Alpine Connections - Parte III

SPECIALE Alpine Connections di Kilian Jornet

a cura della Redazione

 

Parte III - Alpine Connections: i commenti

Interviste di Maurizio Scilla

Foto di © Michelle Lanne

 

Alpine Collections di Kialian Jornet non è solo un'impresa sportiva, non è solo un record: è un qualcosa di nuovo che entra di prepotenza nella storia dell'alpinismo.

Abbiamo chiesto a HERVÉ BARMASSE, MICHEL LANNE, TAMARA LUNGER E NADIR MAGUET, come vedono quest'avventura di Kilian rispetto alla continua ricerca di identità e di nuove frontiere dell'alpinismo moderno, passato negli anni da conquista delle vette più alte all'apertura di nuove vie fino alla recente ricerca di nuovi stili ed approcci alla montagna.

 

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HERVÉ BARMASSE

Alpinista di livello mondiale, apritore di numerose nuove vie, vincitore di prestigiori riconoscimenti, guida alpina, regista e scrittore

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Kilian è stato straordinario e il suo esempio porterà a riconsiderare le distanze e le altezze delle montagne, i limiti fisici e psicologici delle “grande courses” in montagna. Chapeau!  È stato in grado di reinterpretare e più velocemente di quanto era stato fatto prima da altri alpinisti “corridori” come, ad esempio, Ueli Steck o la coppia Franco Nicolini e Diego Giovannini. Ma in questo caso, la ricerca del record, che è il pane quotidiano del ragazzo catalano, ha evidenziato come le nostre amate Alpi possano ancora riservare momenti di grande fatica, isolamento e avventura.

Il percorso seguito da Kilian, seppure studiato meticolosamente nascondeva parecchie insidie e i lunghi tratti senza compagni e senza mai fermarsi hanno regalato a tutti la possibilità di guardare oltre ai limiti psicofisici conosciuti.

Ora che un limite è stato abbattuto e l’asticella portata più in alto, il passo successivo, almeno per quanto riguarda le 82 cime di 4000 metri, potrebbe essere quello di percorrere in solitaria e senza un team di supporto le stesse montagne. Un concatenamento meno veloce, perché il materiale andrebbe trasportato dall’alpinista stesso in bici e il percorso seguirebbe una logica differente, ma prenderebbe forma un exploit in totale connessione con la natura.

 

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Per quanto riguarda il futuro dell’alpinismo, nulla è cambiato. L’esplorazione e la ricerca del “nuovo” definiscono la parola stessa ALPINISMO e lo stile, pulito nell’ascesa e nella discesa, senza lasciare traccia del nostro passaggio, sono gli obbiettivi del passato, del presente e del futuro. In Himalya si corre veloci, o si va lentissimi, ma quasi sempre su piste battute (le vie normali) e su percorsi attrezzati con corde fisse che verranno abbandonate. Lo sguardo al futuro, sia in termini alpinistici che di sostenibilità, necessità di un repentino cambiamento ma ancora oggi, la maggior parte degli alpinisti professionisti e delle aziende outdoor non sembrano esser sensibili al problema.  A questo aggiungerei un limite di viaggi e spostamenti con aerei per luoghi esotici e l’esempio di Kilian andrebbe preso anche in questa direzione.

 

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MICHEL LANNE 

Atleta di livello internazionale, già vincitore della CCC e della TDS, guida alpina

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È la storia di un amico che decide di fare una “piccola passeggiata alpina”, come la chiama lui. Solo che questa primavera, quando mi ha spiegato i dettagli di questo progetto, sono stato subito conquistato dall'idea, ma piuttosto perplesso sulla fattibilità di una simile impresa. Solo che questo vecchio amico aveva pianificato tutto, assolutamente tutto! Mi ha inviato gli itinerari, gli orari, le cime, l'equipaggiamento e persino il suo piano alimentare per poco più di 2 settimane.

Conoscendolo, ho capito che la sua determinazione era totale, che questo progetto mastodontico ce l'aveva nel sangue e che era l'unica persona in grado di realizzare un'impresa del genere. Nel settore si parla spesso di caccia ai 4.000. Per quanto riguarda Kiki, questa sequenza di eventi è sembrata così logica e naturale che la descriverei come la scelta dei 4.000. 

