a cura di Maurizio Scilla
“Vulnerabile”, libro di Alberto Ferretto, è un viaggio di circa cinque anni, tredici storie, tanta corsa, grandi ambizioni. E’ riferito a tutti noi, è nato con lo scopo di ispirare e non di insegnare. Testi e foto raccontano tredici protagonisti, autore compreso, durante spaccati di vita traumatici. Le interviste si mischiano con il percorso, le riflessioni e le motivazioni che hanno spinto l‘autore a viaggiare l’Italia per conoscere queste persone. Il filo rosso della corsa, come pratica ludico-motoria, collega per scelta tutti i soggetti, portando inoltre l’autore alla ricerca di risposte.
La nascita del libro
Il 1 novembre 2018, a Marano Vicentino, Alberto subisce un’aggressione fuori da un locale da parte di un gruppo di ragazzi. Dopo una settimana di ospedale a causa di edema cerebrale e due anni di operazioni ai denti, la vita sembra tornargli regolare e nel 2023 arriva la condanna penale per uno dei protagonisti dell’aggressione, colui che sferrandogli un calcio in bocca gli ruppe sei denti. L’11 dicembre 2018 Alberto posta su facebook una foto che lo ritrae sorridente ma senza denti e con gli zigomi gonfi.
La pubblicazione scaturisce un fitto scambio di messaggi tra persone da tutta Italia e l’autore, e una presa di coscienza di quest’ultimo sull’importanza di trasmettere forza, stimolando il compimento del “primo passo”, che alle volte risulta difficile e impensabile, inizia a concretizzarsi nel tempo con la scelta di iniziare il progetto ‘Vulnerabile’, a metà gennaio 2019. Inizia così a cercare ed incontrare persone sparse per l’Italia, spiega la sua storia, le sue intenzioni e viene accolto ovunque con entusiasmo.
I soggetti: Alberto Ferretto / Yulia Baykova / Andrea Prandi / Alessandra Fior / Ivan Angiolini / Andrea Lanfri / Michele Pasquazzo / Francesco Lorenzi / Stefano Petranca / Valentina Scarponi / Enrico Maggiola / Marco Menegardi / Casimiro Sciscione
Gli introiti del progetto verranno donati alla Croce Rossa Italiana - Comitato di Vicenza OdV.
Il libro è acquistabile sul sito con un numero limitato di copie: https://www.albertoferretto.com/vulnerabile/
ALBERTO FERRETTO
Nato nell‘aprile del 1989 a Thiene (Vicenza), il suo percorso professionale ruota attorno alle arti visive, tra United Colors of Benetton e la libera professione come fotografo e regista, oggi invece impegnato a tempo pieno nel marketing team di HOKA Italia.
La sua prima gara è stata la Superpippo Sorapache, gara storica che non si corre più. Dopo anni di percorso e amore per la montagna, tra corsa, alpinismo, sci alpinismo e bici, ha corso tre volte (sempre finisher) la Lavaredo Ultra Trail 120 km, nel 2022 in 14h11’ (16°) e tre volte (due volte da finisher) l’ Ultra Trail du Mont Blanc 170 km, nel 2022 in 25h 10’(49°). Ha partecipato alla “ For Rangers” in Kenya, gara a tappe di 250km nei parchi naturali a scopo benefico. Ha raggiunto la vetta del Monte Bianco in maniera fast & light con l’amico Alessio Zambon.
Abbiamo avuto la fortuna di incontrare Alberto e poter conoscere in modo più profondo come ha vissuto, cosa ha provato in questi 5 anni.
Dopo cinque anni mi sento forte e sicuro, sia mentalmente che fisicamente. Vivo in maniera molto frenetica, mi butto ovunque, cerco di fare un sacco di cose. Alcune vanno, alcune forse andranno, alcune si sono già spente, ma non è un problema. Da quel 1 novembre 2018, il “qui è ora” è passato dall’essere un aforisma ad essere quotidianità. Ho sempre lottato per vivere facendo, o provando a fare, ciò che mi piace e continuerò a provarci, tra vita privata, sport, progetti, lavoro, e sono contento quando mi stendo a letto consapevole di aver dato tutto me stesso in quel singolo giorno. Avrei voluto dare importanza a quelle tre parole senza passare per questo brutto episodio.
