Da lunedì parte la settimana del Monte Bianco, che come ogni anno concentrerà l'attenzione del mondo trail sulle sue cinque gare. Inutile dire che l'evento più atteso è l'UTMB di venerdì prossimo: come ogni anno, a scorrere la lista viene da ridere a pensare che ci sono un centinaio di persone in grado di entrare nei primi dieci. La premiata ditta Poletti viene puntualmente criticata, ma è un dato di fatto che l'UTMB resta una sorta di campionato del mondo non ufficiale sulla distanza.
Andiamo a vedere qualche nome, dando come sempre la precedenza alle ladies.
C'è un trio di ragazze su cui si stanno concentrando quasi tutti i pronostici per il gradino più alto: se per Rory Bosio parlano le due prestazioni del 2013 e 2014, quando Rory vinse e convinse, raggiungendo nel 2013 l'ottava posizione assoluta e scendendo sotto le 23 ore, nell'ultimo anno la giovane di Truckee è rimasta abbastanza ai margini dedicandosi a girare un reality ed addirittura gareggiando nelle obstacle races. A Lavaredo a giugno ha avuto una pessima giornata, arrivando alla fine stremata e con lo stomaco sottosopra. Chissà in che forma arriverà a Chamonix: come gli altri anni, ha dedicato parecchio tempo ad acclimatarsi al terreno e all'altitudine, ma resta una grande incognita.
Chi invece ha avuto un'annata incredibile è Caroline Chaverot. Intoccabile quest'anno, ha infilato Transgrancanaria, Mont Blanc 80km e Buff Epic Trail demolendo ogni volta la concorrenza e sembrando davvero su un altro pianeta. L'unico punto interrogativo viene dalla distanza e dal fatto che l'anno scorso dopo cento chilometri di battaglia con la Mauclair si era dovuta ritirare ridota a uno straccio.
Il ruolo di terza favorita lo diamo d'ufficio a Nuria Picas: dopo due secondi posti dietro alla Bosio, potrebbe davvero essere venuto il suo momento. Ha gareggiato poco quest'anno e mai sul grande palcoscenico: in tanti dicono che sia molto molto concentrata sul target. Anche per lei, l'unica ombra è il ritiro dell'anno scorso dopo pochi chilometri, ma si era rifatta con gli interessi alla Diagonale dove aveva liquidato tutte. Preparata, consapevole, cattiva: pronta per salire sul gradino più alto?
E veniamo a quelle che romperebbero volentieri le uova nel paniere alle favoritissime. Anche qui materiale incandescente.
La sorpresa potrebbe essere Magdalena Boulet, che l'anno scorso aveva comunque dimostrato di trovarsi bene sulle Alpi con un secondo posto alla CCC. E' vero, Magda sembrerebbe più a suo agio su gare corribili, alla Western si è ritirata subito e a conti fatti non ha molta esperienza su queste distanze. Però è professionale al massimo, e se decide di schierarsi, lo fa perchè sa di potersi giocare qualcosa. All'opposto, Uxue Fraile ha esperienza da vendere, ama le gare dure ed alpine e non salta praticamente mai. Seconda l'anno scorso, ha poi zittito tutti quelli che la vedevano bravina ma non vincente andando in Giappone ad aggiudicarsi l'UTMF: quest'anno terza a Transgrancanaria e seconda a Lavaredo. Da temere.
Non si può escludere da questo secondo gruppo la svizzera Andrea Huser, Tanto per dire, questo il suo 2016: seconda a Transgrancanaria, seconda a Madeira, prima ad Annecy, prima alla LUT, prima all'Eiger e prima assoluta all'Irontrail da duecento chilometri. Impressionante, ma tutte queste gare lunghe e dure non lasceranno scorie?
E poi? E poi c'è chi si gioca comunque i posti importanti. Partendo da Denise Zimmerman, che come la sua compatriota Huser non si fa problemi a fare gare lunghe, dure e cattive, ma lo stesso vale anche per Emilie Lecomte (due volte vincitrice alla Diagonale). Da non sottovalutare anche Juliette Blanchette, seconda l'anno scorso alla Diagonale, dove aveva battuto allo sprint la Fraile dopo un duello di ore. Un'altra europea in grandissima forma è Jasmine Paris, dall'Inghilterra: oltre ad aver demolito il record sul Bob Graham Round, inserendosi tra le migliori prestazioni assolute, ha dimostrato al Buff Epic Trail di poter stare con le migliori con un terzo posto di prestigio. Potrebbe essere una delle sorprese assolute.
Il contingente sudamericano è capitanato come sempre da Fernanda Maciel, che quest'anno ha dimostrato di sapersela cavare anche in gare diverse come la Marathon Des Sables. Qui non ha mai avuto la giornata perfetta, raccogliendo comunque due quarti posti: sicuramente è una di quelle che conosce la gara meglio di tutte, e la distanza le è congeniale. Da Champex in poi potrebbe sbucare nelle posizioni pesanti. La sua conterranea Manu Villaseca è un'altra garanzia, sempre nei dieci nelle gare che contano: dice di essere pronta e ben preparata, vedremo fino a dove può arrivare dopo il duello con Stephanie Howe dell'anno scorso. Da tenere sott'occhio anche l'argentina Luciana Moretti, che l'anno scorso aveva finito in quinta posizione.
