Quando una leggenda come Gordy Ainsleigh ti dà un consiglio accorato... non stai molto a discutere, prendi e porti a casa. E così, quando mi ha detto che al nostro speciale sulla Western States mancava un profilo di Scott Jurek e Ann Trason, ho pensato che era ora di rimediare.
Di Scott Jurek abbiamo parlato il mese scorso relativamente al suo tentativo (riuscito!) di record sull'Appalachian Trail. Ed è comunque il primo ultrarunner ad aver conosciuto una certa fama: grosso contratto di sponsorizzazione, ribalta sui media, fino al successo del suo libro. Nel bene e nel male sappiamo tutto di lui, le sue vittorie, la sua dieta e la sua filosofia.
Ann Trason, invece, è un personaggio molto meno conosciuto e mediatico, nonostante abbia letteralmente dominato il mondo delle ultra per oltre un decennio e sia tuttora un punto di riferimento per tanti atleti, uomini o donne.
Difficile descrivere l'impatto che ha avuto tra fine ottanta e i primi anni duemila. Proviamo a mettere giù qualche dato? Quattordici volte consecutive vincitrice della Western States. Quattordici, avete letto bene. Tra cui due volte seconda assoluta, battuta solo da Tim Twietmeyer, e sempre nei top 10 assoluti tranne nel 2000 dove raccoglie “solo” l'undicesimo posto. Nel '96 e '97, tra l'altro, arrivava alla Western States dodici giorni dopo aver vinto la Comrades in Sudafrica, la più antica e competitiva ultra al mondo.
Poi: cinque volte l'American River 50, tre la Miwok 100, due volte la Vermont 100 e una Wastach, nel 1998. In quell'anno completa il Grand Slam vincendo TUTTE e quattro le gare più l'Arkansas Traveller 100. Vince in assoluto la Silver State 50 e la Quicksilver 50... ma se c'è una gara legata ad Ann (oltre alla WS, chiaro) questa è la Leadville. Gara scorrevole, ma massacrante per altitudine e spesso per condizioni. Ann la vince quattro volte, tanto che il record femminile è ancora saldamente suo (quello della WS è caduto solo per mano di Ellie Greenwood nel 2012... che la dice lunga), e l'edizione del '94 è quella che la vede seconda assoluta dietro a uno dei Tarahumara.
È purtroppo anche l'episodio per cui Ann Trason è venuta alla ribalta mediatica negli ultimi anni perché narrato da Christopher McDougall nel suo bestseller Born To Run. Nel libro Ann Trason viene messa in opposizione ai Tarahumara come esempio del runner di alto livello occidentale, freddo, razionale, ipercompetitivo e concentrato. Ma a detta di chi la conosce, Ann non è solo quello. È molto altro.
Buona runner già alla high school, la sua carriera viene interrotta per un grave infortunio, in quella che diventerà una costante negli anni a venire. Ritrova la corsa mentre sta studiando per il master. Alla sera inizia a uscire nel campus e a inanellare giri su giri. Qualcuno le dice di provare con la maratona, ma Ann non è tipo da fermarsi lì: tre mesi dopo è alla partenza della American River, che vince. Però è nuovamente il ginocchio a fermarla. Due anni dopo è in Francia in vacanza: scopre che lì vicino si corrono i Mondiali di 100 km e si iscrive. Alla distanza della maratona è già prima e vince incontrastata con il record mondiale. Da lì inizia un decennio di record mondiali e successi, come visto prima. La sua forza sta nell'allenamento micidiale fatto di chilometraggi incredibili, e nella sua capacità di essere reattiva e saper affrontare i problemi in gara. Come lei stessa ama dire, le 100 miglia sono un condensato di vita in un giorno, perché presentano problemi, tribolazioni e crisi che vanno affrontate e superate per arrivare alla fine.
Ma nel 1994 esce di scena improvvisamente come ci era entrata. Perché? Semplice, il marito Carl, suo pacer e crew in ogni appuntamento, non può più correre a causa di un infortunio. Per Ann la cosa più immediata è mollare il colpo e salire invece sulla bici assieme a Carl. Correre senza di lui, in quel momento non ha senso.
Passano dieci anni, il matrimonio con Carl finisce, e Ann sente il richiamo del suo vecchio ambiente: si rivede alla Western States a fare da pacer ad un'amica, poi ricomincia a fare da coach, per alcuni amici e poi per i bambini delle elementari. Alla fine rimette il pettorale e ritorna a fare una 100 miglia. Da semplice runner, non da Ann Trason il fenomeno: “Not to race, to run: I missed it so much” (“Non per gareggiare, per correre: mi è mancato moltissimo”) E ritrova le emozioni che aveva lasciato dieci anni fa.
Perché alla fine è quello che ama fare, anche al di fuori dalle luci della ribalta che invece ha sempre evitato.
E perché alla fine “siamo tutti lì a cercare di finire la Western States: non ho mai minimamente pensato di essere meglio degli altri”.
Lo confermano le foto che la ritraggono quest'anno sulla Sierra Nevada a fare da crew a Sally MacRae, sorridente e felice durante quella che può essere considerata la “sua” gara: i risultati, i record, le vittorie vanno e vengono, o meglio restano solo nei libri. Le amicizie, i legami, le sensazioni, quelle sono destinate a restare.
Le amicizie, i legami, le sensazioni, quelle sono destinate a restare.