Regole del forum
Questa sezione è dedicata alle anteprime e ai racconti delle gare.
Nel titolo scrivete il nome della gara, la provincia e la data di svolgimento.
Una splendida giornata di sole ci ha accompagnati lungo i panoramici e selvaggi sentieri di questo trail.
Pur non condividendo in parte (come già scritto precedentemente) la scelta del tracciato iniziale, si tratta di luoghi molto belli, e l'alternanza di ambienti attraversati rende il tutto davvero molto spettacolare! Anche dopo averla percorsa moltissime volte, è sempre un piacere percorrere la cresta sommitale panoramicissima del Cuarnan; da lì, per chi sapeva dove guardare, si potevano riconoscere i puntini di chi (partito un'ora prima per il lungo) stava salendo (o forse arrancando!) sul ripido sentiero che conduce in cima al monte Chiampon; indimenticabile il ripido e accettabilmente fangoso rettilineo che dalla cima conduceva alla sterrata nei pressi della sella Foredor, da fare tutto d'un fiato possibilmente senza appoggiare le terga al suolo. Dopo una lunghissima discesa che depositava direttamente sulla storica via centrale di Gemona, non poteva mancare la ciliegina sulla torta, la classica salita al castello prima di piombare sull'arrivo; per quanto mi riguarda posso essere molto soddisfatto per la gestione della gara, certamente ha influito positivamente il fatto di aver acquisito una seppur minima esperienza al trail in Istria del mese scorso.
Ottima a mio avviso l'organizzazione di gara e i ristori (qualcuno ha lamentato la mancanza di fettucce in qualche punto, ma personalmente non me n'ero accorto...), anche se sul percorso ci si sentiva veramente soli, soprattutto nell'attraversamento di Artegna, forse un pò di partecipazione in più o di coinvolgimento della popolazione non sarebbe male, ma è solo un dettaglio che con il tempo probabilmente si perfezionerà.
Le prestazioni dei top? Bè, veder arrivare Dapit sul percorso lungo dopo 6 ore e spiccioli e la giovane promessa Moia di cui immagino sentiremo molto parlare in futuro (lui ovviamente non l'ho visto arrivare ) che ha percorso il corto in 3 ore e 11, solo 8 minuti in più del record di Pivk ti fa sentire molto... tapascione
Fatto il percorso lungo.
Ottima organizzazione per essere solo una seconda edizione.
Impegnativo trail di 50 km reso ancora più duro dalla calda giornata. Fortunatamente i ristori erano in numero giusto e ottimamente forniti.
La parte più difficile, almeno per me, è stata la "scalata" al Chiampon. L'arrivo in vetta con relativa panoramica ha ripagato di tutto lo sforzo.
Riguardo alla mancanza di fettucce l'organizzazione conferma che ci sono stati i soliti "bontemponi" che hanno ripulito i sentieri prima del passaggio della corsa...
Che altro dire? Ovviamente entusiasta perchè correvo sui miei percorsi abituali di allenamento, e felice nel vedere che anche gli altri concorrenti hanno apprezzato il tracciato.
Qui non si parla solo di corsa in montagna, c'è ben altro.
Ogni volta in cui allaccio le scarpe da corsa, mi chiedo quali saranno i nuovi orizzonti che potrò vedere, e in tutte le occasioni c'è sempre qualcosa di differente e inaspettato.
Il così diventato famoso, ma più denominato come trail, ormai si è indirizzato alla moda più che ad altro nella massa, ma io non ne faccio parte, è qualcosa di unico e cattura quella parte di me più profonda, assorbe le energie dal mio essere.
Non mi occupo di medie e tempi da parecchio, ho ben capito che essi mi discostano troppo dall'essenza di questa natura che vado ad incontrare, io son lì per lei e nient'altro.
Con questa entità, riesco a stabilire un particolare contatto, e diventa sangue insostituibile, così rimaniamo noi due soli, come innamorati alla scoperta l'uno dell'altro.
Si, ho fede ed entusiasmo per i corridori forti, hanno la tenacia di allenarsi perché puntano a vincere.
Ma quei numeri, che determinano le differenze in loro, per me sono solo simboli incastrati in un turbinio di valori ed equazioni, tutto ciò che a me non serve.
Io non sarò un 'vincente da podio, lui non mi vedrà mai sopra di sé, ma ogni metro corso, ogni mio passo si scrive nel mio animo in maniera indelebile.