E veniamo alle yankees: dopo la prestazione super alla WS, molto ci si aspetta da Amy Sprostom, che però non è mai riuscita a “domare” l'UTMB. Forse meglio Aliza Lapierre che negli ultimi anni si è fatta vedere spesso in Europa (Templiers, Transgrancanaria) e in Asia (seconda all'UTMF l'anno scorso dietro alla Fraile). Larissa Dannis potrebbe essere un nome intrigante da giocarsi, viene da un infortunio, è più conosciuta per gare corribili o addirittura su strada, ma ha un talento immenso. Sally McRae non sembra potersi inserire nella lotta per le posizioni davvero importanti mentre Janissa Taylor ha davvero poca esperienza. Invece se ci spostiamo a nord oltre confine, è intrigante il nome di Alissa St.Laurent: alla Western States ha tirato fuori dal cappello un bel quinto posto, ma l'anno scorso ha vinto, e bene, la Cascade Crest 100 e soprattutto la Canadian Death Race (vinta overall) che ha la fama di essere una gara dura e montagnosa.
Chiudiamo con le speranze italiane, che sono riposte in Francesca Canepa e Federica Boifava. Se per la Canepa è difficile capire quale sia il suo stato di forma visto che ha gareggiato tanto e in maniera schizofrenica, alternando prestazioni eccellenti come alla Mozart ad altre meno buone come all'Eiger o alla LUT dove addirittura si è fermata. All'UTMB ha un secondo posto nell'edizione ridotta del 2012, per il resto la gara di Chamonix non le ha mai sorriso. Ancora più difficile capire la condizione di Federica: se sarà sulla linea di partenza vedremo, ha sempre un potenziale incredibile, ma deve confermarsi su certi palcoscenici. Altra possibile protagonista è Graziana Pè: arriva abbastanza in forma al grande appuntamento, deve riscattare il ritiro dell'anno scorso alla TDS, ma qui a Chamonix aveva già fatto molto bene alla CCC nel 2014.
E passiamo agli uomini: come al solito c'è l'imbarazzo della scelta, con tanta gente che potrebbe giocarsi la vittoria.
Il ruolo di favoritissimo, bisogna darlo d'ufficio a Luis Alberto Hernando. L'anno scorso aveva chiuso secondo con un gran duello finale con Laney e Swanson: dopo aver vinto Transvulcania e Buff Epic Trail, sembra in condizione ottimale e arriva all'UTMB sicuramente più riposato degli altri anni quando aveva il vizio di gareggiare un po' troppo. E' davvero l'uomo da battere e onestamente ha pochi punti deboli su cui fare forza per prendersi il titolo.
Tra i contendenti più accreditati, bisogna partire dal trio yankee. David Laney, lo spilungone dell'Oregon, ha fatto vedere l'anno scorso che su questi sentieri la sua la può dire. Da Courmayeur in poi aveva fatto qualcosa di fantastico, e se alla Western States quest'anno ha fallito arrivando da favorito, ha dimostrato alla Transrockies in coppia con Ghelfi di essere fisicamente ok. Ma anche Jason Schlarb, oltre alla fantastica cavalcata in coppia con Kilian alla Hardrock, aveva già dimostrato di gradire le cento miglia dure ed alpine con il quarto posto all'UTMB 2014. Visto a Susa alla Red Bull K3, sembra tranquillo e dice di aver recuperato bene dalla Hardrock: sicuramente la gara sulle San Juan gli ha dato tanta sicurezza e consapevolezza di potersela giocare con tutti. Il terzo degli statunitensi è la carta jolly: Zach Miller. Può fare tutto, dal vincere a mani basse all'esplodere impietosamente prima di Les Contamines, un po' perchè è il suo stile e un po' perchè è la sua prima cento miglia. Però... alla CCC aveva fatto vedere di non temere davvero nessuno, e di sapere anche fare gara quando bisogna. Sicuramente il più atteso.
Gli europei con speranze di vittoria? Tofol Castanyer potrebbe essere uno: l'anno scorso era stato l'ultimo a cedere allo strapotere di Thevenard per poi ritirarsi infortunato. Alla WS ha patito il caldo e un percorso che non gli si addice. Il Bianco invece dovrebbe essere decisamente più nelle sue corde e lo ha dimostrato con un secondo all'UTMB assieme ad Iker Karrera, e una vittoria a mani basse alla CCC. Gediminas Grinius è oramai una certezza, e quest'anno ha fatto vedere di essere in gran forma: sia a Transgrancanaria che a Lavaredo è sembrato ai livelli eccellenti della vittoria al Fuji. Gareggia spesso al limite, e in due o tre occasioni ha pagato dazio, però sembra negli ultimi tempi abbia imparato a gestirsi meglio. Due possibili sorprese per la vittoria finale? Presto fatto: Didrik Hermansen. Primo a Trangrancanaria e secondo alla Western States, l'anno scorso primo a Lavaredo... il norvegese c'è, e anche se sta coperto, sarà lì a giocarsi le posizioni che contano. Da subito. L'altra possibile sorpresa è Andy Symonds, che una volta prese le misure con le ultra sembra inarrestabile: a Lavaredo (che è una gara che per tanti versi ricorda l'UTMB per caratteristiche) ha dominato, al Buff Epic Trail è arrivato secondo, ora prova le cento miglia. Ma non ha lasciato niente al caso, fidatevi.
