Nato in Inghilterra e trasferitosi in Francia coi genitori a sei anni, da oltre un decennio Joe Grant si è misurato, con l’animo di un esploratore, sui sentieri di mezzo mondo, dall’Alaska al Giappone, passando per il Messico.
Scrittore e fotografo per passione, ha scelto di raccontare la “vita sui sentieri” sul suo sito www.alpine-works.com
Foto @ Chris Adam
Joe, quando hai iniziato a correre?
Ho iniziato a correre durante gli ultimi anni della mia adolescenza. Fino a quel momento avevo praticato molti sport e, devo ammettere, che all’inizio non ero esattamente attratto dalla corsa. Poi ho scoperto cosa fossi in grado di fare con i miei piedi e cosa la corsa mi permettesse di scoprire. Ciò che mi ha affascinato è l’estetica minimale della corsa e il fatto che mi permette di vivere in modo diverso e più diretto il contatto con la natura.
In questo momento ti dedichi “solo” alla corsa o ti piace anche andare in bici, arrampicare e altro?
Non è mai stato “solo” corsa per me. Amo correre e mi alleno quasi quotidianamente, ma ci sono così tanti modi di vivere il mondo che limitarmi a una singola forma di movimento non soddisferebbe la mia curiosità.
Foto @ Chris Adam
Sei nato in Inghilterra, ti sei trasferito in Francia con la tua famiglia e ora vivi in Colorado. Cosa c'è di così speciale qui e perché hai scelto questo posto per vivere?
La mia prima volta in Colorado è stata nel 1995. Avevo 12 anni e trascorsi una settimana ad Aspen con i miei nonni. Le Maroon Bells (le montagne appena fuori da Aspen) mi fecero già all’epoca una bellissima impressione. Tornai poi in Colorado (dalla Francia a Durango) per un programma di scambio di un anno, al college. Mi innamorai della città e di una donna. Ci siamo sposati e abbiamo fatto di Durango la nostra casa.
Hai un approccio molto naturale alla corsa. Posso chiederti: perché corri?
La corsa mi ha dato l’opportunità di esplorare sentieri in tutto il mondo. Ho stretto amicizie importanti e ho avuto la fortuna di conoscere culture e luoghi diversi attraverso l'unico obiettivo della corsa. La corsa è uno sport esigente, richiede che le proprie capacità vengano affinate, un poco alla volta, un allenamento dopo l’altro, un anno dopo l’altro. Solo così si perfezionano le abilità e la resistenza necessarie per raggiungere un livello superiore. Il fatto di doversi preparare in modo adeguato a un evento, una competizione, penso sia un beneficio anche per la disciplina stessa. Da questa pratica ho appreso lezioni che mi hanno aiutato anche in altri ambiti della vita.
Foto @ Chris Adam
Guardandoti si ha l’impressione che correre sia sempre facile. Hai anche giorni brutti, giorni in cui sei solo stanco e, in caso, come gestisci questo stato d’animo?
Ovviamente! Ho scoperto che ascoltare il mio corpo ed essere sincero su come mi sento è un punto fermo per stare meglio. Mi capita spesso di correre a un ritmo più lento e facile, e non ho mai esitato un secondo a scegliere di fare una camminata o di prendermi un giorno libero. Essere troppo rigidi, andare troppo forte per troppo tempo, inevitabilmente si traduce in lesioni o affaticamento eccessivo.
Hai gareggiato in molte competizioni di lunga distanza come UTMB, TOR, ecc. Ci sono altri obiettivi, ad esempio il Tor des Glaciers, o hai in mente altri progetti personali?
Ho in programma di gareggiare di nuovo al TOR quest'anno, se a settembre potrò tornare in Europa. Il TOR è una gara che si adatta al mio stile, ma mi è sfuggita una bella prestazione. Inoltre, non vedo la mia famiglia in Francia da un paio d'anni a causa della pandemia, quindi questa sarebbe un'opportunità per fargli visita. A breve ho in programma di dedicarmi a un percorso che mi sono ideato nelle montagne locali qui nel sud-ovest del Colorado. È lungo circa 400 miglia (circa 644 km, N.d.R.) con un dislivello importante ed è caratterizzato da alcuni tra i migliori tipi di terreno e tracciato che questa regione ha da offrire. Non vedo davvero l'ora di questa sfida. (ndr proprio nei giorni scorsi Joe Grant ha completato il Colorado Trail, da Denver a Durango)
A chi inizia a praticare il trail running e fa molta fatica sulle lunghe distanze, cosa consiglieresti di fare?
I progressi richiedono tempo, quindi suggerirei di impostare un allenamento graduale, avvalendosi anche di qualche consiglio da parte di runner più esperti. Se le difficoltà dovessero persistere nel tempo, si potrebbe considerare di dedicarsi a distanze più brevi con meno dislivello.
La tua partnership con Black Diamond ti vede anche come collaboratore del team di ricerca e sviluppo. Qual è il tuo approccio e cosa è importante per te?
Il mio approccio è quello di contribuire alla progettazione di prodotti che siano resistenti, confortevoli e che funzionino perfettamente durante l'attività. Quando lavoro ho bisogno di avere gli strumenti adatti, allo stesso modo quando sono in montagna non voglio dover pensare all’attrezzatura che ho con me, ma voglio solo concentrarmi su quello che sto facendo. A mio parere un buon design dovrebbe avere un'estetica pulita e leggera, funzionare in modo ottimale per l'attività specifica, pur rimanendo abbastanza versatile da potersi prestare ad altri utilizzi. Ad esempio, il kit Distance è pensato principalmente per la corsa, ma funziona bene anche per lo scrambling o altre missioni più tecniche in montagna. A mio parere questo kit trova un grande equilibrio tra i suoi impieghi primari e secondari.
Quando si tratta di prepararsi per una gara lunga, hai un piano o è ti regoli in funzione delle sensazioni che hai?
Mi alleno principalmente ascoltando le mie sensazioni, ma è il buon senso che mi suggerisce cosa devo fare per prepararmi, in funzione della mia esperienza. Conoscere sé stessi, la distanza e l'ambiente portano a fronteggiare molte prove e a compiere errori, si tratta di un processo di apprendimento continuo. Nelle gare più lunghe ci sono molte variabili. Le condizioni meteorologiche cambiano, può capitare qualche piccolo infortunio o dolore che sopraggiunge, puoi perderti o avere problemi di stomaco. Per questo motivo essere adattabili è un elemento fondamentale per le prestazioni. Avere un piano è sicuramente utile, ma è anche importante essere in grado di improvvisare e “correggere il tiro” se le circostanze cambiano.
Ci racconti com’è un tipico "giorno di Joe Grant"?
Di solito mi alzo tra le 5 e le 6 e porto fuori i cani. Poi preparo un caffè e leggo per un'oretta. Dopodiché il mio programma è piuttosto flessibile a seconda delle priorità della giornata. Certi giorni inizio immediatamente a lavorare, rispondo alle e-mail, scrivo un po' o esco per un po' di allenamento. Di solito preferisco allenarmi al mattino, ma non mi dispiace nemmeno se ho la possibilità di allenarmi solo la sera.
Dove ti vedi tra dieci anni? Ancora a correre, più impegnato a scattare fotografie, o a scrivere e a fare film?
Spero un po’ di tutto quello che hai citato! O forse sarà qualcosa di completamente diverso. Cerco di non proiettarmi troppo in avanti. Le circostanze della vita possono cambiare in un istante, quindi cerco di concentrarmi su quello che sto facendo ora, non su dove voglio essere.