Dopo cinque anni, grazie a questo percorso chiamato “Vulnerabile”, in realtà iniziato ben prima del novembre 2018, nel 2015 per la precisione, con i viaggi tra Perù, India, Myanmar, Sud Africa, Brasile, Kenya - nel libro lo descrivo approfonditamente - quel “qui e ora” si unisce alla consapevolezza della fortuna che mi è toccata, tra benessere fisico e mentale. Oggi quindi, tutto risulta più leggero ed in armonia.
Ogni incontro con i dodici protagonisti di ‘Vulnerabile’ mi lasciava un momento di vuoto, alle volte rientrando sentivo la gola stringersi, il fiato mancare. Da un lato stavo riesumando momenti durissimi a persone che in parte avevano passato la fase acuta, dall’altro mi riempivo di storie crude ed impegnative.
Mi convinsi che era giusto farlo, un po’ per me, un po’ per tutte le persone con cui mi ero scambiato messaggi dopo aver pubblicato la foto che mi ritrae senza denti su Facebook.
“Quando la vita ti investe, pensi che si sia accanita solo con te, e questo rimane un pensiero rimbombante nella tua testa fino a quando non leggi storie simili alle tue, e scopri che ci sono persone, li fuori, che stanno soffrendo proprio come te. Scopri poi, che queste persone si sono rialzate, leggi come, e pensi che forse, anche tu, puoi compiere quel “primo passo”, verso la rinascita. Poi ti alzi, i polmoni si gonfiano, e riparti a volare.”
Quanto tempo ci hai messo a metabolizzare quell’aggressione?
Non credo si possa quantificare. Oggi mi sento bene, ma è stato graduale. Dal punto di vista fisico, la schiena ci mise qualche settimana, gli zigomi ci misero qualche mese, la ricostruzione dei denti è durata circa due anni e ogni intervento riapriva la ferita, sia fisica che mentale. Se con metabolizzare intendi “rimboccarsi le maniche”, quando il medico mi disse, dopo una settimana di ospedale, che l’edema cerebrale si era riassorbito bene e che ero fuori pericolo, i muscoli e la tensione si sciolsero e poi un giorno dietro l’altro ricominciare a vivere, come spiegato nelle righe sopra, con una prospettiva differente.
Quanto ti ha cambiato?
L’aggressione mi ha cambiato la vita. Nel primo anno e mezzo avevo il timore di frequentare posti affollati. I gruppi di persone mi creavano noia, ci stavo lontano e tenevo lo sguardo quasi a terra. Ora non ho timore, il che non vuol dire non essere prudente perché oggettivamente, soprattutto nelle grandi città che frequento, si sentono storie di tutti i tipi e rimanere in allerta, per me, è diventato uno stile di vita. Non è stressante, forse lo era all’inizio.
Il rimanere in allerta riguarda anche altri aspetti: l’aggressione, come tutti i traumi che ho ascoltato (quelli che leggerete nel libro sono una parte della ricerca che feci) ti fanno ragionare su quante variabili quotidiane esistano, ti fanno ragionare su come tutto possa cambiare da un momento all’altro. Lo so, è un discorso banale, ma prima iniziamo a comprendere che queste frasi che suonano come, io li definisco “aforismi”, prima li comprendiamo appieno. Anche gli invincibili, persone che incontro quotidianamente nei discorsi, lo dovrebbero comprendere. Questo non significa vivere nel terrore o non godere delle belle cose, dei bei momenti, ma preservarli e lavorare con la priorità che la salute fisica e mentale debba stare al primo posto nella scala delle scelte che facciamo ogni giorno.
Ci racconti com’è nata l’idea del libro?