Dietro questo gruppetto, è ammucchiata.
Ci mettiamo Ryan Sandes, che dopo l'annus horribilis del 2015 torna convinto di poter fare bene. A Tarawera e all'Ultra Trail Australia è apparso in forma e pronto a giocarsi le posizioni che contano, gli manca ancora quel qualcosa che nel 2014 lo aveva portato al top, ma si è allenato davvero bene.
Javi Dominguez aveva iniziato la sua carriera ad alti livelli proprio qui, con un terzo posto nel 2013 da completa sorpresa. Poi tanti tanti alti e bassi, anche se sembra che quest'anno abbia ritrovato una forma invidiabile: LUT e Buff Epic portati a casa con due podi lo mettono di diritto nel gruppo dei pretendenti alle posizioni che contano. Tra gli spagnoli mettiamoci anche il solito Heras, ma chissà se partirà davvero o se, come spesso succede, si tirerà indietro. Quando è in forma, aiuto, è uno dei migliori.
Tra i francesi mettiamo in pole position Julien Chorier, che su queste distanze e tipologie di gara sbaglia raramente: vittorie ad Hardrock, Diagonale ed UTMF, podi e top ten anche a Western States e qui al Bianco, una gara che conosce molto bene. Io lo vedo protagonista. Come Thomas Lorblanchet: occhio a considerarlo uno da gare corribili come Leadville o WS, perchè ha anche il passo per gare alpine come l'UTMB. Patisce il tecnico, ma qui ce n'è davvero poco. Chiudo con Fabien Antolinos, perchè è una garanzia assoluta: dovunque va, fa la sua prestazione, su qualsiasi percorso. Da pazzi non considerarlo.
Buttiamo giù qualche altro nome di possibili protagonisti, almeno per la top-ten: Sebastien Camus, Bertrand Collomb-Patton (anche se viene dalla piatta Normandia), Ludo Pommeret (autore di una bellissima prestazione ad Annecy) e Alexandre Mayer per la Francia, tra gli spagnoli Francesc Sole, ma soprattutto Pau Bartolo e Jordi Bes, Jez Bragg e Paul Giblin per il Regno Unito e Stephen Hugenschmidt per la Germania. Tra gli yankee mettiamoci Jorge Maravilla, che però è tutto da vedere su una gara così lunga sulle Alpi, Ryan Kaiser e l'altro Ryan, Smith, che anche se è scozzese vive da anni sulle Rockies (l'anno scorso aveva sorpreso con un ottavo posto meritatissimo). E non dimentichiamo Andrew Tuckey, l'australiano già nella top ten qui al Bianco.
Due possibili sorprese: una è lo svizzero Diego Pazos che sembra in forma smagliante a vedere il suo 2016. L'anno scorso quinto alla CCC, poi quarto alla Diagonale. Ma quest'anno ha fatto il passo oltre e ha vinto Mont Blanc 80kms e Eiger il mese scorso: on fire. L'altra è una scommessa più azzardata, ma potrebbe pagare: Tim Tollefson. Dicevano tutti che era un velocista e un maratoneta, ma l'anno scorso alla CCC ha fatto un secondo posto splendido. A Trangrancanaria ha accusato un brutto colpo, e così è tornato a Mammuth e si è messo a fare dislivello come un matto: arriva pronto, tranquillo e fuori dalle luci della ribalta. Situazione ideale per fare una grande gara, anche se è la sua prima cento.
Chiudiamo con gli italiani. Di gente che può fare davvero bene ce n'è tanta. Io metto davanti a tutti Giulio Ornati, che se la testa regge se la potrà giocare con tutti, Ivan Geronazzo che come fare bene all'UTMB lo sa, Stefano Ruzza, che prima o poi una giornata delle sue intorno a sta montagna se la merita, e Marco Zanchi, la garanzia.
Ma Christian Modena, Nicola Bassi e Daniele Fornoni sono anche loro lì a potersi giocare una posizione importantissima: rivogliamo un italiano nei dieci!
Da non sottovalutare anche Matteo Pigoni, Paolo Rossi, Ivano Molin ed Eugen Innerkofler (specie questi ultimi due che hanno già fatto molto bene qui all'UTMB). Se ci aggiungiamo l'oriundo Pablo Barnes abbiamo un team di prima categoria, anche perchè subito dietro scalpitano tanti nomi che hanno comunque fatto bene. Forza ragazzi!