di Matteo Grassi
Foto © Organizzazione
Quando si parla di Tor des Géants, l'endurance trail più lungo e più duro al mondo, il discorso si fa improvvisamente e necessariamente serio, molto serio.
Dopo aver introdotto il vasto e articolato tema della preparazione fisica, tecnica e mentale, grazie anche ai consigli e all'esperienza generosamente condivisa da Franco Collé, campione valdostano 4 volte vincitore e recordman del Tor, veniamo ora ad un altro capitolo fondamentale nella preparazione, ovvero il percorso.
E per farlo partiamo da numeri e dati.
330 i km dichiarati con 24.000 m+ fin dalla prima edizione, ma le ultime misurazioni ufficiali (tracce gps Garmin 2023) portano a numeri dell'ordine di 338 km con 30.914 m+.
22 i colli da valicare. Nota: in Valle d'Aosta per "colle" si intende quello che altrove comunemente viene definito passo, valico, o forcella.
Il punto più alto del percorso è il Col du Loson (Gruppo del Gran Paradiso) a 3.299 m. Il punto più basso è Donnas (base vita), in bassa Valle, posto a 314 m.
Il percorso è un anello che ricalca quasi integralmente le Alte Vie n°2 e n°1 della Valle d'Aosta. Nota: le varianti sono dovute ad aspetti logistici, di sicurezza e di gestione della gara. Il percorso, dalla prima alle più recenti edizioni ha subito qualche lieve modifica. In particolare nei tratti di Valgrisenche, Champoluc, Tsan-Cuney, Oyace, Alpe Malatrà.
Partenza e Arrivo: Courmayeur.
6 le basi vita lungo il percorso: Valgrisenche, Cogne, Donnas, Valtournenche, Ollomont; in più quella di arrivo a Courmayeur. Nota: per "base vita" si intende un punto di ristoro in cui si trovano, oltre al controllo cronometrico, una serie di servizi fondamentali come alimenti e bevande per un vero e proprio pasto completo, bagni, docce, dormitorio, assistenza medica e infermieristica, massaggi, e dove è possibile ritrovare la propria borsa personale al seguito (di cui parleremo in una delle prossime puntate).
Facendo riferimento alle basi vita il percorso può essere suddiviso in sette settori:
Courmayeur – Valgrisenche: 50 km - 4.747 m+
Valgrisenche – Cogne: 58 km - 5.082 m+
Cogne – Donnas: 45 km - 2.698 m+
Donnas – Gressoney St Jean: 54 km - 6.086 m+
Gressoney St Jean – Valtournenche: 33 km - 3.187 m+
Valtournenche – Ollomont: 48 km - 4.904 m+
Ollomont – Courmayeur: 50 km - 4.210 m+
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38 i punti di ristoro, dove vengono fornite bevande e alimenti. Facendo una media matematica tra i vari ristori e le basi vita la distanza media da percorrere tra un punto di rifornimento e l'altro è di circa 7 km, ma ovviamente varia in base alle possibilità logistiche. Solitamente i ristori sono allestiti presso rifugi, bivacchi, baite: "la dislocazione e l'organizzazione dei punti è studiata in modo tale da fornire agevolmente l'assistenza e garantire un facile approvvigionamento" (cit. organizzazione).
18 i punti di assistenza, chiamata soccorso, controllo passaggio, allestiti (oltre alle basi vita) lungo il percorso, di cui 13 presso punti di ristoro, e altri 5 in punti strategici. Si tratta dei punti più alti e impegnativi: Col Crosatie, Col Entrelor, Col Loson, Col Brison, Col e Alpe Malatrà. In questi è solitamente posizionato un piccolo bivacco elitrasportato ad hoc.
Dopo questa serie di dati e informazioni veniamo ad aspetti più descrittivi, nel tentativo di fornire alcune indicazioni utili a chi non conosce il percorso.
Mediamente i sentieri del Tor non presentano particolari difficoltà tecniche (classificati come E/EE) solo in alcuni tratti richiedono maggior attenzione per la presenza di brevi passaggi esposti o di placche rocciose in corrispondenza dei tratti più in quota dei colli. I sentieri sono comunque ben attrezzati, talvolta con robuste corde in nylon, qualche scalino metallico o piolo. I punti a nostro avviso maggiormente impegnativi possono essere, anche a causa della distanza già percorsa, il Col Brison e il Col Malatrà. Ma anche i Colli Crosatie, Entrelor e Loson, che si incontrano nei primi 100 km, non vanno sottovalutati.
A settembre non si trovano mai tratti di neve dell'anno precedente, ma può capitare, in condizioni di maltempo, di incappare in qualche nevicata e di conseguenza ghiaccio sulle rocce, motivo per cui va raccomandata esperienza in condizioni simili e una certa pratica all'utilizzo dei ramponcini.
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Premesso che al Tor, a parte i top runner, i comuni mortali camminano sempre o quasi, va segnalato che ci sono alcuni segmenti in cui si potrebbe anche provare a corricchiare, oltre alla passerella di partenza, ovviamente. Ci riferiamo a quello compreso tra il rifugio Sella (95° km) lungo la discesa dal Col Loson, e l'abitato (base vita) di Cogne, fino a Les Goilles, per circa 15 km. Ma anche a quello che dalla finestra di Champorcher porta giù a Champorcher, Pontboset, Donnas (base vita), Pont-Saint-Martin fino a Perloz, dove attacca la salita che conduce a La Sassa e al rifugio Coda, in totale sono circa 35 km. Siamo entro la metà gara e se non ci si è spremuti troppo sui primi sei colli, ci si può davvero provare.
