#ilmiogrupposonoio
Fare un trekking, un viaggio, con un gruppo ristretto di amici è un’esperienza bellissima. Ci si aiuta l’un l’altro, si ride un sacco, si litiga quando si è stanchi morti, si parla di tutto, ci si apre e ci si racconta (soprattutto gli uomini orsi). C’è poco da fare i fighi quando venderesti l’anima per un pacchetto di cracker o ti metteresti a piangere per le vesciche sotto i piedi, dopo due o tre giorni a puzzare in compagnia ci si trova nudi e veri davanti agli altri. Poi si torna a casa con un sacco di battute, racconti, scherzi, flash-back che si custodisce con cura come fosse un codice segreto.
Fare un trekking con amici è relativamente facile. A meno di scenate tragiche sai che non sarai mai da solo, che ti divertirai tanto, che puoi contare sempre su una mano. La parte difficile è scegliersi i compagni con cura, ma di solito simile attrae simile e quindi se sei abbastanza matto da partire zaino in spalla sono sicuro che attorno a te ci sarà qualcuno che brucia delle stessa passione.
Fare un trekking, un viaggio, con la persona che si ama è un’esperienza bellissima. Ci si aiuta l’un l’altro, si ride un sacco, si litiga quando si è stanchi morti, si parla di tutto, ci si apre e ci si racconta (soprattutto gli uomini orsi) e ci si bacia tanto. C’è poco da fare le principesse quando lo zaino puzza di Gorgonzola IGP e ogni prova di trucco termina con due occhi da Panda. C’è poco da giocare a salvare la principessa quando ci si fa prendere dalla paura del bosco o ci si accorge che su tante cose è più forte lei. Dopo due o tre giorni ci si trova ad affrontare tutti i peggio difetti dell’altro, tutti così, in full-immersion. Non è facile. Bisogna venirsi incontro. Però dopo due o tre giorni a puzzare in compagnia ci si trova nudi e veri davanti agli altri. Si capisce subito se, come e quanto durerà la storia.
Fare un trekking di coppia non è facilissimo. Se è la prima volta la probabilità di scene tragiche è altissima. Però un viaggio così è per sempre. Certo la parte difficile è avere una compagna/o disposta a dormire nelle camerate dei rifugi o nei campeggi invece che nel villaggio Valtur di Sharme-el-sheik. Però se ha scelto di stare insieme ad uno che passa il tempo libero a collezionare unghie nere per i monti speranza c’è.
Fare un trekking, un viaggio da soli è un’esperienza … (ve lo dico tra qualche mese). Devi cavartela da solo, ti vergogni a parlare con le persone, cavoli tuoi, hai paura del bosco la notte, cavoli tuoi, sei in crisi, hai mal di testa e vuoi la mamma, cavolissimi tuoi. Insomma devi cavartela da solo, nessuna lamentela, non serve. E poi si sta tanto tempo in solitudine, con se stessi, non facilissimo, erano meglio i tre o quattro amici e le relative fidanzate. Dopo due o tre giorni ci si trova ad affrontare tutti i peggio difetti dell’altro, tutti così, in full-immersion, solo che l’altro sei sempre tu.
Che poi a stare da soli si è costretti a conoscere un sacco di persone. Molti rimarranno sguardi, volti senza nome, belle storie di autore ignoto, ma chissà che qualcuno non diventi un compagno di trekking diversi. Da soli può succedere di tutto, nel bene e nel male.
Io parto da solo. Il mio gruppo sono io. L’ho già scritto. Voglio mettermi alla prova, prendere un po’ a calci quell’altro che sono io, conoscere gente strana, vedere posti nuovi.
Adesso qualcuno mi accompagna un pezzetto? (Giuro di lavarmi ogni tanto, tipo ogni venerdì).