E anche quest'anno va in archivio la più vecchia cento miglia trail al mondo: come al solito non ha risparmiato colpi di scena emozionanti e sorprese continue durante una lunga e calda giornata sulla Sierra Nevada. In attesa di approfondire sul numero di Agosto della rivista, ecco a voi il PAGELLONE con i protagonisti.
Andrew Miller: 9 ½
Se a 20 anni ti presenti alla Western States tra i favoriti, fai una gara da veterano, sempre al posto giusto nel momento giusto, stai così bene che droppi il tuo pacer nelle ultime otto miglia, e arrivi ad Auburn senza neanche sembrare tanto stropicciato... beh, non c'è niente da fare: campione, e il cougar lo porti a casa tu.
Faccia da bravo ragazzo, nasce a Corvallis dove zia Meghan Arbogast coltiva i suoi cuccioli a chilometri e polvere, ora per non sbagliare fa il college a Flagstaff che è la nuova mecca dell'endurance running (Rob Krar, Jim Walmsey, Chris Vargo, Ian Torrance, Emily Harrison, Alicia Shay... il classico posto dove esci a fare una corsetta e ti ritrovi mezza nobiltà del mondo ultra sulle code): prepariamoci a sentirne parlare per un bel pezzo.
Non diamo il dieci perchè a 20 anni devi almeno avere voglia di fare anche il record del percorso.
Giovani, carini e bene occupati.
(il video del suo arrivo: link Twitter)
Didrik Hermansen: 8
Certo, il percorso scorrevole ben si adattava alle caratteristiche del norvegese. Sicuramente ha dimostrato negli ultimi due anni di essere un nome da tenere d'occhio. Ma che reggesse l'urto con le cento miglia ed un caldo fotonico, beh, in pochi ci credevano. Bravo il nostro vichingo ad assimilare le nozioni che le comari della WS hanno passato sul tenersi sempre fresco e a non mollare con la testa. A fine gara ha ancora il coraggio di dire che da Green Gate ha fatto schifo: mi sembra di aver capito che per l'anno prossimo c'è già un serio contendente al titolo in stile “all in”.
Gli eroi di Telemark.
Jeff Browning: 8
Il cowboy di Bend lascia sui sentieri della Nor Cal un master di gestione di gara applicata alle centomiglia. Parte e staziona intorno alla ventesima mentre davanti si fanno del male, poi a meta gara si sposta al limite dei dieci. Sul Cal Loop stringe gli speroni e “giddyup” inizia la cavalcata trionfale: terzo posto splendido e primo tra i master.
Ah, sabato prossimo lo vedrete sulle San Juan Mountains pronto a baciare la roccia: un certo Nick Clark qualche anno fa aveva già fatto un doppio terzo posto WS – Hardrock... che il nostro Jeff ripeta?
Quel treno per Auburn.
Sage Canaday: 6 ½
Non ci nascondiamo, era uno dei più attesi. E fino al fiume era lì a giocarsela con quasi tutti.
Parte un po' lacerato tra la voglia di inseguire un Walmsey indiavolato o starsene bravo e coperto perchè cento miglia sono lunghe e tutti gliel'hanno detto. Finisce per stare a metà ed arrivare a Rucky Chucky con lo stomaco andato e perdere terreno proprio quando bisogna iniziare a picchiarsi davvero. Finisce undicesimo che alla Western è la posizione infame, sicuramente non è contento, ma intanto ha fatto la distanza e preso le misure.
Per uno come lui qualificarsi non dovrebbe essere un problema: l'anno prossimo secondo me lo rivedremo sulla linea di partenza.
Better Sage than sorry.
Jim Walmsley: 10
Difficile giustificare un dieci ad uno che arriva ventesimo, ma quello che si è visto sabato resterà comunque negli annali della Western States e dell'ultrarunning in generale.
