Testo di Maurizio Scilla
La 6000D fa parte della storia del trail francese, si è corsa per la prima volta nel 1990 e quest’anno è giunta alla trentaduesima edizione (un anno di stop causa covid), io ci sono tornato dopo 27anni e con questo articolo spero di farvela conoscere meglio.
LA STORIA
La prima edizione si è tenuta l’11 agosto 1990, grazie all’iniziativa di sei animatori della stazione sciistica di La Plagne in Savoia, che vanta una ski area che va dai 1250 m ai 3250 m, con 425 Km di piste.
Deve il suo nome al fatto che per diversi anni il percorso prevedeva 55 km e 3000 m di dislivello positivo che sommati a quelli negativi portava a 6000 m di dislivello complessivo. Inizialmente partenza e arrivo erano dislocati nei pressi del bellissimo “Plan d’eau de Macot”, per poi spostarsi al centro di Aime.
© Andy Parant
Per il ventennale l’organizzazione propose un ultratrail di 110 km, mentre la “classica” con il passare degli anni, ha visto modificarsi il tracciato per arrivare agli attuali 67 km e 3400 m+.
Alla prima edizione furono 95 gli iscritti, negli anni seguenti la gara divenne in breve internazionale con le vittorie del russo Leonid Tikhonov, del ceco Peter Novak, dello slovacco Igor Bucek, della britannica Ruth Pickvance. Il nepalese Dawa Sherpa scrisse due volte il suo nome nell’albo d’oro, ma la donna immagine di questa gara è sicuramente Corinne Favre con le sue 14 vittorie, la regina dello skyrunning francese, molto amata anche da noi in Italia , rimarrà per sempre nella storia del “Trail de legende” come chiamano questa gara gli organizzatori. Anche in questi ultimi anni, nomi di spessore hanno occupato il primo gradino del podio. Tra le donne Maud Gobert, Stephanie Duc e Mimmi Kotka, tra gli uomini Germain Grangier, Sebastien Spehler, Martin Kern.
© JNJ Photo
Per questa edizione il programma prevedeva 3 giorni di gare, animazioni e concerti. Giovedì si iniziava con La 6000D Kids, La 6 Decouverte (11 km 600 m+) e La 6D Bob, evento veramente particolare che prevedeva la risalita della pista olimpica di bob (1,5 km 125 m+). Il giorno dopo al via La 6D Lacs (28 km 1500 m+).
Sabato oltre alla leggendaria La 6000D (67 km 3400 m+, anche a staffetta) veniva proposta anche La 6D Marathon (42 km 2000 m+).
© JNJ Photo
1995 PRIMO TRAIL
L’anno prima vado in vacanza in Francia e su Jogging International leggo di questa gara, ne parlo con il caro amico Maurizio Bider e visto che ci piace correre sui sentieri delle nostri valli, decidiamo di provarci.
La gara più lunga che avevamo fatto fino a quel momento era una classica delle nostre parti, l’Ivrea Mombarone (20 km 2100 m+), si tratta di inventarsi una preparazione. D’inverno in pratica non corro e faccio qualche classica dello sci di fondo, a giugno iniziamo a percorrere i nostri sentieri ma al massimo arriviamo a fare una trentina di km. Ad essere sincero non ricordo neanche più come avevamo fatto ad iscriverci! Poi finalmente arriva il fatidico giorno, arriviamo con il mio camper, la location di partenza/arrivo è il laghetto di Macot, perfetto per rilassarsi e fare il bagno il giorno prima della gara. Sono emozionato, bello vivere l’atmosfera internazionale e vedere che l’organizzazione è attenta ad ogni particolare.
© Wissem Albert
Il materiale obbligatorio ai tempi non era previsto, quindi mi presento al via in canotta e pantaloncini come quasi tutti gli atleti, la prima volta che avrò un porta borraccia sarà al Kima nel 1999. Vista l’esperienza zero, incredibilmente gestisco la gara molto bene per le mie possibilità. Ai ristori c’è tutto il necessario, trangugio quello che c’è senza pensarci troppo, all’ultimo “ravito” conosco Corinne Favre che poi diventerà una cara amica. La discesa finale abbastanza tecnica me la godo e arrivo al lago molto soddisfatto.
