Professione trail runner

Nasce con Dinamo la prima squadra professionistica in Italia

 

Nei giorni scorsi abbiamo appreso della nascita del nuovo running team "DINAMO", la prima squadra professionistica nel mondo del trail. Era un po' che se ne chiacchierava, poi finalmente, dopo aver visto per la prima volta le maglie indossate da Minoggio, Reiterer, Cheraz e Magliano domenica scorsa al Brunello Crossing e quelle di Montani e Macchi all’Andersen Trail, ecco che finalmente il 14 febbraio è diventata notizia ufficiale.

Matteo Grassi ha intervistato per noi Fulvio Massa, sport manager del Dinamo Running Team. 

 

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Innanzitutto complimenti per questa nuova avventura. Ancora una volta il tuo nome è associato ad un ruolo da pioniere nel mondo del trail. Ci racconti come è nata questa idea?

L'idea nasce da Luca Spada, imprenditore, fondatore e CEO di Eolo, grande appassionato di sport, già fondatore di Eolo Team nel trail e di Eolo Kometa, squadra professionistica nel ciclismo. Il progetto DINAMO [di prodotti naturali per lo sport] nasce durante il Giro d'Italia 2022, mentre lo scorso settembre Luca ha chiamato Simona Morbelli e me proponendoci di creare una squadra davvero forte e significativa di atleti professionisti mutuando il modello delle squadre pro di ciclismo, dando a noi un ruolo molteplice: quello di sport manager e per Simona anche di Team Manager.

 

Julia Kessler, Fabiola Conti, Camilla Magliano, Andreas Reiterer, Cristian Minoggio, Davide Cheraz, Riccardo Montani, Mattia Gianola, Alberto Vender, Matteo Anselmi e Andrea Macchi. Come sono stati scelti e selezionati questi atleti?

Il nostro contributo è stato quello di trovare atleti in grado di coprire trasversalmente tutti i format della corsa outdoor, montagna e trail. Così, dopo una serie di contatti e aver valutato una ventina di possibili nomi, abbiamo messo assieme una squadra di 11 atleti fortissimi, ai massimi livelli ciascuno nel proprio format preferito, dal vertical alla corsa in montagna classica al trail, short e long.

 

Oltre ad aver riunito praticamente “il meglio di", in cosa consiste il vostro progetto sportivo?

Come ho accennato, DINAMO è il primo team professionistico nel mondo del trail, il che significa che a differenza di quanto accade nelle altre squadre sportive o collegate a brand commerciali, gli atleti non sono semplicemente sponsorizzati con materiali o rimborsi economici, i nostri atleti sono assunti, hanno un contratto per correre. Allenarsi, correre e gareggiare è il loro lavoro. A questo e solo a questo devono pensare. Al resto ci pensa la squadra che offre all'atleta un supporto di 9 persone completamente dedicate a loro, uno staff tecnico, staff nutrizionale, staff sanitario, un ufficio comunicazione, un ufficio legale, uno per i viaggi e la logistica.

 

Il podio maschile della 45 km 2048x1365

 

Una gestione decisamente differente da quelle che eravamo abituati a vedere fino a ieri. Pensi che ci saranno altri ingressi nel corso del 2023? 

Per ora la squadra è chiusa, tutti i nostri atleti hanno un contratto triennale, prevalentemente part-time per permettere loro di non perdere eventuali situazioni lavorative costruite nel tempo e a cui potrebbero prima o poi tornare. Ma ogni situazione è stata studiata ad hoc e personalizzata proprio per permettere loro di vivere più serenamente e al meglio questa esperienza.

 

Come l'hanno presa i Team ai quali avete portato via gli atleti? Ci sono stati malumori?

A dire il vero le reazioni sono state solitamente positive perché hanno capito che si tratta di una proposta diversa, di tipo professionale, un'opportunità nuova e inedita per questi atleti che permette loro di crescere a prescindere dall’ingaggio monetario, i ragazzi hanno l’opportunità di maturare consapevolezza, tutto lo staff ruota interamente attorno a loro, imparano cosa significa essere dei professionisti e noi tutti lavoriamo per permettergli di funzionare al meglio anche a livello personale.

 

Avete già pensato al suo sviluppo futuro, tipo altre discipline o categorie?

Sì, un'idea c'è. Stiamo pensando ai giovani, anzi giovanissimi, perché se si vuole provare a raggiungere importanti risultati a livello internazionale, come vincere un UTMB o le Golden Series o i Mondiali, non si può certo pensare di partire da atleti già formati. Bisogna costruire un vivaio, come succede per diversa tradizione e cultura sportiva in altri paesi come la Francia e la Spagna per esempio.

