Una volta visto il percorso e le caratteristiche di questo Mondiale, andiamo a vedere chi potranno essere i possibili protagonisti.
Inutile girarci intorno, gli squadroni restano i soliti due, Spagna e Francia. Entrambe schierano parecchi pezzi grossi ed hanno elementi di qualità in buon numero. E questo vale sia in campo maschile che in campo femminile. Chi potrà inserirsi nella lotta? Qualche buon nome lo schierano anche altre nazioni, e se per il titolo a squadre sarebbe suicida puntare contro le due corazzate, nell’individuale la lotta è più serrata.
Iniziamo dalle donne.
La campionessa in carica Adeline Roche ed Amandine Ferrato, seconda a soli 3 secondi, ritornano. Sul percorso lungo di quest’anno, le due francesine sembrano sulla carta meno a loro agio. Dovrebbe essere invece terreno di caccia per un’altra ex campionessa del Mondo, Nathalie Mauclair.
Non sarà la Nathalie di tre/quattro anni fa che dominava in lungo e in largo, ma resta una pretendente di tutto rispetto. Altra francese che sembra in ottima forma è Lucie Jasmin, ma anche Sarah Vieulle e Claire Mougel possono inserirsi facilmente in un’ipotetica top-ten. Davvero uno squadrone.
Le spagnole rispondono con Maite Maiora, che vanta già un podio ai Mondiali 2015. Dopo un’ottima annata, è attesa a guidare la squadra a riprendersi una delle due posizioni di testa, dopo lo “sgarbo” delle ragazze italiane lo scorso anno. Assieme a lei, Azara Garcia, che come Maite è già salita sul podio ai Mondiali.
Le due guideranno una squadra che conta comunque Gemma Arenas, Laia Canes e Teresa Nimes a completare i ranghi: considerato il vantaggio di giocare in casa e la tipologia di percorso, io le vedo favorite anche rispetto alle francesi.
Gli Stati Uniti presentano una valida candidata al podio in Clare Gallagher. La ragazza del Colorado ha dimostrato il suo valore su tutte le distanze e su tutti i tipi di terreno, dalle 100 miglia a gare più corte, tecnico o corrribile. Vista in Italia due mesi fa, sembrava già in forma splendida.
Anche Kaytlyn Gerbin è un nome interessante, ma alla prima esperienza europea è difficile pensare che riuscirà a reggere l’intensità che solitamente caratterizza certe competizioni. Con Sabrina Little atleta decisamente più da piatto e veloce, e Leedham, Filipek e Pizzo a completare, gli USA non sembrano sulla carta in grado di giocarsi il podio a squadre.
Stessa cosa per la squadra britannica: Beth Pascall è un buon nome, Holly Page anche ma è più a suo agio sul breve. Forse Sarah Morwood potrebbe approfittare della sua velocità nel tratto iniziale e restare aggrappata al gruppo.
Altre nazioni con nomi spendibili: la Repubblica Ceca con Anna Strakova, Michaela Metova e Katerina Matrasova offre tre ragazze capaci di buone performance e con esperienza a livello europeo, mentre la Svezia sembra riporre le sue speranze in Kristin Berglund.
Allora meglio Ragna Debats, l’olandese che vive in Catalogna, già terza nel 2016: lei si che può davvero giocarsi il podio. È in forma, conosce bene le avversarie ed ha dimostrato di saper anche fare gara tattica. Possibile protagonista. Così come la polacca Magdalena Laczak che viene da una bella vittoria a Transgrancanaria. Australia e Nuova Zelanda non sembrano avere elementi in grado di inserirsi. Forse Anne-Marie Madden per le canadesi, che avevano in Kim Magnus un’altra buona candidata, ma viene da mesi di inattività, purtroppo. Restano da segnalare due ragazze che da anni vediamo nelle posizioni calde come Manu Villaseca e Denise Zimmerman (non male anche la sua compaesana Jasmin Nunige): difficile però pensare di vederle protagoniste in una gara che, presumibilmente, sarà nervosa e veloce da subito.
Per le nostre, la carta più accreditata è quella di Lisa Borzani, che alla top-ten Mondiale si era avvicinata nel 2015 con un undicesimo posto. Chissà che non ci faccia sognare con una bella gara in rimonta.
