I "Racconti deliranti" di Francesco Rigodanza in anteprima sul nostro BLOG. Buona lettura e buono spasso.
Mi manca un sacco la neve. E mi manca un sacco sciare. Da quando mi sono trasferito al caldo e secco sud (o almeno così mi sembra Trieste) freddo e nevicate latitano.
Il Vialatteatrail era una scusa perfetta per andare due giorni a Sansuls, sauzzzols, insomma quel paesino vicino Sestriere che a me è impossibile pronunciare correttamente. Perché volevo sciare nell’unico posto in Italia in cui a fianco delle piste da sci non hai ancora le mucche al pascolo. Insomma, non ero venuto propriamente per la gara, però dopo aver capito più o meno in cosa consisteva avevo deciso che a questa corsa ci avrei tenuto un po’. Dopo K3 e Monte Casto perché non dare la soddisfazione a Mau di una gara fatta veramente a tutta birra e non tutta a birre?
Il problema che il Via Lattea Trail è una gara che si fa principalmente su piste da sci, in notturna e con pezzi molto ripidi. Quanta esperienza in materia? Zero. Solo un sacco di dubbi come:
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Come mi vesto? Ci si aspetta -20°C in quota e devo infilare un pile in qualche modo nel materiale obbligatorio. La parte più importante sono i guanti da sci perché le mani ghiacciate quello no.
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Come vado su? I bastoncini secondo me sono esagerati, rischio di infilzarmeli in un occhio quando mi lancerò giù per le piste. Meglio i ramponcini, ho solo quelli da 10 euro di Decathlon ma un paio di chiodi è un paio di chiodi. Però partirò senza e li indosserò solo nel momento del bisogno
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Cosa mangio? Se fa veramente così freddo si ghiaccia tutto. E poi serve bere? Non suderò neanche.
Ho sbagliato tutto.
Ma salire comodamente in seggiovia pareva brutto?
Ma cominciamo dall’inizio.
Ore 18.00 si parte al centro di Sasseulx, soucedols, su e zò, insomma da lì. Finito con le pippe mentali sul meteo rimango solo in maglia termica. Sarà più che sufficiente. Il primo chilometro è in centro, quindi su asfalto, tutto facile e veloce, poi usciamo, arriviamo alla partenza della seggiovia e qui inizia la gara vera.
Dopo 15 secondi di neve penso “sono un deficiente!”. Mi getto di lato e indosso i ramponcini.
Dopo 30 secondi dico “sono un deficiente!”. Ho già il mal di schiena ad andar su di qua. I bastoncini!!!
Perché non considero mai i bastoncini? Da domani li utilizzerò anche per andare in bagno.
Dopo 45 secondi urlo “sono un deficiente”. Questi ramponcini scivolano. Devo aver sbagliato sciolina.
Con queste brillanti premesse comincia la mia salita. 6.5 km e 1100 m+. Ci tenevo, lo giuro, volevo andare forte veramente. I primi chilometri non mollo. Piano piano recupero chi mi è davanti, ne sfrutto le impronte lasciate sulla neve e appena spiana un attimo, corricchiando, mi faccio sotto.
Però più saliamo e più la neve si fa compatta e scivolosa. Al primo muro mi ritrovo a scendere di una trentina di metri, uscire a lato pista e camminare immerso nella neve fresca per poter avere un po’ di grip. Al secondo muro casco direttamente sulle ginocchia mentre tento di aggrapparmi a qualsiasi appiglio. Niente, nuova sciata in giù e risalita bordo pista con annessi affondi in neve fresca.
L'approccio al primo muro lo ricordo più o meno così
Ci tenevo. Sono sconsolato. Vedi a prendere le cose seriamente? Voglio girarmi, appoggiare il culo a terra e farmi portare di nuovo a SasUlss. Per fortuna anche oggi arriva un angelo custode (sono dannatamente fortunato con gli angeli custodi). Tale Marco Pajusco che mentre sussura frasi piene di motivazione (tipo "anche oggi mi ritiro domani”, “no adesso rallento” o “sì, sì, Francesco domani mi sveglio presto!”) gli scappa un "siamo quasi a 2700 metri” che infonde gioia e allegria a tutte le mie articolazioni proprio mentre mi stava superando anche la prima donna.