Un po' più complicato arrivare intorno al 300° km con ancora gambe fresche per correre, eppure i 15-18 km tra la fine discesa dallo Champillon e l'inizio della salita per il Merdeux (verso il rifugio Frassati e il Col Malatrà) dopo Saint-Rhéemy-en-Bosses sono prevalentemente su sterrate in leggera discesa e al passo di marcia rischiano di diventare l'unico tratto noioso del Tor.
Va da sé che tutti gli attraversamenti delle valli presentano alcuni chilometri di falso piano su fondo sterrato o in asfalto, dove, volendo, si può provare a sgranchire le gambe (ma chissà perché di gente che corre in quei tratti se ne vede comunque poca): La Thuille, Planaval, Gressonney, Champoluc.
A complicare le cose c'è l'aspetto climatico, spesso i fondovalle sono caratterizzati da caldo afoso, in particolare in bassa Valle. Sensazione di calura accentuata dagli sbalzi di quota e momenti del giorno. Ad esempio tra un passaggio all'alba al Col Loson e uno in pieno giorno a Donnas possono esserci anche 30 gradi di escursione termica.
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Come ricordava Franco Collé bisogna essere pronti a tutte le condizioni meteo nelle diverse situazioni in cui queste possono capitare: giorno, notte, fondovalle, o valichi... E, a tal proposito, abbiamo chiesto proprio al campione valdostano un commento "top" sul percorso.
Franco qual è secondo te il tratto più ostico del Tor?
Be' ce ne sono tanti. È difficile dire qual è il più duro, ogni anno, in tutti i dieci Tor che ho fatto, non è mai stato lo stesso. Perché è quello dove hai la più grande crisi, e non è detto arrivi nello stesso punto.
Se proprio vogliamo trovare un tratto considerato da tutti un po' più ostico è quello da Donnas a Gressonney. Il più selvaggio, il più tecnico, con la lunga salita fino al Coda. Siamo a metà gara e si inzia a sentire la fatica, ma soprattutto è un lungo tratto: che è bellissimo se stai bene, ma ahimè quando sei in difficoltà è davvero ostile, perché sei completamente fuori dal mondo. Non hai villaggi o centri abitati e questa è sua bellezza però se proprio lì hai una crisi diventa più difficile superarla.
E a chi non conosce il percorso, quale raccomandazione faresti?
L'ultimo tratto, quello in cui la fatica si accumula e in cui non sei più tanto lucido... lì sarebbe importante sapere quanto ti manca e cosa ti aspetta per riuscire a gestire le energie. Per questo consiglio di provare l'ultima parte del percorso da Valtournenche in poi, perché oltre ad essere un ottimo allenamento può essere anche una buona memoria per il momento del Tor.
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Abbiamo coinvolto anche Lisa Borzani, atleta che, oltre ad essere stata due volte regina della gara, è dichiaratamente innamorata della montagna valdostana e del Tor tanto da cambiare vita, qualche anno fa, e trasferirsi dal Veneto per dedicarsi a tempo pieno alla professione di istruttore di trail in Valle.
Lisa qual potrebbe essere il tratto più difficile del Tor per un neofita che non conosce il percorso?
"Il Tor è ovviamente tutto molto impegnativo, ma lo è soprattutto nella prima parte. I primi 100 km, da Courmayeur a Cogne, sono quelli con maggior dislivello e con le salite più lunghe e in ambiente di alta montagna (per questo forse è anche il settore più bello). Molto duro poi il tratto tra Donnas e Niel, in cui si devono affrontare dapprima la lunghissima salita di 2000 m+ dal fondo della bassa Valle fino al rifugio Coda e poi una sequenza di tre colli (Col du Marmontana, Crenna dou Leui e Colle della Vecchia) con il terreno forse più ostico in assoluto. Da lì in poi il Tor diventa un po' più scorrevole, ecco perché è importante arrivarci non troppo cotti".
Chiudiamo questo lungo articolo con una serie di link utili, tratti dal sito ufficiale, cui si rimanda per approfondire ulteriormente le informazioni riportate e qui condivise (torxtrail.com).
Tabella distanze, ristori, punti assistenza e controllo e tempi
Download tracce GPS e altri documenti
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Avremmo potuto dedicare queste pagine a descrivere paesaggi di bellezza indescrivibile, o i ghiacciai, il Rutor, il Gran Paradiso al chiaro di luna, gli stambecchi che ti accompagnano giù per la gelida valle. O i colori tra il Sogno e il Miserin. O la solitudine e il silenzio tra le rocce nere della Barma e la Crenna e il Colle della Vecchia. O le viste mozzafiato sull'enorme massiccio del Rosa o il Cervino che d'improvviso spunta e svetta. O ancora i silenzi del Cuney e l'onirica discesa dal Vessonaz, nera gialla, rossa. O il dolce (?) calvario del Brison, e la successiva discesa spaccapiedi. Infine lui, il Malatrà, soglia simbolica tra rocce aguzze che si stagliano come scure creste di drago dormiente sul Bianco, maestoso, da rimanere senza parole.
E invece abbiamo preferito tenere un profilo più prosaico e far parlare i numeri e condividere qualche dettaglio ed esperienza nella speranza che tutto ciò possa essere d'aiuto affinché il viaggio-Tor sia un piacevole e dolce, ma sicuro "naufragare" fra i Giganti della Valle.