Corro in montagna da un pò, ma sono uno qualsiasi e lo dirò sempre perché lo penso davvero, tutte le volte metto qualcosa nello zaino, ho ancora tanto da scoprire, e la mia scatola ha ancora molto spazio vuoto da riempire.
Non reputo più un bisogno allenarmi, anche se allenarsi è inevitabile e accade comunque, ma ci vado solo perché ne ho la necessità, e al mio rientro conservo un desiderio mai finito di ripartire, non per stabilire record, o dimostrare prodezze.
Il mio Trail dei Tre Castelli, situato in Friuli Venezia Giulia, inizia così, con questo mio spirito di diversità, in un luogo che porta sulle spalle un passato di ricordi molto densi, talvolta anche spiacevoli purtroppo.
Ricordando il 6 maggio 1976, giorno in cui io non ero ancora nato, questa zona fu rasa al suolo da una fortissima scossa di terremoto, ma non voglio parlare di questo, io non sono per niente la persona adatta, si dovrebbe chiedere agli anziani del posto per avere un'illustrazione più chiara dell'evento passato.
Parlo invece di Gemona e Venzone, che ci ospitano già nel giorno precedente alla corsa, nella ricerca di assaporare quell'aria, il clima umano degli amici di trail.
È la prima volta che mi mostro qui, sono come un bambino al mare per la prima volta e faccio l'improvviso ospite per questi brevi giorni, ma da subito mi sento a mio agio già nelle prime conoscenze, a cui finalmente riesco a dare un volto, per tutte quelle persone che fino a quel momento avevo sentito solo per telefono.
È piacevole chiaccherare con gli organizzatori del tracciato, e osservando le cime lassù immerse nella pioggia che imperversa agguerrita, si parla del percorso con Luca che prontamente mi mette in luce le probabili difficoltà nel tracciato, il fango, la neve, la pioggia, il tracciato alternativo, che è già pronto in caso di maltempo eccessivo, e ricordo chiare le sue parole sui primi scalini nei pressi del del municipio : "vogliamo portare tutti a casa".
"Questa chiacchierata ci voleva", ho pensato, e rincuorato non demordo per il cattivo tempo che sbeffegia sulle nostre teste, al riparo nel portico, d'altronde non abbiamo potere alcuno su madre natura, siamo qui per correre e quel che si trova ci andrà bene, fa parte del gioco in fin dei conti, e qualcuno mi parla di resilienza nella corsa in motagna, questo è il momento giusto per mettersi in pratica.
La pioggia non ci chiede il permesso, scende copiosa durante le sistemazioni logistiche dei pertecipanti, ma una visita a Venzone è d'obbligo, non si può proprio non andare ad annusare e toccare la caratteristica "lavanda de vencon" , curata e sgranata a mano.
Qui colora di viola strade e portici, il profumo della sua essenza è inebriante in ogni vicolo, e nella borsetta in cartone bianco, qualche sapore che porta il marchio di questi posti, verrà a casa con me.
L'attesa sera, si cala sopra di noi con uno squarcio all'orizzonte dal colore arancio, il cielo azzurro si intravede nell'alto Friuli in fondo, la pioggia lentamente cessa di bagnarci i capelli tra un portico e l'altro, ma un profumo di fresco fortissimo mi ubriaca, così prendo l'auto e salgo qualche chilometro in su verso il Cuarnan, una delle montagne di domani in versione pantalocini da corsa.
Gemona risplende nelle sue luci della sera, scatto qualche foto col mio vecchio e stanco telefono, ma che ancora lotta per non farsi cambiare, siamo ancora per le cose semplici.
La cena pre-corsa, si consuma con quel che si trova come sempre per me, e questa è la volta di pizza al trancio e birra fresca, sarà perfetto, ma le lancette corrono veloci e lo zaino per il mio prossimo lungo giro ha bisogno di altre attenzioni, dev'essere tutto ben incastrato, e come sempre soprattutto nella mia testa che lentamente si posa sul cuscino.
In queste occasioni, la sveglia è sempre di buonora per preparare e sistemare, la colazione zuccherina e il caffè mescolati insieme, creano un misto di aromi perfetti per la mia corsa in montagna, sono dettagli fondametali, e non voglio farmi mancare niente.
In pochi minuti di auto, ecco lo striscione di partenza dove è già tutto pronto, manchiamo solo noi che quest'oggi saremo baciati da un sole bellissimo, un regalo immenso per tutti ma giusto il tempo per gli ultimi ritocchi e siamo pronti a partire.