Passiamo agli uomini.
Anche qui resta il tema Francia vs Spagna, con qualche inserimento interessante possibile.
I francesi hanno il solito rooster criminale: partiamo per motivi di anzianità con Ludo Pommeret, che sembra non mollare un colpo su nessuna distanza. Dall’UTMB a roba da 50 km, è sempre nel vivo dell’azione, ed in gare molto combattute. Al quarto Mondiale, così come Sylvain Court, vincitore nel 2015, terzo nel 2016. Seb Spehler, due volte vincitore ai Templiers è la terza freccia pesante nell’arco francese, ma Romain Maillard e soprattutto Adrien Michaud sono comunque ottimi atleti capaci di inserirsi nelle posizioni pesanti.
Gli spagnoli rispondono con il campione in carica delle ultime due edizioni, l’inarrivabile Luis Alberto Hernando: lungo, corto, medio… resta lui l’uomo da battere, senza se e senza ma.
Anche se Cristofer Clemente e Pablo Villa sono due ottimi alfieri per King Hernando: specie il primo, sarà nel vivo dell’azione da subito a sgomitare coi francesi. Efren Segundo, Juan Jose Somohano e Santiago Mezquita completano la squadra.
Una bella squadra l’hanno messa su i britannici: Tom Owens, Jonathan Albon e la stella nascente Tom Evans sono un bel trio pesante ed eterogeneo. Se lavorano insieme potrebbero essere la grande sorpresa, con lo scozzese Ryan Smith a dare manforte se necessario e Robert Sinclair e Casey Morgan di supporto. Interessanti.
Bello anche il trio svedese Elov Olsson, André Jonnson e Johan Lantz. Per riuscire ad arrivare al podio a squadre dovrebbero azzeccare tutti e tre la giornata perfetta, ma Olsson specialmente è uno a cui la battaglia piace parecchio.
Vabbè, diciamola tutta, chi aspettiamo davvero a scombinare i piani di francesi e spagnoli è lui, Zach Miller. Atteso ad una gara delle sue, con tattica suicida dalle prime battute, saprà sicuramente animare la competizione: sulla carta, ha tutto per giocarsela con tutti. Vedremo. Nonostante la crescita sulle ultra, il suo compaesano Mario Mendoza non sembra uomo da top ten su questo percorso. Ma l’anno scorso un nono posto l’aveva comunque portato a casa.
Per l’Irlanda (ma da anni residente a SanFran e membro dei TamBoys), Paddy O’Leary sembra in forma e pronto a giocarsi le sue carte: possibile top-ten. Andris Ronimoiss per la Lettonia ha vinto due settimane fa il MIUT sorprendendo molti: pensare che abbia recuperato una gara così in due settimane è azzardato, ma potrebbe sorprendere. Diego Pazos, Dimitri Theodorakakos, Kota Araki, Sam McCutcheon… tutti nomi buoni, così come il contingente nepalese, che può sempre sfornare atleti di calibro internazionale. A me piace la coppia norvegese Erik-Sebastian Krogvig e Tom Erik Halvorsen, che sembra passare inosservata agli addetti ai lavori. Ma allora, se devo scegliere davvero una possibile sorpresa dico il canadese Nick Elson o il romeno Robert Hajnal, che sembra stia preparando la gara in maniera maniacale.
Finiamo con i nostri: un gruppo di ragazzi molto “dedicati” e che stanno preparando la gara davvero al meglio. Difficile trovare una punta di diamante, hanno tutti la possibilità di giocarsi le loro carte: dall’esperienza di Marco Zanchi a certi livelli, alla freschezza di Riki Borgialli, la solidità di Pizzatti e Fantuz (reduci da una bella prestazione nel 2017) alla “sorpresa” Wegher per finire con Andrea Macchi che forse è quello che più di tutti gradisce percorso e distanza. Speriamo di vederli protagonisti.
Appuntamento a sabato, tutti incollati al computer per seguire una gara che come al solito non lesinerà colpi di scena.
Info: http://penyagolosatrails.com/
Starting list: http://iau-ultramarathon.org/images/Trail%20World%20Championships%202018%20Competitor%20List%20Ver2.pdf
Live: https://penyagolosa.livetrail.net/