PREPARARSI AL TOR. È POSSIBILE?

di Matteo Grassi

foto © Organizzazione

 

Dopo averne raccontato la storia attraverso le parole di Alessandra Nicoletti (ideatrice e capo dell'organizzazione) prosegue il nostro percorso ideale che ci porterà il prossimo 8 settembre sulla linea di partenza del Tor des Géants, il "viaggio dei Giganti", che con 330 km con 24.000 m+ compie il giro completo della valle d'Aosta e che a ragion veduta è considerato l'endurance trail più duro al mondo.

A questo punto la domanda sorge spontanea: come è possibile prepararsi ad affrontare il TOR?

Questo è sicuramente il dubbio più grosso, l'enigma che arrovella e che angustia da anni i futuri partecipanti ignari di cosa li aspetterà e incapaci di orientarsi di fronte a tanta, ma tanta immensità da affrontare.

Per questo abbiamo chiesto aiuto a Franco Collé atleta che non ha sicuramente bisogno di presentazioni, ma che vale la pena ricordare è stato 4 volte vincitore nonché è il detentore del miglior tempo sul percorso (66h39’16”) siglato nel 2023.

 

© Ph Anja Bakowska _ Zzam! Agency

 

Franco, esiste un metodo di allenamento per affrontare una prova di 330 km e 24.000 m+?

Qual è la chiave per arrivare davvero preparati e sicuri di farcela?

Partiamo dalla considerazione che durante una prova così lunga e in un ambiente di alta montagna come il Tor i problemi, le crisi e le difficoltà ci saranno, non sai né quali né quante, ma ci saranno per certo. Se già nel passare dalla strada al trail aumentano le variabili e le incognite, figuriamoci in una gara dalla dimensione così vasta e che si svolge lungo le alte vie della Valle d'Aosta.

Il Tor è completamente diverso dalle corse in cui basta seguire un buon programma di allenamento e poi quello che succede in gara è abbastanza determinato. Qui no, nulla a che fare con le certezze o i calcoli fatti a tavolino in termini di ritmi, andature, eccetera. Diciamo che l'aspetto dell'allenamento prettamente atletico passa un po' in secondo piano.

 

Giacomo Buzio

© Giacomo Buzio

 

Se distanza e dislivello non sono tutto, cosa ritieni sia utile "allenare"?

Quello che mi sento di consigliare è di accumulare tanta, tanta esperienza in montagna, ricercando tutte quelle possibili situazioni che si potrebbero incontrare al Tor, come i passaggi in quota (oltre i 3000 m), o le condizioni meteo avverse, neve, temporali, vento, ma anche il gran caldo. E poi la gestione del sonno, dell'abbigliamento, delle attrezzature, dell'alimentazione. Basti pensare che non si tratta di prendere un gel e prima o poi al traguardo si arriva, qua possono passare ore tra un ristoro e l'altro e si devono fare i conti con dispendi energetici importanti per più giorni. Per non dire cosa possono comportare abrasioni cutanee o vesciche ai piedi quando mancano ancora decine di ore all'arrivo. E questo vale per ciascuno dei tanti elementi in gioco. Andare in crisi significa compromettere la riuscita del Tor.

Ecco che diventa fondamentale aver testato tutti i materiali come scarpe, bastoni, zaino, calze... E poi ci vuole tanto spirito di avventura e saper gestire varie problematiche tecniche e ambientali, imparando a dosare le energie fisiche e mentali. Tutte componenti difficili da "allenare", ma per le quali ci si può in qualche maniera preparare ricreando situazioni simili con allenamenti lunghi, lunghissimi, o gare di 100 - 150 km in montagna. Certo con la giusta gradualità perché una simulazione del Tor non si può certo fare!

 

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Intendi dire che, a differenza di una maratona, per il Tor non è possibile arrivare a, come dire, una prova del nove?

Esatto, il Tor non potrà mai essere simulato nella sua interezza, sia per evidenti limiti fisici e pratici, ma anche per le mille variabili cui abbiamo accennato. Un velo di mistero rimane sempre. Per questo è un'avventura così bella, ed è per questo che negli occhi di chi sta per partire si legge sempre quel misto di emozione, ma anche di paura. Perché non si sa cosa si troverà lungo il proprio viaggio. Si sa solo, per certo, che prima o poi ci saranno delle avversità con cui fare i conti. Il Tor non va mai affrontato con leggerezza o sottovalutato. Perché al Tor si è soli a dover gestire queste situazioni, che il più delle volte accadono lontano dalle basi vita e dall'assistenza.

 

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© Zzam Agency

 

Certo che di esperienza, in questi oltre dieci anni di Tor, tra grandi successi, ma anche inciampi, ne hai accumulata. È su questo che si basa il programma della TorX® Academy?

Sì, anche, ma non solo. Il progetto TorX®Academy ha un programma corposo e complesso che dura 5 mesi e si articola in 12 appuntamenti per complessive 150 ore. È un percorso di training personalizzato alla cui base oltre alla mia esperienza c'è un team di esperti di altissimo livello, che sono anche veri esperti di Tor. Alcuni di loro il Tor lo hanno anche percorso e vissuto come Pietro Trabucchi e Marco Patacchini. E poi, per me importantissimo, c'è il contributo di Alessandra Nicoletti che, a capo dell'organizzazione, del Tor sa, ovviamente tutto da un punto di vista logistico e organizzativo.

 

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