AMERICAN TRIP

AMERICAN TRIP

Francesco Puppi ha terminato il suo “Viaggio in America” e ritorna in Italia con due vittorie prestigiose a Chuckanut 50k e Lake Sonoma 50m, che ne hanno confermato di ultratrailer di caratura mondiale. Lo abbiamo intervistato per chiedergli di condividere con noi le riflessioni sul suo “Viaggio americano”.

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Perché hai scelto di andare ad allenarti e a gareggiare a 10.000 km da casa? Cosa ti aspettavi di trovare/imparare e cosa credi di aver effettivamente imparato nel tuo “American Trip”?

Perché c'erano delle gare che mi interessava correre, dei posti che desideravo vedere, delle persone volevo incontrare. Ho trovato esattamente queste cose, e poi molte altre.

Non è tanto "a 10.000km da casa", come ho scritto in maniera un po' provocatoria su Instagram. Uno può gareggiare anche a 6km da casa e l'esperienza può essere ugualmente interessante e dignitosa. La differenza la fa l'intenzione con cui facciamo una cosa piuttosto che un'altra e perché “It's why we run”.

Secondo te perché nessun altro atleta italiano decide di cimentarsi in maniera continua nelle gare di altri paesi, preferendo gareggiare sempre in Italia?

Per diversi motivi: costa tanto, non tutti hanno tempo, molti probabilmente non sono interessati, c'è la difficoltà di organizzare un viaggio, capire dove andare, parlare una lingua che non è la tua, tante cose anche pratiche. Dovreste chiederlo agli altri atleti italiani Inoltre non tutti hanno le stesse motivazioni per andare a gareggiare lontano da casa, ed è una cosa perfettamente comprensibile e legittima.


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Nei tuoi post degli ultimi giorni hai parlato anche di “nostalgia di casa”. Cosa ti è mancato in questo lungo periodo negli Stati Uniti?

Viaggiare lontano da casa ti permette di assumere una prospettiva diversa sul posto dove vivi. Quando ci sei immerso non puoi apprezzare tutte le sue caratteristiche, cose che magari a volte dai per scontate. Mentre ero via non mi è mancato nulla del posto dove vivo, ma alcune persone con cui vivo si.

Boulder è quel posto in cui sul prato di fianco ai marciapiedi e alle piste ciclabili in cemento si è formato il solco a causa del passaggio delle bici da gravel.Non rappresenta quasi per nulla lidea che

Molti lettori si sono sorpresi nel non vederti convocato per gli Europei di Annecy di Trail. In realtà nel tuo calendario pubblicato a inizio anno avevi già fatto sapere che cercherai di qualificarti per gli “Uphill Championships”. Come fai a passare da gare così lunghe a gare così corte? La preparazione non è completamente diversa?

A inizio stagione avevo già comunicato sia alla federazione che a chi mi segue che avrei rinunciato alla convocazione per gli Europei di Annecy di Trail. I motivi sono diversi, sicuramente la sfida di provare a qualificarmi in una specialità che al momento non è la mia, sviluppare multilateralità e versatilità mi stimolava di più rispetto ad avere una maglia azzurra sicura. Collezionare maglie azzurre tanto per farlo non è il mio obiettivo. Penso che la gara trail ai campionati europei sia stata aggiunta al programma in maniera un po' forzata e poco intenzionale, in effetti la partecipazione alla prima edizione non è stata molto ampia, anche se magari ad Annecy sarà diverso. Le gare di corsa in montagna erano decisamente più interessanti e competitive, e nel contesto del campionato hanno molta più qualità e storia. A me stimola particolarmente questa cosa, a prescindere dal format di gara che pure è quello dove ho iniziato a correre sui sentieri, quindi nulla di nuovo.

La mia preparazione per gare "lunghe" e "così corte" nel mio caso non è troppo diversa. Running is running. Penso sia sempre utile partire dalla qualità della preparazione, a prescindere dagli obiettivi in cui si decide di cimentarsi: questo per me non cambia. Se sono preparato per una gara da 50-80km, penso di poter essere discretamente efficiente e competitivo nello stesso momento anche su un uphill classic. Poi, come ho detto, è un esperimento: magari finisce male, ma "bene" o "male" non sono criteri oggettivi che dipendono esclusivamente dalla mia partecipazione o meno ai campionati. La cosa bella è che sta a me deciderli.

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Dopo il successo a Lake Sonoma, ti è venuta voglia di partecipare alla Western States? Ci farai un pensierino in futuro?

Lake Sonoma non è una golden ticket race: lo è stata in passato, quando in effetti la gara era molto più competitiva rispetto alle ultime 2-3 edizioni, ma il board di WS ha deciso di assegnare i golden ticket solo in gare da almeno 100km, scelta probabilmente opinabile. Comunque, la voglia di partecipare a WS c'è a prescindere dal successo a LS50, penso sia un'esperienza che prima o poi vorrò provare nella mia carriera. Al momento non è in programma.


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