"Dobbiamo crescere" è la risposta di Paolo Germanetto alle polemiche da bar

a cura di Matteo Grassi

Intervista al responsabile tecnico di Corsa in Montagna, Trail e Ultradistanze

 

L'argomento "nazionale di trail" risveglia ogni anno il costume un po' caricaturale dello sportivo da bar che legge "la gazza" e proclama le sue sentenze. E all'approssimarsi del Mondiale il web si infiamma. C'è chi dice che "è una gara che non conta nulla", c'è chi dice "tanto hanno convocato i loro amici", c'è chi dice "tutto da rifare", se non addirittura "si stava meglio quando si stava peggio".

Una storia che riviviamo anche in questi giorni quando mancano due mesi dall'appuntamento con il Trail Mondiale di Penyagolosa, e a poche ore dall'EcoTrail di Firenze con la prova di 80 km che è stata dimezzata per colpa di un'ondata di neve, ghiaccio, gelicidio e piogge torrenziali. La gara avrebbe dovuto essere decisiva per la selezione degli atleti che vestiranno la maglia azzurra a maggio in Spagna. E così la Fidal ha comunicato che varrà come prova di selezione anche l'Ultrabericus Trail che si svolgerà a Vicenza tra una decina di giorni.

E sulla congiunzione "anche" si sono scatenati un po' tutti, con domande, congetture o illazioni. Insomma s'è ingarbugliato un po' tutto. Allora abbiamo preso in mano il telefono e abbiamo chiesto senza peli sulla lingua a Paolo Germanetto, Responsabile Tecnico di Corsa in Montagna, Trail e Ultradistanze, di aiutarci a vedere un po' più chiaro in questo ginepraio.

 

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Perché avete puntato tutto su un'unica gara? Non ti sembra che sia stato un po' troppo rischioso e magari poco idoneo al fatto che il trail running si svolge in ambiente naturale, con tutte le variabili che ci possono essere?

La selezione secca, tipo trials americani, rimane il criterio più inattaccabile e democratico, ma ci eravamo comunque tenuti aperti la possibilità di selezionare sulla base di una "scelta tecnica" entro il 20 marzo, data della convocazione. E quella data non è stata messa lì a caso, il termine utile ultimo per fare le selezioni teneva quindi già implicitamente dentro anche l’Ultrabericus, gara nella quale avrebbero a prescindere misurato la loro condizione di forma i due atleti preselezionati (Mongelli e Fantuz).

 

E ora la gare di Firenze ora non conta più nulla?

Certo che no, nella sfortuna dell'accorciamento del percorso ci sono arrivati degli elementi utili ed interessanti, facendo venire fuori valori di atleti in un terreno e su distanze a loro poco idonee.

 

Sì certo i primi classificati, sia al maschile che al femminile, non sono considerati dei "velocisti" il che significa che sono in buone condizioni..., ma c'è anche chi ha sbagliato strada!

Sì, Borgialli senza sbaglio di percorso avrebbe vinto, mentre gli altri due in testa Cheraz e Pace essendo già iscritti alla gara “corta” non erano interessati alla selezione. Comunque ora, si riapre la partita anche per loro. E viene offerta una seconda possibilità di misurarsi. Non sarebbe corretto fare fuori a priori chi non è riuscito a raggiungere Firenze, o chi non si è espresso al meglio sui 40 km, anche perché il Mondiale sarà su distanza doppia. Allo stesso tempo però non possiamo nemmeno dire che questa gara non vale più. Intanto perché ci ha dato un riscontro importate e poi ovviamente per correttezza nei confronti di chi l'ha disputata.

 

La gara unica non lasciava spazio ad interpretazioni, ora invece torna ad essere una scelta, e in quanto tale opinabile. Girano già voci di presunta imparzialità.

Sono polemiche futili. Perché va ricordato che la responsabilità delle scelte ricade unicamente su di me e quindi se saranno sbagliate me ne assumo comunque la responsabilità. Mi fa un po' sorridere perché queste polemiche non vengono fuori per la Corsa in Montagna, dove ad esempio, tra gli altri, io alleno i gemelli Dematteis e Renato Gotti allena Valentina Belotti. Ma soprattutto penso che dobbiamo fare tutti un passo in avanti e crescere, imparare a confrontarci sui fatti e puntare ad alzare la qualità, perché se parla di nazionale il punto di riferimento deve essere sempre e comunque il contesto internazionale. E sulle distanze simili a quelle di Penyagolosa le ultime edizioni del Mondiale e molte grandi classiche dicono che il divario con il vertice assoluto è ancora ampio.

 

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Giusto. Che cosa proponi?

Purtroppo per certi versi è una disciplina ancora poco appetibile. Lo diceva pochi giorni fa un articolo di The Guardian a proposito dei runners africani e, se guardo in casa nostra, dal punto di vista della mera convenienza il trail costa più ore, più sacrifici e porta molto meno in termini immediati di rimborsi o premi rispetto alla Corsa in Montagna o allo stesso skyrunning.

E poi c'è un ostacolo che potremmo definire "culturale". C'è troppa dispersione di energie e una sorta di idiosincrasia al confronto diretto. Molti atleti preferiscono il risultato nella gara di paese, mentre la crescita si ha solo convergendo verso occasioni di competizione in cui concentrare al meglio la programmazione e l’impegno. Che siano quelle indicate dalla Federazione nel caso specifico di atleti interessati a vestire la maglia azzurra o i grandi appuntamenti internazionali se parliamo di crescita individuale a prescindere.

 

Ma se guardiamo indietro di qualche anno non possiamo non riconoscere dei cambiamenti.

Sicuramente. Infatti credo che sia già un ottimo risultato quello di aver coinvolto gare del calibro di EcoTrail Florence, Ultrabericus trail, Ultra Trail Lago d'Orta e Campo dei Fiori Trail.

E poi va fatto un ragionamento più ampio. A livello internazionale ITRA e IAAF continuano a lavorare insieme:   c’è molta carne al fuco, che passa anche attraverso un’armonizzazione di mountain and trail running. Nei prossimi anni si potrebbe arrivare a disciplina unica (con format di gare diversi) e a un Mondiale unico, mentre in alcuni ambiti si inizia a parlare anche in modo più concreto di Olimpiadi..

 

Sarebbe davvero una rivoluzione. Pur essendo della vecchia guardia, un po' anarchica, riconosco che per poter far crescere la disciplina, la sua credibilità e la sua appetibilità, servano regole e riferimenti comuni. Però credo anche, è un po' un mio pallino, che ci si debba rivolgere con più convinzione ai giovani e ai giovanissimi, no?

È vero. Anche se come Corsa in montagna riusciamo già a muovere numeri di 7-800 ragazzi ai campionati italiani di specialità. Ma è anche vero che il potenziale bacino di utenza e il territorio di riferimento per la corsa sui sentieri è molto più ampio di quello oggi raggiunto. In quest'ambito possiamo fare di più e ovviamente ci sono interesse e disponibilità a provarci.

 

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