Bastano poche centinaia di metri per i cavalli ruggenti, e prendere il largo per loro è un baleno uscendo dalle mura medioevali di Venzone, che alle spalle ci saluta in un trepidare di applausi.
Le prime salite sfilano i corridori uno dopo l'altro, chi corre e chi cammina, ma tutto il giro misura 50 chilometri oggi e la salita da superare, si distingue per importante quantità e difficoltà, il tempo per accelerare non manca e decido di risparmiare energie il più possibile.
Appena salito di quota, le fotografie di rito sono tappe immancabili per corridori come il sottoscritto, non posso tornare a casa senza poter mostrare a chi voglio bene, dove i ragazzi del Gemona Trail hanno pensato di portarci in questa corsa.
Il sole splende forte, e corro dove me lo posso concedere senza esagerare, voglio arrivare ma non ho fretta, quindi ai ricchi ristori faccio scorta di acqua in abbondanza, ho capito che in corse così particolarmente lunghe, bere è essenziale.
Non faccio mai uso di sali minerali o altre bevande preparate, io lo preferisco, anche se i tavoli dei ragazzi che attendono il nostro rifornimento, dispongono di una grande scelta.
Alcune discese sono come il sapone, le piogge torrenziali di questi giorni hanno reso il terreno difficile, uno scivolo di fango, e rimanere in piedi a volte risulta un grosso problema, ruzzolando a terra molto spesso ma fortunatamente senza gravi conseguenze, come nei Troi des Cascades, ho usato ogni risorsa per scendere, tra sedere, mani, alberi, rami, bastoni, nulla di intentato.
Verso la cresta del Cuarnan immerso tra le nuvole, guardando la linea di atleti dal basso, riprendo qualche immagine che porta con sé le gocce di sudore spese, alcune da una prospettiva straordinaria che mi fa volare, mi dà un gran senso di spazio e forza.
Ma per salire al Chiampon, la vetta più alta, la cima coppi di questo tour, ci attendono una fitta tempesta e i ragazzi del controllo corsa, che ci incitano a suon di campanacci.
Siamo in tre a passarci i bastoncini nei brevi momenti da mani libere, come una squadra di sempre, i miei colleghi di corsa diventano compagni di viaggio, e anch'essi mi aiutano nel percorso, magari chiaccherando o fermandosi per una foto insieme, e tutto senza mai essersi visti prima, ecco lo straordinario.
Alcuni passaggi meriterebbero di essere perlustrati con calma, però non è l'occasione adatta oggi, così con qualche scatto qui e là i chilometri lentamente scorrono e diminuiscono.
Giungiamo a valle attraverso varie insidie, dalla neve aggrappati a una corda per i denti, al fango ancora imperterrito, ma i colori straordinari del torrente Venzonassa, ci accompagnano verso l'ultima asperità ed il piccolo ristoro posto ai piedi della salita ci dà la carica necessaria per giungere all'arrivo.
Fuori dal bosco, l'asfalto e le mura di Venzone in fondo, i suoni della festa si percepiscono insieme agli ultimi passi ma è fatta ormai, nove ore totali su per giù, ma il tempo comunque per me non conta.
Sono così felice che non esito in qualche lacrima con chi mi attende dal mattino, saluto gli amici qui e là, e gli abiti bagnati poco dopo se ne vanno nella borsa per il ristoro finale, che mi vede di asciutto vestito.
Il banchetto è così fornito che non saprei da dove iniziare, ma in qualche modo mi decido mentre c'è chi ancora sta terminando la sua corsa, e chi già si dirige verso casa, ma io attendo ancora immerso in questi momenti, sono quelli che determinano la differenza, quando incontri le persone che hanno corso con te, lo scambio di opinioni è un mattone portante.
La voglia di riposare mi assale, così salutando a destra e sinistra, mi avvio alla doccia bollente e ripercorro i miei chilometri sotto i piedi come una pellicola degli anni 50, migliaia di fotogrammi diversi tra di loro.
Questi giorni rimangono sempre dentro, insieme a tutti gli altri già presenti, ma non è mai così abbastanza facile trasmettere quali emozioni si riescano a sentire dopo tutto questo, alcuni direbbero bravo e altri non avrebbero interesse.
Ma non mi curo di ciò che gli altri pensano da molto tempo ormai, mi prendo cura invece con minuziosità di ciò che ho messo nello zaino, del come collocare nella scatola quella moltitudine di tasselli, che in ogni prossima occasione mi saranno d'aiuto all'occorrenza, quindi non ho tempo da perdere, e ho già cominciato.