Grazie a La 6000D, quel giorno ho capito di aver trovato il mio sport, ricordo ancora come fosse oggi il passaggio sul ghiacciaio, le gambe che giravano e quelle emozioni che solo “la prima volta” puoi provare. Avevo trovato un ambiente conviviale, in gara avevo anche parlato con gli altri runner, mi si era aperto un mondo. Giusto per la cronaca: 5h33’26” il tempo finale per 55 km 3000 m+.
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PERCORSO E GARA
Si parte dai 677 m di Aime e al 33 km si raggiungono i 3060 m di quello che dovrebbe essere il ghiacciaio, questa la sintesi.
In dettaglio, partenza perfetta con 3-4 km su asfalto ideali per sgranare i 900 atleti al via, per poi iniziare a salire su bei sentieri/sterrate con alcuni strappetti; i passaggi nei villaggi di Longefoy e Montalbert con la gente ad incitarti nonostante sia l’alba, ti danno energia. Al 14 km si infila la pista di bob al contrario, veramente impressionante pensare mentre fai quelle curve che passino di lì con il bob a velocità assurde, in cima c’è un mare di gente che ti aspetta e un gruppo numeroso di percussionisti che continua a suonare con tanta allegria e ritmo nonostante i primi siano passati da una vita! Si sale poi a Plagne Aime 2000 per scendere poi a Plagne Centre, l’animazione e il tifo non mancano mai.
Avevo studiato per bene il tracciato e sapevo che dovevo arrivare abbastanza fresco in quota, quindi anche la salita alla Roche de Mio (2693 m) la gestisco, bello in questo tratto il Lac des Blanchets. Dopo una breve discesa al Col de la Chiaupe (2495 m) inizia la salita al ghiacciaio con una prima parte molto “agile”, mentre nella parte finale c’è un kilometrino niente male che sale con pendenze impegnative su morena, quasi dritto per dritto. Fa una bella strage con atleti che sono costretti a fermarsi a rifiatare, vuoi per la pendenza vuoi per la quota.
Questo era il primo obiettivo che mi ero posto, arrivare in buone condizioni per non penare nei seguenti 34 km con soli 600 m di dislivello.
In discesa mi diverto perché non presenta molte difficoltà, l’ultima salita lunga (350 m+) per fortuna ha pendenze gestibili. Dopo il passaggio al fianco del Lac du Carolley, si scende a Plagne Bellecote dove si riaccende il tifo che non è mancato neanche in alto grazie agli impianti.
Mancano 20 km all’arrivo, per fortuna in gran parte nel bosco, visto che il caldo inizia farsi sentire, bisogna solo pensare a correre visto che si corre su sterrate e sentieri facili, mi godo l’accoglienza a Montchavin e soprattutto il tifo nella via principale di Aime con ristoranti e bar pieni. Bello vedere gente smettere di mangiare per applaudirti, soprattutto pensando che il primo è passato di lì quasi 4 ore prima!
Taglio il traguardo felice di esserci 27 anni dopo, due parole con lo speaker che mi dice che Igor Bucek vincitore dell’edizione del 1995 era arrivato al traguardo mezz’ora prima di me, i vecchi non mollano!
Dopo una birra e una crepe non si può non andare al laghetto a rilassarsi e fare il bagno.
Passano gli anni ma quando ritorno da un trail mi porto a casa sempre qualcosa di significativo!
© JNJ Photo
CORINNE FAVRE
Corinne è stata una campionessa di livello mondiale, ma La 6000D non potrà mai dimenticarla visto che per ben 14 volte ha scritto il suo nome sul gradino più alto del podio. Prima vittoria nel 1992 e ultima nel 2009.
© Philippe Gal
Le ho chiesto un breve commento:
“La prima volta che ho partecipato a La 6000D, l’ho corsa praticamente da incosciente perché non avevo nessuna esperienza, incredibilmente arrivò una vittoria.
Proprio quel primo posto, mi ha motivato e ha fatto sì che mi allenassi seriamente, migliorando i l tempo finale e permettendomi una lunga serie di vittorie.
Il livello internazionale era molto alto perché ai tempi i premi in denaro erano elevati per quegli anni.
Mi piaceva molto il percorso, in particolare la tecnicità del Glacier de Bellecote.
Senza dimenticare che l’organizzazione è perfetta, c’è tanto tifo sul tracciato ed è una festa anche finita la gara”.