Testo di Maurizio Scilla
L’Ultra Trail del Moscato d’Asti ha come luogo di partenza e arrivo Santo Stefano Belbo e si corre nelle Langhe, Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco. Da sottolineare che è la prima volta che un paesaggio vitivinicolo italiano viene riconosciuto quale bene unico al mondo, Patrimonio dell’Umanità per la sua eccezionalità rurale e culturale.
L’evento è nato per celebrare la fatica che comportava coltivare e mantenere questi luoghi da parte delle generazioni precedenti.
Allo stesso tempo l’ A.S.D. Dynamic Center Valle Belbo ha voluto ricordare Cesare Pavese, cittadino di Santo Stefano Belbo, famoso scrittore che da queste colline ha tratto le ispirazioni per i suoi romanzi e poesie. Senza dimenticare Beppe Fenoglio che il trail celebra passando per i sentieri Fenogliani, diventati famosi nei suoi libri e usati dai partigiani durante la seconda guerra mondiale.
Un’ampia scelta di percorsi per tutti i gusti, dedicati al vino Moscato e a Cesare Pavese contraddistingue il week-end.
Venerdì alle 22 il via della “Magistra Langarum”, 106 km 5000 m+.
Mentre la domenica sono previste:
- 54 km 2800 m+ “Lavorare Stanca”
- 21 km 1100 m+ “Paesi Tuoi”
- 10 km 550 m+ “Sali scendi”
- due camminate Nordic Walking di 21 e 10 km
- una camminata enogastronomica tra vigne e agriturismi
- Kids Fun Run di 2 km riservata ai ragazzi da 6 a 12 anni.
LA MIA ULTRA
Piccola premessa: ho passato l’estate a scorazzare sulle montagne, il mio terreno di gioco preferito, con salite lunghe per raggiungere un colle o una vetta e godermi lo spettacolo.
L’obiettivo era una 100 km in montagna, poi qualche problemuccio con la mamma anziana ha fatto sì che cambiassero i programmi. Perché non tornare sui sentieri del Moscato? Ci ero stato undici anni fa a correre la 50 km ed ero rimasto affascinato dai luoghi.
I giorni precedenti la gara, mi preoccupava un po’ il fatto che essendo 60 iscritti sulla 106 km ben presto mi sarei ritrovato a correre da solo e per un animale da branco come me avrebbe potuto essere una difficoltà.
I momenti passati con gli altri atleti prima del via, mi hanno fatto respirare le atmosfere di tanti anni fa, quando in certe gare quasi ci si conosceva tutti, clima molto rilassato.
Partire alle 22 è un’ottima scelta, perché affronti la notte subito con tante energie in corpo e sai che la parte finale dove sarai provato la percorrerai con la luce.
I primi km li passo i compagnia e vanno via veloci, il balisaggio con catarifrangenti ti permette di correre tranquillo, altra sicurezza la traccia caricata, visti gli innumerevoli bivii che si trovano. Corro per un po’ con un ragazzo spagnolo, 4 chiacchiere, abbiamo lo stesso ritmo, poi a un ristoro lo perdo. Il clima è ideale, c’è un leggero venticello che però toglie l’umidità.
Il cielo è terso e lo spicchio di luna è così bello che mi fermo un momento ad ammirarlo e mi scappa anche un “Ma quanto sei bella!”, come se potesse ascoltarmi.
Corro da solo ma ad un certo punto c’è una civetta che squittisce, il suo verso mi accompagna per qualche centinaio di metri, per il resto mi godo la quiete che mi circonda.
Anche il silenzio nei piccoli borghi che attraversiamo ti trasmette tanta tranquillità.
Questi sono i paesi e le colline di Cesare Pavese, torno indietro di tanti anni quando all’esame di maturità avevo portato proprio lui come scrittore per la prova orale di italiano.
Arriva l’alba ed è favolosa, le colline si dipingono di un rosso fuoco, che spettacolo!
Corro un bel tratto con un ragazzo di Alba che mi fa anche un po’ da guida turistica, passiamo dalla chiesetta di Sant’Elena, un vero e proprio gioiello in cima ad una collina.
Insieme affrontiamo una discesa usata per il downhill, veramente impressionante pensare di farla in sella ad una bici!
Al ristoro di Rocchetta Belbo (66 km), passo al vestiario da caldo viste le previsioni, pantaloncini corti e t shirt.
Non so perché ma mi ero convinto che l’ultima parte del percorso fosse più semplice, invece ci sono alcuni tratti in salita con un “dritto per dritto” nel bosco con pendenze notevoli e alcune discese con corde.
Per fortuna il terreno era asciutto, fosse stata una giornata di pioggia in alcuni tratti sarebbe stato impossibile stare in piedi.
L’ultima salita porta al Santuario Madonna della Neve, mancano solo 3 km di discesa per arrivare a Santo Stefano, è fatta.
Il percorso attraversa tantissimi vigneti con i loro terrazzamenti a secco molto spettacolari, noccioleti, in alcuni tratti fondo valle invece percorre boschi con sentieri non troppo usati e quindi un po’ “wild”.
La birra all’arrivo non poteva mancare, dopo oltre 17 ore sui sentieri!
©servaj