Attesissimo, preannuncia che comunque vada cercherà record e vittoria, si presenta al via con crop top, cappellino Patagonia e ricci legati dietro la testa in perfetto stile Scott Jurek A Race For The Soul spera che gli europei vadano avanti per tirare la gara poi in cima alla prima salita vede che fanno i timidoni e manda in aria tutto, parte da solo a ritmo insensato e saluta la compagnia. Ci sono foto di Foresthill dove viaggia che sembra sospeso in aria, allucinante. Arriva al fiume con più di mezz'ora sul record, ha una disavventura nell'attraversamento poi riprende lasciando solo qualche minuto sul terreno. Dopo ALT, preso nel raptus del ritmo forsennato ed avendo droppato il pacer, si perde e sbuca sulla statale dove la gente lo guarda come se fosse un giapponese ritrovato su un isola del Pacifico.
Torna sui suoi passi, ma ovviamente ha perso lo slancio. Nonostante tutto trova la forza di finire. Sarebbe da nove, ma quando il giorno dopo alle interviste non dimostra manco un briciolo di incazzatura e dice che doveva studiare meglio il percorso passa automaticamente al dieci. Jim for president.
E' nata una stella.
Bruce Labelle: 12 come le fibbie portate a casa
Sessant'anni e non sentirli, curriculum ultra che parte dal 1980, un terzo ed un secondo posto negli anni ottanta e poi mai mollare. Una vera leggenda dell'ultrarunning ed un nome sempre presente alla Western States da volontario o nel Board. Impossibile non tributargli un doveroso applauso. Finisher in 29:18:29.
Know your past to master your future.
Kaci Lickteig: 9 ½
Come per Miller, non diamo il dieci perchè a 29 anni e miglioramenti costanti negli ultimi tre, c'è ancora quella formalità del record. Però che gara signori!
Ninja Pixie parte davanti, transita davanti, finisce davanti mostrando un livello di dominazione assoluto, in stile Ann Trason: per la serie lasciatemi stare. Visino da bambina, fisico minuto, sorriso stampato in viso e si allena tutto l'anno in Omaha che è piatto come l'A1 tra Modena e Reggio.
Piccole donne crescono
Amy Sproston: 8 ½
Non fa mai clamore, ma parte sempre a ritmi sostenuti e non guarda in faccia nessuno: fa la sua gara, e la fa dannatamente bene qui perchè porta a casa il secondo posto e scende sotto le diciannove ore per la prima volta dopo parecchi anni. All'arrivo ringrazia Devon Yanko per averla spinta nelle ultime ore e poi in silenzio com'era arrivata se ne torna dai suoi amati gatti. Ce lo mettiamo che è già in categoria Master?
Lady di ferro.
Devon Yanko: 7 ½
Attesissima dopo una stagione stellare ed una Javelina Jundred spettacolare l'anno scorso. Non si sottrae al suo ruolo e cerca di stare lì appena dietro a Kaci, poi ha un momento non bello sul Cal Loop, ma ritorna dalla pain cave e nel finale mette un po'di pepe sulla coda della Sproston. La panettiera di San Fran ha sicuramente grandissimi margini su questo percorso, se riesce ad evitare certe crisi mentali per cui è famosa, abbiamo una potenziale concorrente per primo posto e forse la migliore candidata a buttare giù Ellie dal libro dei record.
Rumore Yanko.
Meghan Arbogast: 10 come le fibbie d'argento che ha in vetrina
The Queen, punto. Anni 55, sempre e comunque protagonista. Forse la runner più amata dai locali, sempre sorridente, sempre pronta a scambiare due parole, sempre letale con il numero addosso. Specie alla Western States che è la sua seconda casa. Si porta a casa la fibbia delle 1000 miglia in 10 giorni nel modo più bello che esista: stampando un 20:30:11 che vale M6 e l'ennesimo piazzamento tra le prime dieci. Favolosa.
God save the Queen.
Magdalena Boulet: 5
La campionessa in carica arriva in condizione con una bellissima vittoria alla Canyons 100, è data da tutti come favorita assoluta, guardata sulla start line con rispetto e timore, ma si scioglie come neve all'Emigrant Pass e taglia il braccialetto già al miglio 16. Capita a tutti la giornata no... ma ritirarsi per problemi allo stomaco così presto quando di lavoro fai le formule per la GU è davvero il colmo.
Ratatouille.
CLASSIFICHE
donne
1 Kaci Lickteig 17:57:59