di Alessio Zambon
Come anticipato, sabato e domenica si è corsa la Davos Swissalpine, che, in entrambe le sue distanze (68 km - 2600 d+ e 43 km -1400 d+) vedeva un gran numero di atleti al via oltre che una lunga lista di top runners pronti a darsi battaglia tra le valli del canton Grigioni. Le forti emozioni e i ritmi indiavolati non sono mancati. Fin dalla partenza, effettuata a porte chiuse e con volto coperto da mascherina, presso lo stadio di atletica della cittadina di Davos, il gruppo degli atleti forti capitanati dall’atleta di casa Stephan Wenk ha imposto un ritmo impressionante, staccando notevolmente la pancia del gruppo già nei primi 13 km di leggera salita. Nel gruppi dei primi, stabili, i nostri atleti Luca Manfredi Negri, Roberto Mastrotto e Riccardo Montani, quest’ultimo dopo una partenza molto conservativa, ha proseguiato una inesorabile rimonta fino a giungere al traguardo in prima posizione dopo un’incredibile vittoria in volata in 6h12’28”. A solo sedici secondi (SEDICI!) di distacco arriva lo svizzero Raphael Sprenger; paga forse la partenza a razzo il favorito Stephan Wenk, che chiude in terza posizione 6h20’50”. Una top ten racchiusa in 25 minuti di distacco descrive bene l’alto livello che si è radunato a Davos. Tra questi, a pochi minuti dal podio, Luca Manfredi Negri, quarto all’arrivo in 6h24’ e Roberto Mastrotto, sesto in 6h28’.
Sul fronte femmile, Marcella Vasinova, iscrittasi all’ultimo momento, conduce tutta la gara ribaltando il pronostico che vedeva Kathrin Gotz come super favorita. Chiude la sua gara appena sotto le sette ore (6h59’) staccando di 20 minuti la seconda, appunto, Kathrin Gotz. Sul gradino più basso del podio, finisce Luzia Buehler.
Calato il sipario sulla gara regina, domenica alle 7.00 è partito il primo blocco di atleti della 43 km. Anche qui i ritmi sono stati forsennati fin da subito con il vincitore, Matthias Kyburz subito davanti, con un distacco di 3 minuti già al primo checkpoint. In continua progressione taglia il traguardo in 3h0’16”, distaccando di 15 minuti l’atleta del team Altra Kévin Vermeulen, e di 19 minuti il terzo atleta al traguardo, Roberto Cassol. Peccato per il fratello Italo, che sembrava poter reggere il passo dei primi, salvo poi dover calare il ritmo e concludere comunque tredicesimo.
Ottimi anche i tempi al femminile, con sia la prima Baer Natascha e la seconda donna Sarina Jenzer sotto le quattro ore, rispettivamente in 3h48’ e 3h52’. Chiude il podio Franziska Etter in 4h6’.
In esclusiva vi proponiamo qualche impressione da parte del vincitore, Riccardo Montani.
Abbiamo visto che la tua partenza è stata tutto sommato controllata, sei riuscito a non farti coinvolgere nella bagarre dei primi chilometri, è stata una tattica studiata o semplicemente le sensazioni sono migliorate chilometro dopo chilometro? Quando hai capito che avevi realmente una possibilità di poter vincere?
Sapevo che la prima parte di gara non si addiceva molto alle mie caratteristiche, soffro molto sui tratti pianeggianti e nelle salite corribili, ed è anche per questo che all’inizio ho adottato una tattica più attendista per evitare di farmi bruciare dai ritmi imposti da quelli davanti. È vero anche che man mano che i chilometri passavo il terreno si faceva leggermente più tecnico e muscolare e le mie sensazioni miglioravano e quindi ho capito che potevo mirare veramente a vincere quando, una volta transitato all’ultimo ristoro, a 10 km dalla fine sono riuscito a vedere i due battistrada e in breve sono riuscito a prendere Stephan, mentre per agguantare la testa della corsa è stata veramente dura perché ci sono riuscito solo negli ultimi trenta metri di discesa prima di entrare in paese, poi una volta superato Raphael è iniziato il bagno di folla e gli incitamenti anche dalla mia fidanzata che mi hanno dato la carica finale per non mollare e riuscire a vincere.
Se dovessi fare un’analisi del percorso, è una tipologia di gara che si sposa bene con le tue caratteristiche di atleta, o sei capitato qui a Davos per caso, salvo poi scoprire che le condizioni erano perfette per te?
La Swissalpine, con il suo percorso lineare e poco tecnico è molto ambito anche da coloro che prediligono le gare su strada, e quindi sulla carta per nulla un percorso adatto alle mie caratteristiche, essendo più portato per gare più tecniche e con più dislivello, ma non posso nascondere che ho cercato, insieme al mio allenatore, di preparare al meglio questa, programmando allenamenti su pendenze dolci, com’ero sicuro di trovare qui a Davos, e questo è stato di grande aiuto fisico e mentale durante la gara.
E ora hai altri progetti agonistici in questa stagione povera di gare, visto anche l'incredibile stato di forma dimostrato?
Ora sto sfruttando questo momento di vacanza post gara appunto per poter pianificare un po’ il futuro prossimo agonistico. Come prima cosa mi piacerebbe correre la Skyrace Mattehorn ultra a fine Agosto, e poi chissà che si riesca correre L’ultra Trail del Lago d’Orta, la mia gara di casa nonché gara di selezione per gli atleti della prossima squadra azzurra.