Aleeee! Siamo in cima. E adesso? Tolgo I ramponcini promettendomi di non indossarli mai più, allaccio l'allacciabile e via in discesa. Che strano correre giù per una pista da sci. La neve è stranamente dura e si va fin troppo veloce. Ma è stato naturale, non ci ho minimamente pensato, mi sono lanciato in scivolata e ho fatto un bel pezzo di sedere.
Ecco posso dire che valeva la pena di fare 1100 m+ solo per questi venti secondi di lustrapiste con le chiappe. Chissene della gara qua c'è da divertirsi come bimbi. La discesa fino a Sestriere è un susseguirsi di cadute, sorpassi, rotolamenti e scivolate (e qualche errata deviazione dal percorso!). Le pendenze negative fanno sempre bene.
Pausa Coca-Cola a Sestriere. 500 metri di asfalto e poi via sulla seconda salita. Grazie al cielo è ben diversa da quella precedente: una lunga strada larga e corribile. Però siamo sopra mezzo metro di neve che al minimo errore ti fa sprofondare. Si corre sulle uova a piccoli passetti e con le gambe sempre in tensione. I quadricipiti urlano sempre di più.
Sarebbe bello guardarsi intorno e ammirare questa notte bianca e silenziosa ma non posso distrarmi da dove metto i piedi. Ogni tanto butto l'occhio davanti alla ricerca del concorrente davanti a me. Ne riprenderò cinque in questa salita.
Seconda cima raggiunta. Adesso solo discesa su pista da sci. Non aspettavo altro. Via di culo. Anche quando non serve. Almeno non faccio fatica e qualche saggio mi ha detto che questo metodo sia efficacissimo contro la cellulite. Una volta ho provato anche a lanciarmi di pancia. Ecco, quello non fatelo (soprattutto se siete di sesso maschile)!
Ultimi metri (purtroppo). C'è addirittura una piccola nevicata artificiale che regala qualche passo in neve fresca. Poi di nuovo nel centro di Sansol, sazzul... insomma nel paese e arrivo: 2:45. Quattro. A ere geologiche di distanza da quei fenomeni di Giulio Piana e Franco Collè.
Sono contento. Sono arrivato in forma. Fino all'ultimo giro di birre delle 2.30 ci sono arrivato senza difficoltà cognitive. Gli allenamenti pagano, specie quelli in terzo tempo. La parte più difficile verrà dopo. Ossia le 10 ore complessive per tornare a Trieste, all'altra estremità italiana. Quella si che è stata un'ultra! Almeno ho sciato, ho sciato veramente tanto!
Ma alla fine un po' di esperienza l'ho fatta? Si. Ho risposto ai miei quesiti iniziali.
- Come mi vesto? Non penso facesse -20° in cima ma una maglia termica è bastata. Ok portarsi qualcosa dietro ma I primi 10 minuti sono stati un inesorabile spogliarello dei vari strati. E se avessi anche preso freddo la doccia bollente finale avrebbe compensato (finalmente una doccia calda!).
- Come vado su? Sbagliato tutto. I bastoncini, la volta che imparo ad usarli, aiutano tantissimo così come avere delle scarpe con un bel grip o dei ramponcini (migliori di quelli decathlon che sulla punta sono solo gomma!). Che poi anche con ramponi, bacchette, parafanghi e motoslitta i primi non li avrei mai neanche intravisti quindi tanto valeva imparare sbagliando.
- Come mangio? Pensavo di non aver bisogno di bere tanto e invece mi sono trovato all'arrivo completamente disidratato.
Tutta esperienza per la prossima volta. Se Mau, Nico e Marco la riorganizzano. Vale la pena di provarla. Questo periodo poco agonistico è fatto apposta per provare le gare "strane" e questa sembra fatto apposta! Unico consiglio: invece di pubblicizzare quanto epico e figo è salire a 2700 m di notte, mostrate quando bello è fare 1000 m- col sedere!
Analisi scientifica dei concorrenti del Vialatteatrail