Mi piace chiamarlo progetto, perché in effetti nei primi mesi del 2019, e per alcuni anni successivi, lo è stato. Quando mi è stato consigliato di pubblicare le storie come fossero una sorta di rubrica all’interno di un sito di notizie nazionale, l’idea di lanciare in pasto alla velocità di internet questi spaccati di vita non mi ha convinto. Il mi percorso professionale, durante le estati alla scuola superiori, è iniziato in legatoria, e cosi, visto che poi è passato alla fotografia ed ha sempre ruotato attorno alla comunicazione, l’idea di fare un libro prese forma, con l’azzardo dei giorni nostri, dove i libri sembrano quasi sparire, con la volontà di avere qualcosa di tangibile, con l’importanza che io, spero anche voi, diate alla carta stampata. Così, un po’ da nerd, decisi di scegliere tutto, dall’impaginazione, al formato, i colori, la carta e le lavorazioni della copertina, la carta interna. Tutto ha un significato.
Quanto e come sei stato coinvolto nelle storie degli altri protagonisti? Che legami si sono creati ?
Innanzitutto ringrazio chi mi ha aiutato a cercare i soggetti. Successivamente, dopo una prima scrematura, ho contattato, viaggiato ed incontrato dodici persone cordiali, ospitali e molto disponibili. Con alcuni ci sentiamo spesso, credo si sia creata una sorta di amicizia, anche se viviamo distanti. Sicuramente c’è stima, per lo stile di vita che abbiamo saputo ricavare nonostante uno o più traumi subiti.
Se fossi obbligato a scegliere una storia tra le tredici, quale sceglieresti e perché?
La parola “obbligato” mi ha mandato in palla, proprio non ci riesco, è come se facessi un torto agli altri. Ogni persona e ogni trauma, sia fisico che mentale, credo abbia bisogno di essere trattato con il massimo rispetto. Solo gli ospedali classificano i traumi, ma è un’altra storia.
La scrittura di questo libro quanto ti arricchito dentro?
Consiglierei a tutti di sedersi davanti a dei perfetti sconosciuti ad ascoltare le loro storie. Alle volte consiglierei perfino di ascoltare il racconto di persone molto più vicine, perché le sfumature ed i punti di vista sono estremamente interessanti e mai scontati.
Questo libro mi sta arricchendo, e continuerà a farlo, mi ha consolidato il “qui e ora”, mi ha dato equilibrio. Certo, è stato un banco di prova: la battaglia mentale nel pubblicarlo è stata tosta.
Perché comprare il libro?
Vediamo un po’ …
Essendo un libro nato per ispirare e non per insegnare, ‘Vulnerabile’ ripercorre il viaggio di una persona come tante, uno spunto di ispirazione anche per realizzare le proprie ambizioni o per comunicare al mondo qualcosa che si sente ruotare in pancia. Questo libro è un esempio, come la corsa, del resto, ogni lettore mi auguro faccia proprie le volontà, il fine, i collegamenti, gli aneddoti, il movimento tra passato e presente. Un progetto nato da un trauma e proseguito nelle difficoltà di esporsi, di trovare il tempo, le risorse, le motivazioni. Un progetto che non si pone alte aspettative: “Se una persona, solamente una, dopo aver letto ‘Vulnerabile’, farà il primo passo, il successo di questo progetto sarà compiuto”.
Qui non parliamo di tecnica e allenamenti, oggi il gesto della corsa merita (ancora una volta) di essere immaginato nei suoi valori intrinseci e profondi. Valori che in queste pagine confluiranno come un fiume in piena nella metafora corsa - vita.
Terzo, ma non ultimo, la promessa iniziale di donare i proventi - se mai fosse diventato qualcosa di tangibile - prende forma nella collaborazione con la Croce Rossa Italiana - Comitato di Vicenza OdV, contribuendo e ringraziandoli per la presenza ed il sostegno in contesti dove la vulnerabilità di donne, uomini, bambini e anziani si esprime nei casi più disparati.
Magari vi verrà voglia di correre, o forse no, ma se è pigrizia, attenzione, se vi piace altro, è ok!