo 90 km con il braccio fasciato, 1° alla Gleen Coe Skyline. Una sola macchia sul curriculum, quel secondo posto a Chamonix. Per la prima volta lo si è visto stanco, esausto e traballante. Per una volta un po’ meno alieno. Per una volta uno di noi.
Francois D’Haene
Ha vinto la gara più importante di tutti i tempi (UTMB 2017) e l’ha fatto dominando dall’inizio alla fine con un tempo che ha dell’incredibile. Basterebbe questo. Ma ci aggiunge anche le vittorie di Madeira e Maxi-Race di Annecy. Magari sembra un po’ freddo e poco social ma dove va vince. Semplice.
Luis Alberto Hernando
Ha il titolo di campione del mondo di Trail, eppure sembra rimanere un gradino sotto i primi due. È un altro che dove va vince (Transvulcania Marathon, The Rut, Epic Trail) e a Badia Prataglia aveva tutti contro. Ma poi ha evitato il confronto diretto preferendo vincere il circuito ISF piuttosto di buttarsi nella mischia di Chamonix.
Javier Dominguez
Mettiamo sempre il vincitore del TOR perché rimane una prova fisica-mentale che si prepara durante un'intera stagione, vale moltissimo ed è difficile paragonare con tutte le altre manifestazioni esistenti. E poi chi vince il TOR entra sempre nel cuore della gente. Quest’anno Javier Dominguez Ledo, segnando un tempo pauroso (nuovo record), si è guadagnato tutto il diritto di stare in questa categoria.
Tim Toffelson
5° alla Vibram Honk Hong 100, 1° alla Australia 100, 2° alla Speedgoat ma soprattutto 3° alla UTMB stando sotto le 20 ore. È esploso definitivamente quest’anno e sa gestirsi con esperienza. Potrebbe non essere la solita fiamma americana. Ah se insegnasse giusto due cose al buon compagno Jim.
Pau Capell
Un altro giovanotto (classe 1991) che è definitivamente sbocciato quest’anno. È partito forte molto presto con record e vittoria a Gran Canaria per poi proseguire con il 2° posto di Madeira (dietro a sua maestà D’Haene), scoppiare alla LUT mentre stava andando come un forsennato e concludere con un bellissimo 6° posto a Chamonix. Tantissime gare da febbraio a ottobre. Ma è giovane, lasciatelo fare.
Ryan Sandes
Quante volte ci ha provato a vincere la Western States? Se ne è perso il conto. Quest’anno sembrava si dovesse correre solo per il secondo posto. Davanti a tutti c’era Jim Walmsley e il suo obbiettivo di stare sotto le 14 ore. E invece è spuntato fuori il bel sudafricano, correndo in modo intelligente, lasciando andare il favorito e vincendo una delle edizioni più dure degli ultimi anni. Peccato che per il resto dell’anno abbia dormito un po’.
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