 

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 © Maurizio Torri

 

Tra l'altro nello Staff Dinamo c'è anche Giorgio Triacca (responsabile logistica e viaggi), già organizzatore del Campo dei Fiori Trail con cui ho collaborato qualche anno fa nell'epoca doro del progetto minitrail promosso da Spirito Trail!
Ma torniamo agli adulti. Avete in mente di costituire anche un team internazionale?

Sicuramente è uno scenario interessante, ma dipende da quelle che saranno le scelte aziendali di DINAMO, attualmente la scelta si è concentrata sul mercato italiano. Qualora l'azienda si affacciasse anche all'estero, allora potrebbe diventare plausibile. Per ora quindi il team è formato esclusivamente da atleti italiani, ma molto orientato alle competizioni internazionali, come dicevo prima, in termini assolutamente trasversali. Il nostro obiettivo è quello di portare gli atleti a raggiungere il massimo nelle più importanti competizioni dei più importanti circuiti e campionati, come le Golden Trail Series, UTMB World Series, Skyrunning World Series e i campionati mondiali WMTRC.

 

A proposito di Campionati Mondiali e di impegni con la Nazionale, rimane attiva la tua collaborazione con Paolo Germanetto per il settore trail di Fidal?

Certo. È un percorso nato nell'ormai lontano 2015 di cui sono, anzi siamo, particolarmente orgogliosi, per come è cresciuto il livello degli atleti a livello italiano e mondiale. Basta pensare al Campionato Italiano di Trail che fino a pochi anni fa era un titolo che passava in sordina, mentre oggi è diventato davvero l'evento clou dove ci sono tutti i più forti a battagliare per conquistare la maglia. O ai campionati mondiali in Thailandia dove la squadra azzurra ha conseguito risultati pazzeschi, soprattutto se rapportati a quelli di quando avevamo appena iniziato questo lavoro.

 

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E se qualche voce maligna parlasse di possibile conflitto di interessi tra il tuo ruolo in una squadra privata e quello di selezionatore per la maglia azzurra?

Da parte mia non c'è nessun segreto e nessun imbarazzo. È tutto alla luce del sole, sono diversi anni che alleno atleti, come del resto i miei colleghi del Team Italia, ma soprattutto il lavoro su cui si basa la costruzione della squadra nazionale è limpido, perché basato su criteri di selezione oggettivi, il che non lascia spazio a nessun dubbio.

 

Qual è il tuo ruolo e quello di Simona Morbelli in questo team? 

Il nostro ruolo è quello che esiste già in altre discipline ma non ancora nella nostra. Siamo sport manager e Simona e anche team manager ovvero abbiamo in gestione la direzione tecnica e sportiva. Simona ha anche un ruolo molto importante e delicato all'interno delle dinamiche del team che riesce a gestire grazie al suo passato sia di atleta di élite che manageriale.
Nella prima fase ci siamo occupati di costruire questo progetto, abbiamo individuato e selezionato gli atleti, messo in piedi lo staff tecnico coordinando tutti i servizi che fanno parte dell'assistenza globale offerta all'atleta. Coordiniamo i calendari, ci occupiamo dei programmi di allenamento, collaboriamo con gli allenatori di chi ha mantenuto il proprio coach, gestiamo le pubbliche relazioni, organizziamo i raduni, la formazione, pensiamo ai nuovi progetti.
Soprattutto siamo presenti a 360° quotidianamente, sia tecnicamente che a livello personale, cerchiamo di dare nell'immediato ogni tipo di risposta sia necessaria ai ragazzi oppure di muoverli nella direzione più opportuna dal momento che abbiamo all'interno dell'azienda i diversi supporti sopra elencati.

Ma ora avrei io una domanda per te: come la vedi, come l'hai vissuta questa novità del team professionistico?

 

Penso che sia stata una cosa naturale. Prima o poi ci si doveva arrivare. Il percorso che il trail a livello internazionale e italiano ha fatto in questi anni è stato di crescita esponenziale. Parlare di team professionistico fino a pochi anni fa non avrebbe avuto senso. Non c'era chi voleva investire, non c'era la struttura tecnica, non c'erano gli atleti. Oggi questi tre fattori evidentemente si sono incontrati.

Complimenti ancora a te Fulvio, a Simona e in bocca al lupo a tutto lo staff tecnico e soprattutto agli atleti.