Le cifre possono aiutarci a capire la portata di ciò che ha appena raggiunto... ma al di là della colossale prestazione fisica, è stato l'aspetto mentale e psicologico a colpirmi di più. Nonostante i giorni mostruosamente lunghi e impegnativi, nonostante la fatica e la mancanza di sonno, è stato in grado di rimanere sempre vigile, di gestire la tensione nervosa, il rischio e lo sforzo, rimanendo sempre lucido, lucido, anticipatore e vigile in misura straordinaria. E di partire ogni sera con il sorriso sulle labbra, felice e desideroso di godersi la montagna.

Kiki, vorrei ringraziarti per avermi invitato a condividere una piccola parte della tua meravigliosa avventura con i fenomenali Matheo Jacquemoud e Bastien Lardat. Sono rimasto spesso in silenzio, un osservatore discreto dei vostri movimenti fluidi, eleganti, facili e controllati. 10 anni fa siamo diventati campione e vicecampione del mondo di Skyrunning. In 10 anni, siamo passati da compagni di trail a compagni di scalata! Grazie per questo onore e per questa prova di amicizia. E ciò di cui sono certo oggi è che in quei 19 giorni hai suonato questo magnifico spartito senza una sola nota falsa. Eri semplicemente al tuo posto, nel tuo ambiente naturale. Tanto di cappello, amico mio.

 

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TAMARA LUNGER 

Alpinista, nel 2010 divenne la donna più giovane (a 23 anni) a raggiungere la vetta del Lhotse 

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Come ha già detto Kilian stesso: questa è stata la cosa più dura che ha fatto nella sua vita, mentalmente, fisicamente e tecnicamente. Ma anche il progetto più bello!

L'ho sempre copnsiderato un fuoriclasse e un grande esempio e non posso fare altro che esprimere i miei più sinceri complimenti a un vero atleta di montagna. 

È davvero uno dei pochissimi, o forse l’unico, che ha avuto il coraggio e la determinazione di guardare oltre e capire e vivere il potenziale di un vero atleta di montagna. Raggiungere questo obiettivo è possibile solo con una mente aperta, e tanto lavoro duro e allenamento.

 

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E poi si capisce quando una persona sta proprio bene dentro e fuori di sé. Sono convinta che un risultato del genere si può solo realizzare quando la persona ha trovato un equilibrio mentale, fisico, in famiglia e nel lavoro.

Kilian secondo me non è solo un riferimento per atleti di montagna o veri atleti olimpici, ma è soprattutto un grande esempio per ognuno di noi, perché ci insegna, che non ci sono limiti se ci sono passione, obiettivi, impegno, l'ambiente giusto e un certo equilibrio.

E la cosa che mai dobbiamo dimenticare: siamo noi stessi responsabili della nostra vita e se veramente vogliamo, si trova sempre una strada.

Grazie mille grande Kilian!

 

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NADIR MAGUET

Fortissimo scialpinista, skyrunner, trailruner, aspirante guida alpina

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Direi che l’impresa di Kilian per quanto riguarda il suo ultimo progetto Alpine Connection è incredibile ma come tutta la sua carriera fatta di gare e progetti. Questo per me è un suo coronamento del modo in cui negli anni è andato alla ricerca di una sua identità nell’alpinismo estremizzando quello che può essere definito fast & light.

Un progetto che dovrà ancora raccontare molto perché sono stati fatti degli studi con delle équipe mediche e questo afferma quanto Kilian oltre ai numeri portati a casa a suon di vittorie e imprese ne abbia portati anche al mondo del trail running e alpinismo in campo scientifico con studi ad hoc su di lui. Kilian è unico e continuerò a dirlo, sa vincere dai vertical, agli ultra trail, sino ad arrivare  a concatenare tutti i 4000 in 19 giorni, roba assurda.

Da un lato c’è molta ammirazione verso di lui, dall’altra è un po’ deprimente per atleti/alpinisti élite che avevano progetti in mente ma partono già scoraggiati sapendo i numeri che può fare lui.

Comunque sia è un’enorme fonte d’ispirazione per molti di noi, è il CR7 di noi altri.

 

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Indice - SPECIALE Alpine Connections di Kilian Jornet

 

INTRO - Kilian Jornet conclude l’Alpine Connections, il progetto della vita

Parte I - Alpine Connections: l’exploit psico-fisico

Parte II - Alpine Connections: il DIARIO

Parte III - Alpine Connections: i commenti